Formula 1 | Un anno senza Jules Bianchi, il francese predestinato della Ferrari
Senza nemmeno rendercene conto è già passato un anno. Dodici mesi dalla morte di Jules Bianchi. Una morte che ha sconvolto il mondo della Formula 1, i piloti, gli addetti ai lavori, i tifosi che, guardando da casa i loro beniamini, si affezionano a loro come se fossero veri e propri membri della famiglia. Erano le 2.45 del 18 luglio 2015, la mezzanotte era passata da nemmeno tre ore quando la famiglia di Jules Bianchi informava che il 26enne non ce l’aveva fatta, che aveva perso la battaglia, quella più importante.
Una morte arrivata dopo nove mesi di agonia, con una famiglia che giorno dopo giorno aspettava anche il più flebile miglioramento. “Non ci sono mai stati segni di risveglio o di progresso evidenti. È passato parecchio tempo e ciò mi fa essere meno ottimista di quanto fossi in precedenza“. A ripensarci, quasi come un cupo presagio, le parole di Philippe Bianchi, padre di Jules, rilasciate qualche giorno prima della scomparsa del figlio, si erano rivelate pressoché profetiche. Un finale al quale nessuno si sarebbe mai sognato di dover assistere che è cominciato quel maledetto 5 ottobre 2014 a Suzuka, dove si correva il Gran Premio del Giappone. Un addio, quello a Jules Bianchi, che ha riportato a galla fantasmi e ricordi tremendi. Il francese è stato il primo pilota di Formula 1 morto, a seguito delle conseguenze per un incidente durante un weekend ufficiale di gara, dopo Roland Ratzenberger e Ayrton Senna a distanza di oltre vent’anni dal tragico fine settimana di San Marino 1994.
PRIMA VOLTA SULLA FERRARI – A seguito dei buoni risultati ottenuti in F3 Euroseries nel 2008 e per la vittoria dei Masters di Formula 3 a Zolder a Jules Bianchi si aprono non solo le porte della GP2. Il pilota francese viene notato dalla Ferrari che proprio a cavallo dei primi giorni di dicembre del 2009 organizza a Jerez de la Frontera un test riservato ad alcuni giovani. Se il primo giorno al volante della F60 chiude in quinta posizione, a 468 millesimi dalla miglior prestazione di Andy Soucek sulla Williams FW32; nell’ultima giornata realizzo il nono tempo accusando un distacco di 1, 868 secondi dal miglior crono di Gary Paffett con la McLaren MP4-24.
IL DEBUTTO IN FORMULA 1 – GP Australia 2013, era il 1° marzo, un giorno atteso con grande impazienza da Jules Bianchi, il debutto in Formula 1 in qualità di titolare. Il francese prese il posto di Luiz Razia, vice-campione della GP2, che però a causa di alcuni problemi col budget la scuderia russa decise di sostituirlo a favore del transalpino. Dopo una qualifica dove non riuscì ad andare oltre la 19esima posizione, chiuse il suo primo Gran Premio di Formula 1 15esimo sotto la bandiera a scacchi, davanti non solamente al compagno di squadra Chilton ma anche ad entrambe le Caterham di Pic e Van der Garde.
A PUNTI PER LA MARUSSIA – Oltre a essere la sua gara più bella, è sicuramente quello che l’ha fatto entrare nella storia della Formula 1. In occasione del Gran Premio di Monaco 2014 Jules Bianchi riuscì a finire a punti, in nona posizione, in gara per la prima volta con la Marussia. Un risultato eccezionale che, su una pista dove il pilota fa la differenza, ha messo ulteriormente in luce il suo talento e la maturità agonistica. Si trattò dei primi punti in carriera anche per lo stesso Bianchi, approdato in Formula 1 nel 2012 come terzo pilota della Force India.
PREDESTINATO PER LA ROSSA – La Ferrari credeva in lui e per lui aveva già progettato un piano ben articolato. Dopo quel primo test con il Cavallino Rampante, nel dicembre del 2009, la Rossa più desiderata dagli italiani aveva perso la testa per un francese. Dopo l’inserimento nella Ferrari Driver Academy, svariati test nel triennio 2010-2012 e il conseguente apprendistato in Formula 1, prima da tester e poi da titolare, Jules Bianchi avrebbe dovuto fare il suo debutto sulla Ferrari dopo l’addio di Raikkonen. Proprio nel 2014 l’allora pilota della Marussia aveva più volte lasciato intendere di sentirsi pronto, di avere le carte giuste per il definitivo salto in un top team. “Jules era uno di noi, avevamo un piano per il suo futuro. Avrebbe corso con la Ferrari dopo Raikkonen, era la nostra idea, quello che avevamo programmato per lui“, affermò nei giorni seguenti la tragedia l’ex Team Principal della Rossa, Stefano Domenicali. Con l’addio di Alonso ormai nell’aria e col contratto originale di Raikkonen in scandenza a fine 2015, Bianchi avrebbe dovuto prendere il posto del finlandese a partire dal 2016 mentre Vettel quello dello spagnolo.
SUZUKA, IL GP DELLE CRITICHE – Il GP del Giappone è stato sicuramente la gara più tormentata del 2014 tra pioggia, rinvii di partenza e safety car sempre in pista. Il francese della Marussia, nonostante il mezzo a sua disposizione, stava disputando una stagione brillante. Anche se è passato oltre un anno non si possono dimenticare quegli istanti drammatici. La pioggia forte, una visibilità quasi azzerata e una curva cieca non migliorano le cose. Sul fine gara il pilota della Sauber, Adrian Sutil esce fuori strada, senza conseguenze. Una gru, che si trovava sulla via di fuga mentre in pista non era stata ancora chiamata la safety car, sta sollevando la monoposto incidentata del tedesco quando la Marussia di Jules Bianchi va a sbattere sulla gru, letteralmente infilandosi sotto le ruote del mezzo. La macchina del francese è schiacciata e le condizioni del pilota sono apparse critiche fin da subito tanté che perfino il trasporto in elicottero fu impossibile. La paura è palpabile l’atmosfera, fuori e dentro il Circus, è tesissima. Il repentino trasferimento in ambulanza all’ospedale di Yokkaichi e l’operazione alla testa dopo che i medici riscontrarono un’ematoma, non servirono a nulla.
JULES UNICO COLPEVOLE, LA FAMIGLIA VUOLE GIUSTIZIA – Proprio pochi giorni dopo il tremendo incidente la FIA creò un gruppo di lavoro che avrebbe dovuto analizzare gli eventi che hanno portato ai fattacci di Suzuka 2014. Un report di 396 pagine dove la commissione d’inchiesta dichiarò non colpevoli i soggetti coinvolti nell’indagine, indicando il solo Jules Bianchi come unico colpevole dell’incidente, reo di viaggiare a una velocità troppo alta in quel punto della pista, tendendo conto delle condizioni nelle quali ci si trovava. Una conclusione che non è mai andata giù alla famiglia del francese, ancora alla ricerca di giustizia. “Cerchiamo giustizia per Jules, vogliamo sapere la verità sulle decisioni che hanno portato all’incidente di nostro figlio“. Con queste parole, proprio durante il fine settimana del GP di Monaco 2016, Philippe Bianchi annunciò di voler far causa alla FIA e alla Marussia per capire che cosa ha potuto scatenare l’incidente mortale del figlio, un procedimento legale che, anche se non potrà riportare in vita il giovanissimo talento, obbligherà chi ha sbagliato di pagare per i suoi errori.