Sorpassi in Formula 1, di più e più belli! Ma come?
La questione sorpassi (portata nuovamente alla ribalta dopo il GP di Spagna) in Formula 1 è particolarmente sentita. Sono troppo pochi e poco qualitativi, questo è quello che si dice. Sarà così anche in futuro?
La gara del Montmeló si conferma una tappa dove la strategia gioca un ruolo fondamentale. Non che in altre situazioni questa non lo sia, ma nei circuiti dove il sorpasso non è così semplice la tattica assume un valore non poco importante. Facendo l’esempio del Circuit de Barcelona-Catalunya la diminuzione del numero di sorpassi dipende (anche) da fattori che vanno oltre la conformazione del tracciato. Negli ultimi anni l’aumento delle dimensioni delle vetture e del carico aerodinamico generato sono due componenti che hanno di certo inficiato sulla Formula 1 odierna.
TODAY
Per avere più chiara la situazione basti pensare al duello tra Max Verstappen e Lewis Hamilton visto la scorsa settimana. L’olandese, riuscito a prendersi la leadership della gara in partenza, non è riuscito mai a imporre il suo ritmo. Perché? Perché in Spagna le prestazioni della Red Bull e della Mercedes erano molto vicine, con la W12 che era poco più veloce della RB16B. E ciò si può dire dal fatto che l’inglese è rimasto per ben quarantadue giri in aria sporca – spesso sotto al secondo di distacco – senza però riuscire nel contro-sorpasso.
Solo la nuova sosta ha dato la possibilità al sette volte campione del mondo di accaparrarsi la vittoria a Barcellona. Montando un set di Medie meno usurato, Hamilton non ha fatto fatica a recuperare il gap e a sorpassare Verstappen sul rettilineo principale. Non è questa l’occasione per discutere cosa sarebbe successo se pure Max fosse stato fermato. Il focus rimane sul fatto che per quasi tre quarti di GP la Mercedes è rimasta nelle retrovie (cosa che di certo non avvantaggia la vita delle mescole) della Red Bull nonostante fosse più rapida.
Scavalcamento che è avvenuto comunque sfruttando il Drag Reduction System. E qui si apre un altro discorso: quello del “oggi i sorpassi sono tutti con il DRS” e del “senza DRS non vedremo più nessuno superare“. Quante volte abbiamo sentito queste frasi? Tante. Ed è sicuramente una parziale verità. Ma ricordiamoci anche di Alonso, ad Abu Dhabi nel 2010, che perse il mondiale contro Vettel perché non riuscì a sopravanzare Petrov. All’epoca il DRS non c’era; con il Sistema di Riduzione del Drag che fece il suo esordio l’anno successivo – nel 2011.
PROBLEM SOLVING (?)
Insomma non vorremmo vedere solo più sorpassi, ma anche sorpassi più belli. Il come fare ad averli è una domanda che se la pongono anche gli organizzatori. Sono i circuiti a doversi adattare alle monoposto o sono le monoposto a doversi adattare ai circuiti? Probabilmente la risposta corretta (e teorica) è quella del 50 e 50. Ma può un circuito rifarsi il look per delle vetture che periodicamente cambiano le loro esigenze? Nella realtà questo è poco praticabile.
Ricordiamoci anche che la re-introduzione dell’effetto suolo è frutto, almeno in parte, delle motivazioni citate. Facilitare ai piloti il sorpasso, permettendogli di rimanere alle spalle di un altro veicolo senza l’attuale danneggiamento che ne viene, consente l’aumento della spettacolarità. Cosa di cui, quando è stato redatto il nuovo regolamento, si sentiva particolarmente la necessità. Perciò nel 2022 assisteremo alla soluzione di questo problema tanto sentito?
Vien da dire che la riuscita del progetto sarà una responsabilità anche dei team. Rimescolare le carte va bene, ma l’obiettivo è una sorta di livellamento delle performance. Cosa che dovrebbe essere agevolata dal budget cap. D’altronde se a tutti viene data la stessa disponibilità economica il gap dovrebbe essere accorciato, ma se dovesse ancora essere importante come la mettiamo?