Pat Symonds su Schumi, Senna e Alonso: Michael il migliore 27 Settembre 2014 Giuseppe Lucera In una lunga intervista rilasciata al sito RichlandF1.com, Pat Symonds, storico ingegnere di Toleman, Benetton, Renault, Marussia e, adesso, della Williams, ha dato il suo parere su chi, in base alla sua enorme esperienza, sia stato il più grande pilota con cui il sessantunenne ingegnere inglese ha avuto il piacere di lavorare. Nella sua lunghissima carriera, Symonds ha lavorato con Senna quando il campione brasiliano era agli esordi in F1, nel modesto team Toleman. La Toleman, alcuni anni dopo, sarebbe diventata Benetton ma l’uomo di fiducia, dal punto di vista tecnico, sarebbe rimasto sempre lui, Pat Symonds. Poi arrivò Briatore e, alcune stagioni dopo, il fenomeno Schumacher. Due titoli vinti nel ‘94 e ’95. Tra la fine degli anni ’90 e l’inzio degli anni 2000, la Renault decise di rilevare il vecchio team Benetton. Fu in quel periodo che un giovane Fernando Alonso fece il suo debutto. Prima come collaudatore, poi come pilota Minardi nel 2001, salvo tornare alla “casa madre” Renault alcune stagioni dopo. Insomma, il britannico ha avuto il piacere e l’onore di lavorare e conoscere tre leggende dell’automobilismo sportivo. Qual’è, quindi, il suo giudizio sui tre campioni citati? Chi dei tre è il più grande? Symonds pare non avere dubbi. «Schumacher. Quando lavoravo con Senna, aveva ancora delle lacune dal punto di vista della forma fisica e dell’attenzione per i dettagli. Probabilmente aveva una predisposizione alla guida, un talento più naturale di ciò che aveva a disposizione Michael. Per quanto riguarda Fernando, c’erano alcuni aspetti che avevano bisogno di essere affinati. Ma Michael era… era incredibilmente valido sotto ogni aspetto. La sua attitudine al lavoro, la sua forma fisica, la comprensione di tutto ciò che stava accadendo in macchina e fuori, la lettura di gara, tutto, davvero tutto. Per me lui è il migliore, il migliore con cui abbia mai lavorato ». Symonds è molto onesto nel limitare la sua analisi solo al momento in cui lui ha lavorato fianco a fianco con questi campioni ed evitando di dare un giudizio globale dei tre piloti. Tuttavia, quando gli viene chiesto se, a fronte della sua enorme esperienza, è ancora in grado di scorgere un talento tra i giovanissimi delle formule minori, Symonds sorprende ancora una volta: «Non lo sono mai stato. Quando arriva un giovane in F1 per me è sempre un’incognita. Può anche aver fatto ottime cose nelle formule minori ma io non sono mai sicuro di lui fin quando non lo vedo guidare una F1 e questo, non perchè la F1 deve per forza essere superiore alle altre categorie in tutto e per tutto, ma perchè richiede un approccio diverso e presenta una pressione mediatica che le altre categorie non hanno. Ma, una volta arrivato in F1, è possibile accorgersi delle qualità innate di un pilota. Come quando Senna andò a sbattere a Dallas e tornò ai box dicendo che non era stata colpa sua ma si era spostato il muro. Andai a controllare dopo la gara… ed era vero! Sebbene di pochi millimetri, la barriera si era mossa e questo aveva causato l’incidente di Senna. Un’attenzione al dettaglio maniacale. Tipica dei campioni». L’intervistatore prosegue chiedendogli se anche il mitico Gp di Monaco dell’84 fosse uno di quegli indizi in grado di dare l’identikit del campione. Symonds risponde dicendo che, in realtà, no, non sono quelli i momenti più rivelanti. Quando le cose vanno male esce fuori il campione. Nello sport come nella vita. Quanto a Fernando, Symonds spende belle parole anche per l’asturiano: «Fernando fu fondamentale per noi. Alla fine degli anni ’90 la Renault decise di acquisire il team Benetton anche se continuò a chiamarsi così ancora per un pò. Eravamo reduci dalla crisi post-Schumi e non riuscivamo a vincere. Poi arrivò questo ragazzino spagnolo e tutto cambiò di colpo. Lui lasciò la Renault nel 2006 e, curiosamente, quello fu l’inizio della nostra crisi. Uno psicologo potrebbe dire, ‘Beh, ervate sazi, non avevate più fame. Ma non lo so, non è mai facile capire quali sono le reali cause di una crisi tecnica». Per quanto riguarda il presente e il futuro, Symonds spezza una lancia a favore di uno dei suoi due piloti: Valtteri Bottas. «Lui ha davvero le qualità del campione, davvero. Sarei molto sorpreso se non arrivasse al titolo mondiale in carriera, e la mia ambizione è quella di farlo diventare iridato sulla Williams». Infine, un’immancabile riferimento a quello che successe nel 2008 e che accadde proprio a Singapore: il famoso crashgate che segnò anche la sua carriera. Symonds decide di non commentare quei fatti limitandosi a dire: «Chi mi conosce sa che non era da me fare quello che venne fatto allora. Non era farina del mio sacco» Tags: 2014, Ayrton Senna, Fernando Alonso, Michael Schumacher, Pat Symonds, Renault F1