Monza, Imola, Mugello. Tutti vogliono la Formula 1: chi la spunterà?
La Formula 1 è sempre più lontana da Monza e quello che almeno inizialmente sembrava un astuto tira e molla orchestrato da Bernie Ecclestone per provare a strappare all’impianto brianzolo un rinnovo sempre più esoso, coi passare dei mesi si sta lentamente trasformando in una dura realtà. Nonostante la neve caduta copiosa e le temperature dal sapore invernale, per l’Italia questo è un febbraio caldissimo. Il Calendario di Formula 1 rischia seriamente di perdere una delle gare più longeve e storiche del campionato come l’Autodromo Nazionale di Monza, il tempio della velocità.
La trattativa tra la dirigenza dell’impianto brianzolo e la FOM ormai va avanti da troppi mesi e, quando i giochi sembravano in dirittura d’arrivo per parola dello stesso Angelo Sticchi Damiani, numero uno di ACI, inevitabilmente all’orizzonte ha iniziato a mostrarsi un futuro sempre più minaccioso corredato da risvolti drammatici. Il coltello ce l’ha Ecclestone dalla parte del manico e per portare avanti la trattativa avrebbe chiesto la testa dei vertici della SIAS, la società che ha in gestione la struttura, responsabili della rottura con la FOM. La convinzione che circola nei palazzi del potere è che a Monza l’autodromo possa sopravvivere anche senza la Formula 1. In particolar modo Bernie Ecclestone non avrebbe oltremodo digerito il progressivo avvicinamento della struttura brianzola al motociclismo, sacrificando magari anche il Gran Premio d’Italia.
Sì perché Monza è pronta a un nuovo look per attrarre inizialmente la Superbike e poi, perché no, la MotoGP. L’architetto Jarno Zaffelli ha ricevuto il compito di modificare il layout del circuito brianzolo che riguarderà solo una zona del tracciato. La proposta di modifica della Curva Grande ha ulteriormente raffreddato i rapporti tra la SIAS ed Ecclestone visto che se il direttore dell’Autodromo di Monza è stato uno dei più fervidi sostenitori di questa modifica, Mister E., si sa, non è amante di eventuali incursioni da parte degli ambienti motociclistici. Oltre alla reazione negativa del boss della Formula 1, anche gli ambientalisti non daranno vita facile a Francesco Ferri visto che la modifica caldeggiata dal direttore dell’Autodromo comporterebbe l’abbattimento di circa duecento piante.
La strada da seguire è una sola: se si vuole salvare il Gran Premio d’Italia di Formula 1 a Monza bisognerà rivoluzionare i vertici SIAS a partire dal presidente Andrea Dell’Orto e passando per Ferri stesso, magari facendo subentrare l’avvocato Federico Bendinelli, nome gradito a Ecclestone e col quale l’85enne coltiva un rapporto personale di estrema rilevanza.
A quanto pare il boss del Circus iridato ha paura di siglare un accordo quinquennale con gli attuali vertici dell’Autodromo di Monza, ritenendo i vertici SIAS incapaci di mantenere la Formula 1 nell’impianto: se dei 18 milioni di euro richiesti da Mister E. l’ACI è pronta a pagarne la bellezza di 12,5, i restanti 5 milioni dovranno uscire proprio dalle tasche della società che ha in gestione la struttura che però si trova alla gogna con conti quasi in rosso.
Le ipotesi per rimediare a un eventuale mancato rinnovo della Formula 1 con l’Autodromo di Monza sono poche. O il Circus si sposta al Mugello, in Toscana, vicino alla Firenze che ha dato i natali all’attuale Premier italiano Matteo Renzi, oppure torna a farsi insistente la possibilità di avere un’alternanza tra il circuito brianzolo e l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, dichiaratasi pronta ad aiutare Monza. La Regione Emilia Romagna e il Conami, consorzio formato dai comuni locali, hanno espresso la propria volontà di sostenere finanziariamente la riqualificazione dell’intera struttura, un’opportunità da non sottovalutare anche utile a rilanciare il turismo. La deadline è scaduta e mentre Monza trema Imola e il Mugello stanno alla finestra.