Vettel Japan

Credit: Colombo Images

Per la terza volta in stagione la prima fila si è colorata di rosso, ma una serie di errori hanno fatto in modo che la Mercedes vincesse anche a Suzuka

Se a Sochi era stata una Safety Car nel momento sbagliato a regalare la vittoria alle Mercedes, a Suzuka ci hanno pensato i piloti a consegnare il successo alle Frecce d’Argento. Seppur sia stato utile al morale di Vettel battere il compagno di squadra, a poco è servito il dominio in qualifica una volta superate le prime due curve.

Sebastian Vettel, un attimo prima dello spegnimento delle luci, ha fatto muovere la sua vettura, l’ha fermata e poi è ripartito. In questo modo non è stato difficile per Bottas, partito a fionda, superarlo. Peggio ancora ha fatto Charles Leclerc, che non solo è scattato male facendosi passare dal finlandese, ma una volta in curva 1, è finito larghissimo centrando in pieno Max Verstappen. La manovra gli è costata 5 secondi di penalità e due punti sulla patente. Ai secondi presi per la manovra vanno aggiunti altri 10 per aver girato con un pezzo d’ala penzolante. La penalità complessiva è stata dunque di 15 secondi, un tempo che retrocede il monegasco al settimo posto.

Si sa, in Formula 1 si cerca prima la performance e poi tutto il resto. In Ferrari, la performance che mancava è stata trovata, almeno in qualifica. Manca però ancora qualcosa. Al di là dell’affidabilità, di cui si è già ampiamente discusso in Russia, il problema in Giappone sono stati i due piloti. Entrambi allo start hanno sbagliato. Vettel si è lasciato sfuggire la vettura, Leclerc, forse distratto dall’auto del compagno, non è stato perfetto nello scatto. Poi nella prima curva ha peccato d’irruenza mettendo fuori gioco Verstappen.

Qualcuno nel paddock sostiene che la brutta partenza delle Rosse sia il frutto della tensione interna accumulata nelle ultime settimane. Non è cosi. E lo ha dimostrato proprio Sebastian Vettel, che appena sceso dalla macchina a fine gara, ha cercato Charles Leclerc per chiedergli cosa fosse successo al via. Se l’aria in casa Ferrari fosse cosi tesa, il tedesco se ne sarebbe potuto allegramente infischiare del compagno/rivale con la consapevolezza di avergli mangiato punti in classifica. E’ ovvio che i due piloti vogliano primeggiare l’uno sull’altro, ma comunque il rapporto è buono e il rispetto non manca.

Mattia Binotto probabilmente prima del Messico dovrà farsi risentire dai suoi ragazzi, perchè quello del Giappone è stato l’ennesimo GP perso dalle Ferrari. Ma come scritto in apertura, la colpa stavolta è solo dei due piloti. Il che è incredibile. E’ incredibile come la Ferrari abbia forse la migliore line-up del paddock e poi non riesca a concretizzare una prima fila in qualifica su un tracciato dove è difficilissimo sorpassare.

Oggi la Ferrari poteva tornare al successo a Suzuka 15 anni dopo l’ultima volta, ma cosi non è stato. Le premesse dopo le qualifiche c’erano tutte, ma la variante umana ha fatto la differenza. Tutto qua. Senza alimentare inutili polemiche o cercare strane concause, quest’oggi i piloti hanno commesso degli errori.