Fry: “Nessun gioco mentale di Schumi con Rosberg”

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Nick Fry mette in discussione le dichiarazioni sui presunti giochi mentali giocati da Schumacher sull’allora compagno di squadra Nico Rosberg

La permanenza di Rosberg in Mercedes non è mai stata una passeggiata. Prima che la Mercedes ingaggiasse Lewis Hamilton, in quel di Brackley il tedesco era affiancato da un connazionale ben più prestigioso, un certo Michael Schumacher. Nonostante sia stato Rosberg a raccogliere più successi durante i tre anni di vita della coppia, per il campione del mondo 2016 la convivenza con Schumi non è sempre stata rose e fiori. Secondo l’allora amministratore delegato Mercedes Nick Fry però, a Rosberg sarebbe potuta andare molto peggio.

Secondo Rosberg, nonostante la presenza di Michael nel team fosse d’ispirazione per tutti, il suo atteggiamento competitivo ha più volte creato inconvenienti tra i due. L’ex-pilota Williams infatti racconta di come, poco prima dell’inizio delle qualifiche di Monaco, il campione di Hürth si fosse chiuso nella toilette del team, lasciando fuori un Nico alquanto “bisognoso”. “Ricordo che mentre ero fuori ad attendere, Michael aprì la porta velocemente ed iniziò a correre” – ricorda Rosberg –  “Era consapevole del fatto che mancassero pochi secondi all’inizio della sessione. Sono riuscito a fare ciò che dovevo fare, ma il panico ebbe delle ripercussioni sulle mie prestazioni”.

NICO POTEVA ANDARTI PEGGIO

L‘ex direttore BAR, Brawn e Mercedes ha potuto osservare da vicino Schumacher ed il suo operato, ed è abbastanza scettico sulle dichiarazioni di Rosberg. Non credo sia vero, e sarei sorpreso se lo fosse” – dichiara Fry“le persone dipingono Michael come vile tedesco che adorava eseguire qualsiasi tipo di trucco. Onestamente, posso dire di non aver mai visto questo genere di persona. Quello che ho visto è qualcuno veramente bravo nel gioco di squadra. Posso dirlo perché ho visto entrambi i lati della medaglia”.

Fry racconta: “All’inizio della mia carriera in Formula 1 lavoravo con Jacques Villeneuve, che era solito camminare con il casco indosso per non dover parlare con nessuno. Non aveva nessun tipo di interazione con i meccanici, non sapeva neanche chi fossero, cosa nella quale Michael era agli antipodi”. Secondo Fry, Schumacher era capace di portare il team dal sua parte. “Faceva ciò per riuscire a dare il massimo e per spingere tutti quelli che aveva attorno a fare del loro meglio. Ecco perché ha ottenuto così tanti successi nel tempo. Personalmente, non ho mai visto nessun giochetto mentale da parte di Michael, anzi, forse il suo era più un atteggiamento paterno“.

Il manager britannico conclude: “Credo che quando tutto sarà stato detto su Schumacher, lo troveremo su un piedistallo ancora più alto di quello che occupa attualmente nella mente delle persone”.