O’Ward: due anni per arrivare in Formula 1
Nel ’96 Jacques Villeneuve fece il grande salto dall’Indycar alla Formula e pure con discreto successo. Per O’ Ward potrebbe accadere la stessa cosa?
Patricio O’ Ward, giovane pilota Indycar e test driver per la McLaren, è convinto di avere due anni a disposizione per giocarsi le sue carte e tentare l’ingresso in Formula 1. Intanto ad Abu Dhabi, il messicano, si è goduto una giornata di test a bordo della McLaren, grazie ad una scommessa vinta con Zak Brown, proprietario anche della Arrow McLaren, team con cui lui corre in America.
Il patto era che se O’Ward fosse riuscito a vincere almeno una gara in campionato, avrebbe avuto la possibilità di mettersi al volante di una Formula 1. Ebbene, ad Austin in Texas, Patricio è arrivato primo, riuscendo così a scendere in pista nei test di Abu Dhabi. Il pilota di Monterrey è rimasto parecchio affascinato dalla sua prima esperienza alla guida di una vettura di Formula 1, a tal punto da prendere in considerazione la possibilità di passare dalla Indycar al circus nei prossimi anni.
PROVARCI PER NON AVERE RIMORSI
“Per essere onesti, probabilmente ci sono due anni in più per me di essere in grado di entrare nella scena della Formula 1″, ha spiegato O’Ward a Motorsport.com ad Abu Dhabi. “Non c’è molto tempo. Farò tutto il possibile per realizzare il mio sogno, perché è il top del top, e il mio sogno da una vita. Farò tutto il possibile e spingerò al massimo per assicurarmi di non lasciare nulla al caso. Se non ci provassi me ne pentirei per il resto della vita”.
Tuttavia, con Daniel Ricciardo e soprattutto Lando Norris saldamente legati al team di Woking, sembra difficile possa esserci posto per lui. Un paio di belle stagioni scintillanti in Indycar potrebbero condurre verso il miglioramento delle sue quotazioni, come ha suggerito lo stesso Brown.
“Ora trnerò in Indy, inizierò a prepararmi, inizierò la stagione, ed è ora di vincere alcune gare. E’ tempo di cominciare un altro campionato, e vediamo se abbiamo reso la nostra auto più veloce”, conclude O’Ward.