Hamilton, l'ultimo di un trio vincente

Credits: Mercedes Press Area

Tre Ere e tre protagonisti indiscussi: Schumacher, che ha dominato dal 2000 al 2004, Vettel dal 2010 al 2013 e Hamilton, leader indiscusso dal 2014 a oggi

Ce ne sarebbe stata una quarta di Era, ma questa in realtà non si è mai concretizzata. Stiamo parlando di Fernando Alonso, uno tra i piloti più completi dell’intero Circus. Il 2020 sarà per gli appassionati la seconda stagione senza l’asturiano, che ora si trova impegnato nel campionato di rally Dakar; ma per il futuro nessuno esclude che lo si possa riavere in Formula 1. Certamente, un suo rientro farebbe il bene di questo SPORT.
Un trio che avrebbe potuto essere un poker.

Campione del mondo nel 2005 e nel 2006, non si è forse trovato nel posto giusto al momento giusto. Nessuno ha dimenticato l’enorme scandalo che lo ha visto coinvolto insieme alla sua scuderia dell’epoca, la McLaren. La spystory ha fatto tremare le fondamenta del Circus, gettando ombre sul team inglese e minando i rapporti e gli equilibri interni di Woking. Il talento dell’asturiano non ha avuto le giuste occasioni per brillare come avrebbe dovuto e tradursi così in un palmares che riflettesse le sue reali capacità di pilota e stratega. Il suo avrebbe potuto essere forse un dominio pari a quello cui stiamo assistendo oggi con Hamilton in Mercedes, ma non lo è stato, anche per un rapporto non proprio idilliacco con lo stesso Lewis, suo giovane avversario al primo anno in Formula 1.

IL PRIMO DEL TRIO: L’ERA SCHUMACHER

Come sottolinea soymotor.com, è la storia di un’unione vincente tra pilota e ingegneri, un duo indissolubile e quasi infallibile. Una squadra che è stata costruita attorno alla figura del tedesco, con l’immancabile appoggio di Jean Todt. Michael ha formato una squadra perfetta con Ross Brawn e Rory Byrne, che Hann lavorato in sinergia per portare in alto Michael, che comunque è riuscito a vincere il primo titolo con Ferrari solo cinque anni dopo il suo arrivo. Per capire il tipo di progetto che Todt aveva in mente, basti pensare alla sua promessa a Michael: approdare alla Ferrari e poter contare sugli stessi ingegneri che gli avevano permesso di vincere in Benetton.

Il caso di Sebastian Vettel non si mostra molto diverso, anche se qui va sottolineato che la superiorità tecnica indiscussa della Red Bull ha avuto un ruolo centrale nei successi del numero 5 della Ferarri.

SEBASTIAN VETTEL E ADRIAN NEWEY

Sicuramente una delle coppie che piu saranno ricordate nella storia della Formula 1. L’unione tra l’ingegnere Newey e il tedesco ha potuto beneficiare di una monoposto impeccabile: velocità unita ad affidabilità e aerodinamica perfetta. Dalle tribune in parabolica di Monza era particolarmente apprezzabile il distacco tra la Red Bull e gli avversari: sfrecciava Sebastian e dietro di lui il vuoto. L’autodromo brianzolo rimaneva in silenzio per buoni 10/15 secondi.

Ma Vettel non era il centro del team austriaco: la figura di Marko aveva un certo peso e, con l’avvento dell’ibrido e dello strapotere Mercedes, il team ha avvertito subito di non poter puntare sulle armi che gli avevano permesso di vincere fino a quel momento. L’approdo di Daniel Riccardo in Red Bull ha poi fatto il resto.

L’ULTIMO DEL TRIO: LEWIS HAMILTON E UN TEAM COMPATTAMENTE RACCOLTO INTORNO A LUI

Un’analogia lega il britannico sei volte campione del mondo allo Schumacher dei tempi d’oro. Un team magistralmente gestito la cui filosofia prevede l’uomo al centro del progetto vincente. Non che Hamilton sia l’unica punta di diamante del team di Stoccarda, sia chiaro. Il Team Principal Toto Wolff sembra infatti rocoprire un ruolo fondamentale nella struttura gerarchica Mercedes, tanto da costituire uno dei motivi per un eventuale trasferimento di Lewis alla Ferrari. Se l’austriaco dovesse approdare a Maranello, allora il numero 44 di Stevenage potrebbe decidere di seguirlo. Il loro è un duo che funziona alla perfezione.

La gestione interna del team è impeccabile, chiara: non lascia spazio a fraintendimenti e discordie. Il rapporto tra i due piloti è magistralmente gestito da una squadra che non lascia niente al caso e che non ha ceduto nemmeno nel 2016, anno della diatriba tra Lewis Hamilton e Nico Rosberg, in cui il tedesco ha avuto la meglio. Se mi chiedessero dove Lewis sia diventato Lewis, il guerriero che conosciamo oggi, il sei volte campione del mondo, risponderei citando proprio quell’anno. La vittoria di Nico ha rappresentato una tappa importante nella crescita personale e professionale del britannico, che ha saputo trovare nuovi stimoli e voglia di vincere, superare i propri limiti, fino a raggiungere una serenità tale da diventare quasi imbattibile in gara.

In Mercedes ha trovato la sua oasi felice. Lui stesso ha più volte ringraziato gli uomini di Brakley per permettergli di gestire la sua carriera come meglio crede, tra vita mondana e gare in giro per il mondo. Molti si chiedono infatti come faccia a presenziare a un evento modaiolo, su qualche red carpet in America, il giorno dopo abbassare la visiera del suo casco giallo Senna e non lasciare che la polvere agli avversari.
Questo potrebbe essere un grande ostacolo per lui se decidesse di passare alla Ferrari. Il Cavallino Rampante ha sempre avuto una filofosia diversa: prima il team, il gruppo, poi il singolo. Una personalità forte e dirompente come quella dell’angolo-caraibico potrebbe mai resistere in un ambiente simile?