Credits: MercedesAMGF1 Twitter
Lewis Hamilton ha vinto il campionato del mondo piloti, la Mercedes il titolo costruttori. E più di così non si può. Perché se ci fosse stato un altro titolo in palio, la scuderia tedesca avrebbe vinto pure quello. Certo, la dirigenza sarà soddisfatta dell’annata, ma il confronto sportivo è stato impietoso. Nonostante guidi la stessa monoposto griffata Mercedes, Valtteri Bottas non è mai stato veramente in lotta per la conquista del titolo.
Anzi, quando la competizione interna è stata con un altro avversario, George Russell, il numero 77 ha continuato a sfigurare. Come dicevo prima, allo stato attuale, un team che vince tutto non ha bisogno di cambiare nulla. Però, con l’età del pilota di punta che avanza, una rivoluzione regolamentare in arrivo, e la consapevolezza che nessun ciclo è eterno, i vertici Mercedes avranno sicuramente pensato – sempre se il contratto di Hamilton per la prossima stagione si dovesse concretizzare, come sembra – a un cambio nella line up.
Partenze scialbe, prestazioni incolori e mancanza di aggressività hanno portato Bottas a rischiare di perdere il secondo posto in classifica, che Max Verstappen non è riuscito ad agguantare a causa di qualche ritiro sfortunato. Perdere il confronto con il pilota più vincente di tutti i tempi è accettabile, ma farsi superare in partenza e persino rimontare nel corso della gara da un pilota che la settimana prima guidava l’ultima della classe non può andare.
Ecco perché, nel 2022, la Mercedes dovrà avere il coraggio di dare un sedile a Russell. A Sakhir il Dio dello sport ha fornito al classe ’98 l’occasione della vita. Quest’ultimo non l’ha sprecata per nulla, dimostrandosi un pilota forte e di carattere. Solamente la sfortuna, uno di quei disastri che la Mercedes compie solamente una volta all’anno, ha sottratto al pilota rientrato in Williams la prima vittoria nella prima occasione utile.
E che Russell sia sotto osservazione in ottica 2022 non è un mistero, in quanto Wolff avrebbe potuto chiamare, serenamente, uno tra Stoffel Vandoorne ed Esteban Gutierrez, piloti collaudatori della casa della stella a tre punte. E invece, il boss austriaco ha scelto il predestinato d’Inghilterra, non preoccupandosi delle eventuali voci che la chiamata avrebbe scatenato, dato che la prestazione sfoderata non ha fatto rimpiangere il Baronetto sette volte campione del mondo.
Certo, lo ammetto, la voglia di vedere Russell al volante della Mercedes non è solamente fine a se stessa, ma è anche figlia della paura. Figlia della paura che la Mercedes possa riservare a Russell il trattamento che è stato riservato ad altri talenti in via di sviluppo (qualcuno ricorda le grandi aspettative di Mercedes su Nyck De Vries ed Esteban Ocon?).
Ormai è acqua passata, ma nelle settimane in cui Sergio Perez vagava nel paddock senza contratto, come una mina vagante in un campo di guerra, qualcuno ipotizzava il suo approdo in Williams, al fianco del demolito Nicholas Latifi, il cui unico merito risiede nel denaro che porta alla bisognosa – economicamente – scuderia di Grove. Alla faccia del confronto impietoso, che segna un 16 a 0, in qualifica, per Russell.
Il denaro ha rischiato, seriamente, di uccidere nel sonno un pilota che in futuro avrà tutte le carte in tavola necessarie per giocarsi il titolo con i colleghi di Red Bull, Ferrari (se nel 2022 dovesse tornare competitiva) e McLaren (tutto dipende dai futuri propulsori Mercedes). E allora, concludere con una speranza risulta d’obbligo: lo sport e gli appassionati hanno bisogno di talenti cristallini che fanno divertire, non di piloti incolore o sponsor gareggianti.