Quando il lavoro è passione | Intervista a Salvatore Torrisi, interprete di Sky
Il suo mestiere è un vero e proprio pressure test, molto ‘challenging‘, come si dice in inglese. Sì, perché il nostro ospite lavora quotidianamente con questa lingua, ormai divenuta l’idioma ufficiale di tutte le federazioni sportive. Sto parlando di Salvatore Torrisi, interprete simultaneo e traduttore per Sky Italia, noto anche come “Il Padrino” quando è in veste di commentatore della WWE. Durante i weekend di gara non vediamo il suo volto, ma la sua voce squillante ci accompagna sempre, soprattutto nelle conferenze stampa, permettendoci di comprendere in tempo reale le dichiarazioni di piloti e altre personalità legate alla Formula 1 e alla MotoGP. Noi di F1World abbiamo avuto il piacere di conversare con lui in esclusiva, scoprendo di più sul suo background e sulla propria esperienza lavorativa.
Bentrovato, Salvatore! Ci racconti del percorso che l’ha portata a occuparsi di traduzione simultanea per Sky.
Innanzitutto un saluto a tutti i lettori di F1world.it e grazie di questa intervista! Cominciamo dal mio percorso di studi: mi sono laureato in lingue e letterature straniere alla Statale di Milano, dopodiché ho frequentato per 1 anno la Scuola Interpreti e Traduttori sempre a Milano, conseguendo un diploma di laurea in Traduzione. Nel lontano 2006 sono entrato a Sky, inizialmente come traduttore del materiale d’archivio del canale tematico WWE 24/7 che avrebbe aperto di lì a poco. Quindi mi occupavo principalmente di traduzioni scritte, ma ogni tanto mi cimentavo anche con le interpretazioni simultanee o consecutive degli ospiti legati alla WWE che venivano a trovarci negli studi di Sky. Eravamo in piena epoca del boom WWE in Italia, per cui capitava abbastanza di frequente di tradurre live qualche ospite e sono state tutte esperienze che mi sono venute utili nel mio successivo percorso professionale. Nel 2012, infatti, quel canale tematico dedicato alla WWE chiuse i battenti e io mi trovai di fronte alla necessità di ampliare i miei orizzonti lavorativi, per cui decisi di propormi come interprete simultaneo per la Formula 1, di cui Sky aveva appena acquisito i diritti per le stagioni successive. Venni “provato” durante la trasmissione dei test di Barcellona nell’inverno 2013 e in seguito confermato per la stagione. L’anno dopo mi venne chiesto di tradurre anche per la MotoGP, e da allora seguo entrambi i campionati!
Oltre a essere un appassionato di lingue straniere, è ovviamente anche un amante dei motori. Come si è avvicinato al motorsport e com’è coniugare le proprie passioni nel lavoro?
La passione per il motorsport e in generale lo sport in tv la devo interamente a mio padre. Fin da quando ero bambino trascorrevamo interminabili domeniche insieme davanti alla TV a guardare sport, e gli appuntamenti con il Motomondiale e la Formula 1 erano tra i più imperdibili per noi. Ricordo le epiche sfide tra Senna e Prost, o tra i grandi piloti americani come Rainey, Lawson e Schwantz nel motomondiale, o ancora l’epopea di Schumacher in Ferrari o l’aspra rivalità tra Valentino Rossi e Max Biaggi. Ho seguito fedelmente ogni gara per decenni, almeno finché non sono uscito di casa e sono andato a vivere insieme alla mia attuale moglie. A quel punto le mie priorità sono inevitabilmente cambiate e, pur continuando a seguire entrambi gli sport, l’ho fatto in modo meno assiduo. L’opportunità di lavorare come interprete/traduttore per Sky Sport mi ha quindi permesso di riscoprire pienamente questa vecchia passione e poche cose sono più appaganti di poter lavorare con entusiasmo e piacere, perché ti occupi di un qualcosa che ti appassiona, come per me sono sia lo sport che le lingue straniere!
Durante le sue traduzioni, Lei ci parla dalla cabina. Come si prepara prima di una conferenza stampa?
La cabina dalla quale traduco è quasi sempre la speaker 12 della sede Sky di Milano S.ta Giulia. Ormai ci sono affezionato, ci torno quasi ogni settimana ed è quasi solo “mia”, tanto che quando viene assegnata a qualcun altro sono quasi geloso! Ahahah! All’interno della cabina dispongo di due schermi, una cuffia e una consolle audio, con la quale regolare i volumi, stando attento ad azzerare totalmente quello d’uscita della mia voce, aspetto fondamentale per un interprete simultaneo. Per quanto riguarda la preparazione, è fondamentale tenersi informati su tutto quanto ruota attorno al mondo di F1 e MotoGP: piloti, squadre, mercato, contratti tv, regolamenti, specifiche tecniche. Gli argomenti non mancano! Soprattutto nella conferenza stampa dei team principal in Formula 1 viene toccata una quantità enorme di temi: dall’ingegneria, alle finanze, alla politica sportiva, per cui è imprescindibile tenersi informati per non restare spiazzati di fronte a domande che spesso vanno molto nello specifico. Ma questo è anche uno degli aspetti più stimolanti del mio lavoro, perché permette di imparare sempre cose nuove e di ampliare le proprie conoscenze in ambiti che in precedenza si ignoravano totalmente.
Recentemente l’abbiamo sentita tradurre prontamente dal francese in MotoGP e persino dal tedesco con Sebastian Vettel. Come ha reagito quando ha sentito le dichiarazioni in queste lingue che usa meno frequentemente?
Ahahahahah! Le risposte di Vettel in tedesco avevano colto di sorpresa i nostri inviati che gli avevano come sempre posto le domande in italiano, aspettandosi una risposta in inglese, o semmai nella nostra lingua, nella quale Sebastian si avventura sempre più spesso. Chissà cosa è scattato in quel momento nella sua testa! Per me è stato divertente rispolverare quella che di fatto è stata la mia seconda lingua sia all’università che alla scuola interpreti, ma che purtroppo mi capita di poter utilizzare troppo poco spesso e quindi è un po’ arrugginita! Tuttavia, devo dire che quando si ha una certa esperienza nella traduzione simultanea e si conosce l’argomento trattato è più semplice cimentarsi in lingue diverse. Lo stesso vale per il francese, che ho studiato alle medie e al liceo e lo spagnolo che ho imparato da autodidatta. L’importante è cercare di tenersi sempre in esercizio e in questo internet dà una grossa mano, perché permette di vedere (e ascoltare) video in qualunque lingua a volontà!
Quali sono i piloti e i team principal più ‘incomprensibili’ o con il linguaggio più difficile da rendere?
Tra i piloti di F1 devo citare per forza Mark Webber, anche se ormai si è ritirato da tempo! Ricordo che per diversi mesi ho davvero fatto una fatica tremenda a decifrare il suo strettissimo accento australiano. E quando cominciavo a districarmi discretamente, ecco che si è ritirato! Ora capita ancora di tradurlo quando è ospite nel paddock o intervista i piloti sul podio, ed è sempre impegnativo ma credo di essere ormai riuscito a decrittarlo ahahah! Tra i team principal cito Claire Williams, che parla veramente a una velocità supersonica, Adrian Newey (anche se è un direttore tecnico), perché ha anch’egli un accento molto chiuso e muove pochissimo la bocca quando parla, ma quello che mi fa mettere davvero le mani nei capelli quando so che sarà presente in una conferenza è Cyril Abiteboul della Renault! Come molti i francesi ha infatti un accento molto forte che distorce abbastanza la sua pronuncia inglese. Tuttavia ha una tale padronanza della lingua che parla molto veloce e con una grande varietà lessicale, e questo rende la traduzione ancora più difficile. In MotoGP ci sono Crutchlow e Miller che a volte possono spiazzare per la loro tendenza a fare battute imprevedibili e fuori contesto, che possono essere complicate da tradurre al volo in italiano. Ma spesso la difficoltà maggiore sta nel dare un senso compiuto all’inglese stentato e a tratti creativo di alcuni piloti spagnoli e italiani!
Infine, descriva il suo mestiere con tre aggettivi.
E’ un lavoro particolare, perché richiede momenti di assoluta concentrazione, intervallati da lunghe pause, per cui bisogna essere in grado di “riaccendersi” a comando, anche quando magari non si interviene per ore. Io lo paragono al ruolo del portiere del calcio, un po’ per l’aspetto che ho appena descritto (ovvero essere sempre pronti alla “grande parata” anche quando non si viene chiamati in causa per tanto tempo) e anche perché, come un portiere, l’interprete simultaneo viene maggiormente notato quando sbaglia (e purtroppo capita) piuttosto che quando lavora bene. Venendo ai tre aggettivi, direi: concitato, stressante e appagante.