Salvate il soldato Russell. Bottas, che disastro. E Leclerc tenga a bada l’irruenza…

soldato george russell gp sakhir 2020

Credits: Mercedes AMG Petronas

Arruolato per sostituire Hamilton, il giovanotto della Williams perde la gara per colpa dei “suoi” meccanici. Il soldato Russell ha combattuto fino alla fine, ma è caduto in una imboscata. Ferrari ancor più deludente, se Leclerc talvolta non tiene su il piede…

E poi c’è Valtteri Bottas. Ne abbiamo parlato spesso, avevamo confidato di “ripassare”, e il finlandese è ripassato dallo stesso circuito combinando ancor più danni. Un copione già visto: Re in qualifica, consueto amante del giro secco (oddio, non tutti i sabati, ma tant’è) e poi l’ennesima partenza da bradipo, l’ennesima gara ad arrancare e a subire un sorpasso dal compagno di squadra, chiunque esso sia. E il pericolo scampato di vedere il soldato Russell davanti a lui.

UNA CARRIERA DAVANTI

La vita sa essere bizzarra. Si vociferava qualche volta di un passaggio di Russell alla Mercedes, ed è avvenuto prima del tempo e in circostanze particolari. Non si può dire che il ragazzo non abbia colto al volo l’occasione. Partenza sprint, super sorpasso al compagno mortificato, una gara sempre in testa e la buccia di banana dei suoi meccanici, che scambiano le sue gomme con quelle di Bottas, in un paio di pit-stop superflui. Un harakiri in piena regola che toglie i primi 25 punti in carriera dell’inglese, che si deve accontentare così delle briciole del nono posto. Russell non ha nascosto la disperazione e il rammarico, un po’ come quel giorno di un mese fa a Imola, quando andò a sbattere durante il giro dietro la safety car. Ma stavolta, non è stata proprio colpa sua.

PEREZ, UNA CORONA DOVEROSA

Eh sì, ma se tutti avevano gli occhi puntati sul soldato Russell, cosa si doveva fare con Perez? Il messicano vince 50 anni dopo l’ultima volta di un suo connazionale, Pedro Rodriguez, primo nel 1970 in Belgio con la BRM. E corona una annata positiva, sempre in crescita e sempre a battagliare per le prime posizioni, anche in questo caso minate da una gestione dal box discutibile, e dall’ingombrante vicinanza con il figlio del proprietario della scuderia. Lance Stroll arriva terzo, a firmare un grande successo per la Racing Point, ma papà Lawrence siamo convinti stia rosicando e non poco. Vederlo al fianco di Verstappen alla Red Bull sarebbe una bella dose di pepe niente male sulla prossima stagione. Ma pare la spunterà Hulkenberg. E per il messicano al momento, niente sedile.

E poi, la Ferrari. Sette giorni fa forse Vettel ci aveva visto giusto accusando il compagno di manovre poco ortodosse. La vittoria di Perez ha ancora più valore perché ottenuta dopo essere finito in fondo allo schieramento causa la bella speranza Ferrari, che aveva azzardato l’ennesimo sorpasso agganciando la monoposto rosa del messicano. Verstappen intanto, disorientato dal pasticcio, finiva a muro e chiudeva immediatamente la sua gara insieme al monegasco. Due protagonisti basilari in meno, che saremmo stati curiosi di vedere in una contesa così serrata.

Ecco, però, caro Charles, ascoltaci: talento, carisma, personalità, un pizzico di incoscienza, ma solo perché forse la macchina che hai sotto al sedere non ti consente di far molto, per cui meglio divertirsi come si può. Lo capiamo, ma con una macchina competitiva, un giorno, questi errori si pagheranno cari. La gara è lunga, e dovrebbe essere corsa tutta. Più computer come Lauda, che irruento come Villeneuve, please. Anche se il canadese era certo più romantico, per divenire campioni occorrerà togliersi questi brutti vizi da kamikaze.