Tutta colpa di Jules Bianchi ma il brake-by-wire non lo ha fatto rallentare…

Era il 5 ottobre 2014, una data che difficilmente i tifosi di Formula 1 dimenticheranno. 42esimo giro del Gran Premio del Giappone: la Sauber di Adrian Sutil perde il controllo della vettura alla curva 7. A levare la monoposto del tedesco dalla sabbia, subentra una gru per la rimozione, nemmeno trascorre un giro che Jules Bianchi esce di pista con la sua Marussia e si schianta sotto al mezzo di soccorso, riportando gravissime ferite alla testa. Il Consiglio Mondiale della Fia, a seguito del tragico evento, ha immediatamente aperto un’inchiesta, nominando una commissione di dieci tecnici che avrebbero dovuto investigare sulla faccenda e il rapporto, un report di quasi 400 pagine, è stato presentato proprio in occasione del Consiglio Mondiale che si è tenuto nella giornata di ieri a Doha.
Secondo gli esperti Jules Bianchi, che resta ancora in coma ma è stato trasferito nell’Ospedale di Nizza, non ha rispettato le doppie bandiere gialle agitate che impongono ai piloti di rallentare, andando così a impattare direttamente contro la gru. Il report, riassunto in 11 punti, attribuisce ogni colpa al driver transalpino mentre, come era ovvio, la Formula 1 ne esce perfettamente pulita, così come Charlie Whiting che, secondo il rapporto ha agito secondo le norme. Proprio perché la Sauber di Sutil stava per essere recuperata dalla gru mobile in regime di bandiere gialle doppie, Jules Bianchi è stato accusato di non aver rallentato a sufficienza per evitare di perdere il controllo del suo mezzo nel tratto di pista dove si trovava la monoposto elvetica.
Secondo la ricostruzione effettuata dal pool di esperti, dove sono presenti anche Stefano Domenicali e Ross Brawn, il transalpino a causa del sovrasterzo, avrebbe perso il controllo della sua Marussia prima rispetto al punto in cui a Sutil è successa una cosa analoga, andando dritto verso il punto iniziale della barriera, dove era presente proprio la gru di rimozione. Eppure, c’è una parte che detta alcuni sospetti. Come si leggi dagli atti, nel momento in cui il pilota agisce contemporaneamente sul pedale del gas e quello del freno, avrebbe dovuto entrare in azione un sistema che permette di inibire la potenza del motore: il sistema che controlla la coppia della Marussia durante la frenata assistita avrebbe reso vano l’azione del Fail-Safe della FIA a causa di presunte incompatibilità.
Le procedure di soccorso sono state eseguite correttamente e la sopravvivenza del pilota è testimonianza chiara. Secondo le ricostruzioni, Jules Bianchi sarebbe uscito di pista a 212 km/h e avrebbe sbattuto contro le barriere a 126 km/h con una decelerazione istantanea calcolata in 95 g e il dubbio rimane: Senza la spinta del motore si sarebbe potuto evitare il danno assonale diffuso al cervello?