Un anno di Formula 1: i 7 fatti più importanti del 2014 29 Dicembre 2014 Eleonora Ottonello Un anno di Formula 1 racchiuso in 7 punti. Ne sono successe di cose in questi nove mesi di Gran Premi e alle volte, 7 punti, non sono abbastanza per fare un riassunto della stagione. Abbiamo voluto fare qualcosa di differente per raccontare questo campionato, iniziato e terminato nel completo dominio della Mercedes e con la vittoria finale di Lewis Hamilton. Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, è tempo di buttare giù i bilanci a base di azioni in pista, battaglie col coltello tra i denti, scontri ruota a ruota, polemiche, lacrime e soprattutto, tante risate. Ferrari, tutto da rifare – La Ferrari è la grande delusa del 2014. Grazie ai cambiamenti regolamentari e al ritorno dei propulsori V6 Turbo, a Maranello aspettavano questa stagione di rivoluzioni come il punto di partenza per una rinascita nel segno della Rossa. Niente da fare! Fin dalla prima gara si è capito che il Cavallino Rampante avrebbe dovuto attendere ancora per tornare sul tetto del mondo, non era l’anno della Ferrari, l’ennesimo. Le delusioni sportive, nel mese di aprile, portano alla sostituzione di Stefano Domenicali con Marco Mattiacci e, quella che apparentemente doveva essere simbolo di continuità per il prossimo futuro, è solo il primo di tanti cambiamenti. Discontinuità è la parola più utilizzata in quella che è la nuova Ferrari che ha visto gli addi di Luca Marmorini, di Luca di Montezemolo, dello stesso Mattiacci, di Fernando Alonso e per ultimi, di Nicholas Tombazis e Pat Fry. La Ferrari è un cantiere a cielo aperto. A Maranello si stanno rifondando le basi per il futuro. Dal 1° di dicembre a prendere il comando della Gestione Sportiva è stato Maurizio Arrivabene, 57enne bresciano con un importante background di esperienza in Phillip Morris. Marchionne conosce molto bene il neo Team Principal, ne è convinto: è l’uomo giusto per risollevare la Ferrari in questo momento particolare e per vedere se riuscirà a portare nuovamente la Rossa al successo, bisognerà attendere almeno il prossimo marzo. Hamilton Mondiale! – Hamilton VS Rosberg, fin dalla prima gara in Australia si era capito che la battaglia per l’iride si sarebbe giocata tra di loro con una Mercedes superiore, troppo, alle avversarie. Due personalità forti, due piloti, uno il contrario dell’altro. Uno è tedesco, l’altro britannico; Nico è quello con la faccia da bravo ragazzo, figlio d’arte, proveniente da una famiglia benestante, con una vita che si è sempre divisa tra Montecarlo, l’Italia e la Germania; Lewis è il bad-boy della coppia, il tatuato, quello commercialmente di maggiore acchito, che proviene da una famiglia borghese col padre, Anthony, che per permettergli di correre faceva perfino tre lavori. Il primo scontro tra i due è andato in scena al Gran Premio del Bahrain; a Monaco, invece, complice la furbata di Rosberg in occasione delle qualifiche, a vincere è il pilota tedesco che sembra prendere in mano il Mondiale e volare verso il primo alloro iridato. La faccia da bravo ragazzo, mostrata in occasione della stagione di debutto, quel 2007 che ha condiviso in McLaren con Alonso, è sparita improvvisamente a partire dalla gara del Principato, lasciando via libera all’impronta del vero campione. Si è fatto solleticare Hamilton e, da Monaco in avanti, con Rosberg è stata una guerra fratricida senza esclusione di colpi. Il punto di svolta della stagione 2014 avviene al Gran Premio del Belgio, a Spa, quando le due W05 di Hamilton e Rosberg si toccano, tanto che l’inglese è obbligato allo stop anticipato. È da Monza, che la storia prende un’altra piega e che Rosberg, impeccabile fino a quel momento, inizia a soffrire la forza del compagno/avversario quando Hamilton inala una vittoria dopo l’altra, primi posti in successione che lo hanno accompagnato fino alla gara conclusiva di Abu Dhabi. Il ritorno dei V6 Turbo – Tra le auto di serie e quelle da competizione, in un certo senso, deve esistere un legame. Dopo 15 anni di assenza, i propulsori Turbo tornano sulla scena dei Gran Premi! Il nuovo regolamento tecnico prevede che le Formula 1, a partire dalla stagione 2014, debbano motori V6 di 1600 cm3 con turbocompressore, che però saranno ben diversi da quelle che si sono resi protagonisti degli scontri in pista durante gli anni Ottanta. Quello, che i team speravano essere un nuovo punto di partenza, ha portato non pochi grattacapi. I motori, alimentati con miscele sensibilmente magre, come abbiamo visto nel corso di tutto il campionato, hanno fatto insorgere problemi tecnici di notevole portata in più di un’occasione. Adios Fernando, willkommen Sebastian – Abbiamo vissuto l’ultima parte di stagione aspettando l’ufficialità. Fernando Alonso ha lasciato la Ferrari dopo un lustro, 5 anni di gioie e dolori in cui quel terzo titolo Mondiale non è voluto proprio arrivare. Lo spagnolo e il Cavallino Rampante hanno deciso di dirsi addio, consensualmente. Se per Fernando si sono aperte, nuovamente dopo l’esperienza del 2007, le porte della McLaren che dal 2015 sarà spinta dai motori Honda, la Ferrari, in sostituzione del driver di Oviedo che, nel corso delle ultime stagioni ha letteralmente tenuto a galla la baracca, ha puntato su Sebastian Vettel, almeno sulla carta, quello che dovrebbe essere il pilota giusto. Il tedesco, che arriva a Maranello con quattro titoli Mondiali ottenuti ad appena 27 anni, è un pilota relativamente giovane ma soprattutto ha voglia di dimostrare di essere un uomo capace di sviluppare un progetto e di vincere, lontano dalla Red Bull. Un desiderio, quello di tornare sul tetto del Mondo, che lo accomuna alla Rossa, che non vince un titolo iridato dal 2008. Marussia, sono finiti i giochi – Siamo abituati a pensare alla Formula 1 come a un mondo a parte, scintillante, dove champagne e soldi sbucano da ogni anfratto. La crisi finanziaria che ormai da anni ha preso piede in ogni luogo, anche quello più assolato, della Terra, ha messo in ginocchio anche il mondo della Formula 1. Se i top team non vogliono cedere nemmeno un centesimo a quelli più piccoli, quest’ultimi si trovano a dover fare i conti con un’evoluzione tecnologica in costante aumento che, complice la spesa, ha fatto anche le sue prime vittime. Per la Marussia non c’è futuro, ha chiuso baracche e burattini tanto che i grandi sforzi per cercare di trovare un acquirente non sono stati sufficienti. È una sconfitta amara per la scuderia anglo-russa che ha provato a salvare il salvabile in tutti i modi. Quella della Marussia con la Formula 1 è una storia finita nel peggiore dei modi dopo che a Monaco, Jules Bianchi, è riuscito ad andare a punti per la prima volta a punti nella storia. Il dramma di Jules Bianchi – GP del Giappone, Suzuka, era il 5 ottobre 2014. Un giorno come un altro se non fosse stato che la vita di un pilota avrebbe preso una nuova strada, in tutti i sensi. Una fortissima pioggia si abbatte sulla pista nipponica, tanto che la corsa parte dietro alla safety car, ma a causa di un testacoda di Ericsson, avvenuto a causa della poca visibilità, la gara viene interrotta. Dopo un Gran Premio abbastanza convulso per le condizioni meteo, al 43esimo giro la Sauber di Adrian Sutil esce di pista alla curva Dunlop, nemmeno un minuto dopo la stessa sorte tocca alla Marussia di Jules Bianchi, ma l’esito è completamente diverso. Il pilota francese, alla sua seconda stagione di Formula 1, sta portando a termine la sua miglior annata in assoluto: a Montecarlo è andato a punti, per la prima volta in carriera e l’intenzione è quella di permettere alla sua scuderia di confermare il nono posto in classifica Costruttori a fine stagione ma il nastro s’inceppa. Nel GP del Giappone, Jules Bianchi è protagonista di un tremendo incidente che lo costringe su un letto d’ospedale. Il 25enne colpisce il trattore che stava spostando la vettura di Sutil, viene trasportato in ospedale privo di conoscenza tramite ambulanza per garantirgli le necessarie cure di rianimazione e viene operato d’urgenza. Jules, che ha subito un doppio intervento alla testa per curare le gravi lesioni riportate nello scontro, è vittima di un danno assonale diffuso, un danno irreversibile per il quale non esiste una terapia specifica. In questi pochi mesi le notizie sono state poche e frammentarie: l’ultimo comunicato stampa della famiglia è datato novembre 2014, quando Bianchi, che non versa più in coma indotto ma è sempre privo di conoscenza, è stato trasportato all’Ospedale di Nizza. Marchionne-Montezemolo: passaggio di consegne – Come scritto in precedenza, a Maranello si stanno rifondando le basi per il futuro. Uno dei tanti a farne le spese, per la mancata competitività del Cavallino Rampante è stato Luca di Montezemolo, il numero uno della Rossa, il Presidente, amato dagli appassionati, quasi quanto al livello del Fondatore, Enzo. C’è sempre stato, prima come Direttore Sportivo voluto dal Drake, poi in qualità di Presidente, dal 1991. Un’esperienza ventennale che si è conclusa il 13 ottobre 2014, quando a succedergli è stato Sergio Marchionne, già amministratore delegato della FCA. Nonostante i poco incoraggianti risultati ottenuti nelle ultime stagioni, Montezemolo sarà ricordati dai tifosi della Rossa come l’uomo che ha permesso al Cavallino Rampante di tornare sul tetto del Mondo. Dal 1991, ingaggia Jean Todt e, sotto la guida del francese, la Ferrari, dopo 21 anni, nel 2000, torna a vincere il Campionato di Formula 1 con Michael Schumacher, un successo che si ripete anche negli anni successivi, dal 2001 al 2004. Il 15esimo Titolo Mondiale Piloti arriva nel 2007, con Kimi Raikkonen, poi più nulla. Tags: 2014, Fernando Alonso, Jules Bianchi, Lewis Hamilton, Sebastian Vettel