L’analisi del GP di Spagna
Doveva essere la gara svolta per la Ferrari. Quella che avrebbe concretizzato speranze e sogni intravisti nei primi quattro appuntamenti e invece.
Invece è stata la conferma che anche quest’anno le cose andranno come ci eravamo immaginati.
Le Mercedes vanno con un passo che per gli altri è inimmaginabile e la Ferrari è ancora in difficoltà e lo sarà per tutto questo 2015.
Quarantacinque sono i secondi che Vettel paga alla fine delle gara. Stavolta non ci sono S.C. o altro a poter dare un impressione diversa, forse più ottimistica, della realtà piuttosto frustrante per chi insegue le vetture in grigio.
A mettere “l’animo in pace” in casa Ferrari (ma questo vale ovviamente per tutti) sono state insieme la mancata evoluzione che si aspettavano Arrivabene e Co. e l’ennesima dimostrazione di solidità e concretezza della casa di Stoccarda. Perchè a bocce ferme è probabilmente sbagliato citicare la scelta della casa di Maranello di diversificare le due vetture con le scelte evolutive anche in vista dei pochi test a disposizione e soprattuto pensando al fatto che nessun test(nemmeno quelli in corso attualmente) può essere probante come un week-end di gara.
Giusta sembra anche la scelta di dare a Vettel il pacchetto “nuovo” vista la posizione in campionato e le prospettive(ora decisamente al ribasso) di poter fare qualcosa di importante in questo 2015.
Ma veniamo al tasto dolente.
A far storcere il naso è stata la cosa più importante e quella che tra tutte le scelte non doveva essere sbagliata. Il risultato. E non si parla di come siano arrivati Kimi e Seb, ma di quanto impalpabili siano state le evolutive portate in Spagna dalla Ferrari. Se Vettel fosse arrivato a 5 sec. da Rosberg e Hamilton invece di 45 in Ferrari avrebbero stappato una bottiglia di Moët & Chandon più grande di quella data al primo classificato.
E invece c’è poco da brindare. Lo sforzo fatto da Melbourne ad oggi è stato pressochè vano. Tutto da rifare insomma.
A guardare bene gli uomini in rosso e nonostante il risultato parli chiaro, Seb continua a non sembrare in formissima come ad inizio stagione mentre Kimi pare sempre più confidente e capace di essere cattivo e risolutivo quando serve. Questo non può essere che un bene nel computo finale perchè a tutti gli effetti restituisce un pacchetto piloti più omogeneo e che in ogni caso potrà essere più competitivo quando la vettura sfrutterà al meglio le sue potenzialità.
Una piccola parentesi, anche e soprattutto visti i risultati di questo week-end, va aperta sulla vicenda tenuta un pò sotto il tappeto dal team in rosso. Parliamo del licenziamento, o chiamatelo allontanamento se vi piace di più, del direttore sportivo (ormai ex) Massimo Rivola.
Uomo molto vicino a Fernando Alonso e in Ferrari dal 2009. Qualcuno aveva parlato anche di altre persone coinvolte in quesa vicenda (un cuoco addirittura) quasi a ricordare l’ormai famigerato “2007 Formula One espionage controversy” meglio conosciuto come “Spygate” che coinvolse l’ex ingegnere Ferrari Nigel Stepney ed altri esponenti di team di F1.
Ci auguriamo che così non sia soprattutto per il morale e la coesione che sembravano regnare finalmente a Maranello e che ora (visto anche il deludente fine settimana di Montmeló) sembrano essere fortemente minate anche da vicende interne.
Il campionato è riaperto ufficialmente. Peccato che in ogni caso lo vincerà una Mercedes, ma almeno anche li davanti vedremo qualche scintilla e non ci annoieremo. Nico Rosberg surclassa il compagno in prova e in gara e fa una gara alla Hamilton. Mai in pericolo la sua vittoria, nemmeno quando dopo il suo ultimo pit si ritrova davanti Lewis che però deve ancora fermarsi. I punti ora in classifica che dividono i due sono solo 20 e soprattutto il morale di Nico è altissimo. Buone prospettive per vedere gare tiratissime.
Tra tutti forse il balzo più grande in avanti lo fanno le ToroRosso. In prova si attestano come terza forza dietro a Mercedes e Ferrari, ma in gara pagano purtroppo la poca consistenza di un team che non può reggere il passo delle due davanti , ma nemmeno della Williams. Stavolta a dare prova di una più che buona prestazione non è il pupillo Verstappen, ma Sainz jr che dopo una non ottima partenza si dimostra caparbio e conquista un ottimo nono posto.
Bene o male, purchè se ne parli diceva Madonna qualche anno fa. In McLaren devono pensarla decisamente così per continuare a dedicarsi con sorrisi e ottimismo a tutto tranne che alle prestazioni.
Tweet, locandine, cambi di livrea e annunci roboanti con tanto di nomi altisonanti tirati fuori da un passato glorioso ormai sanno di tragicomico. Non contenti della P.U. a metà servizio di cui dispongono hanno pensato bene, per completezza di scelte, di affidare alla Honda anche l’impianto frenante. Detto, fatto. Tutte e due le vetture presto ne pagano lo scotto e dopo una qualifica disastro ecco una gara incubo. Santa Manor (o Marussia) che le tiene a galla.
Se non ci fosse sarebbero sempre e comunque ultimi.