Verstappen Leclerc

Credits: F1 Twitter

La bagarre tra Ferrari e Red Bull rischia di mettere la polvere sotto il tappeto. Ma è impossibile non muovere delle critiche davanti alla cornice in cui si è svolto il secondo appuntamento stagionale

É lunedì, la gara è stata stupenda e tutti sembrano aver già rimosso tutto quello che era successo prima. Abbiamo la memoria corta, noi appassionati di motorsport, ci basta vedere una bella bagarre e dimentichiamo tutto il resto. Eppure non può essere così, non deve essere così. Verstappen e Leclerc non possono diventare gli specchietti per le allodole di un fine settimana, quello di Jeddah, in cui nulla ha funzionato per il verso giusto. Ed è ora che la Formula 1 si dia un’organizzazione degna dei campioni che puntualmente le salvano la faccia con le loro imprese.

Proviamo a fare un rapido riassunto, per chi si fosse perso qualcosa. Si è partiti il venerdì, con una sessione di prove libere stravolta da un attacco missilistico a pochi chilometri dal circuito e la conseguente minaccia delle autorità locali ai piloti di non poter lasciare l’Arabia Saudita in caso di boicottaggio del gran premio. Il terribile incidente di Mick Schumacher in qualifica ha poi ribadito quelle perplessità sulla pericolosità del tracciato emerse già nella passata stagione. E come se non bastasse, un commissario del posto si è pure permesso di augurare il rogo ad un pilota.

É bene che sia finita, ma alcune domande rimangono. Possiible che non si riesca a star lontani da un posto che non garantisce la sicurezza, nè fuori nè dentro la pista? Possibile che tutto l’impegno profuso dalla Formula 1 nel sociale valga meno dei soldi di Bin Salman? E soprattutto, possibile che di tutte queste gigantesche contraddizioni non si chieda mai conto al sempre elogiatissimo Stefano Domenicali?

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Per fortuna, in Arabia Saudita, c’è stata anche una gara. Una gara meravigliosa, che ha finito col salvare la faccia a tutto il carrozzone della Formula 1. Leclerc e Verstappen hanno ripreso il filo da dove lo avevano interrotto 7 giorni prima in Bahrain. Sorpassi e controsorpassi, senza farsi mancare quei “trucchetti” di due ragazzi (entrambi classe 1997) che stanno familiarizzando con la malizia dei veterani. Questa volta i dettagli hanno sorriso all’olandese della Red Bull, a cui tutto è girato per il verso giusto.

Verstappen, dopo un primo stint attendista, ha prima approfittato del pit-stop sotto VSC (quella causata da Latifi) per scavalcare Perez. Poi ha sfruttato la seconda Virtual, causata da Alonso, per avvicinarsi alla Ferrari quel tanto che bastava per entrare in zona DRS e sferrare l’attacco negli ultimi giri. E nel finale ha beneficiato di una bandiera gialla nel T1 che lo ha protetto da un Leclerc che forse un ultimo tentativo avrebbe provato a farlo. Ci sta, gli episodi fanno parte dello sport, e quando assistiamo a Gran Premi decisi da queste minuzie vuol dire che abbiamo davanti un sostanziale equilibrio tecnico tra i due team. La garanzia di cui avevamo bisogno per sapere che, di gare così avvincenti, nel corso di questa annata ne vedremo ancora tante.

Quanto alla Ferrari, si fatica a considerarla sconfitta. Leclerc è stato beffato sul più bello, quando ormai aveva assaporato la gioia del secondo successo consecutivo, ma gli uomini di Maranello hanno guadagnato tantissimo in fiducia e consapevolezza. La F1-75 ha confermato un livello di competitività invidiabile anche su un circuito diversissimo dal Bahrain, reggendo il confronto in qualsiasi condizione. Una sfida, quella tra Leclerc e Verstappen, che per il momento si è mantenuta leale e lontana dai veleni che avevano caratterizzato il 2021. Che continuino così, nella speranza che a partire da Melbourne si parli soltanto di sport.