Formula 1 | Irvine contro Marchionne: “Il business è il suo mondo, non le corse”

La situazione delicata della Ferrari non ha tardato a rendersi l’argomento di discussione più gettonato quando si tratta di opinare o intervistare. E’ la volta di Eddie Irvine, pilota del Cavallino dal 1996 al 1999, il quale ai colleghi francesi di motorsport.nextgen-auto.com ha espresso il proprio parere sulla struttura interna, rievocando il tema dello svecchiamento ormai più che necessario.

Irvine ha infatti alcune perplessità circa la filosofia su cui si fonda la composizione attuale del team, monolitica, patriottica e chiusa, irriconoscibile rispetto all’assetto multietnico della Ferrari cui godeva quando l’irlandese ne faceva parte.

“Il lavoro all’italiana non è l’ideale. E’ un modo di lavorare di una bellezza sorprendente, molto divertente, però la combinazione della mentalità tedesca e anglosassone è probabilmente la migliore. Todt se ne era reso conto ed è stato assunto”.

Irvine si avventura poi nel mettere in discussione l’effettiva essenza della Ferrari, sostenendo che la vera Rossa sia quella che vediamo oggi, ancorata al “nazionale”, diversamente dall’età dell’oro con Todt.

“Quando guardo agli anni in cui Michael ha vinto i Mondiali noto: pilota tedesco, direttore tecnico britannico, un designer africano, un direttore francese, ma è davvero questo la Ferrari? Il purista che è in me non la pensa così”. 

Dopo la dipartita di James Allison, Mattia Binotto ha coperto il ruolo di direttore tecnico e molti occhi sono puntati su di lui, in attesa di vedere un miglioramento.

“Mattia una volta era il mio ingegnere. Un ragazzo molto intelligente, metodico e razionale. Sono curioso di vedere quali differenze nei risultati può ottenere. Io lo ammiro molto”.

“Se ne vada chi non produce risultati” è la politica che Sergio Marchionne ha dichiarato di voler adottare, ma secondo Irvine l’attuale presidente, assente a livello umano e ideologico nella squadra, per mancanza di compatibilità con la F1 non incarna il ruolo di guida adatta.

“Se Todt tornasse, avrebbe bisogno di 5, 6, forse 7 anni per sistemare le cose. Dubito anche che Ross Brawn possa servire. La Formula 1 non è un lavoro part-time. La pressione che c’è, è incredibile. Uno dei problemi è che Marchionne non è un uomo del mondo delle gare, ma del marketing e del business. Il motorsport, però, è un altro affare. Marchionne pretende molto e troppo velocemente” ha concluso.