Formula 1, Rob Smedley: «Un abitacolo chiuso? Sarebbe fattibile»

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A circa quarantotto ore dall’incidente di Jules Bianchi in occasione del Gran Premio del Giappone è tornato a farsi sentire prepotentemente l’argomento della sicurezza in Formula 1 e come poter proteggere, l’unica parte veramente esposta del pilota, il casco. L’idea di creare una specie di cupolino di protezione ha iniziato a girare nel 2009 quando, in Ungheria, Felipe Massa venne colpito al casco da una molla volante scappata dalla BrawnGP di Rubens Barrichello. Il progetto di avere un abitacolo chiuso, ripreso a più fasi anche a seguito dell’incidente a Duxford di Maria de Villota a bordo della Marussia, nel 2012, potrebbe far storcere il naso ai puristi della Categoria, con le vetture che subirebbero una notevole rivoluzione estetica.

«Da un punto di vista tecnico è qualcosa di molto semplice da realizzare. E’ qualcosa di cui abbiamo già parlato in passato con il gruppo tecnico e di cui, sicuramente, riparleremo in futuro – ha sottolineato il responsabile degli ingegneri Williams Rob Smedley ad Autosport – L’adozione di una copertura del cockpit renderebbe diverso l’aspetto delle monoposto che sono da sempre state vetture dotate di abitacolo aperto, e questo potrebbe far storcere il naso ai puristi, ma bisogna anche considerare che le forme delle monoposto sono cambiate decisamente dal 1950 ad oggi. Ad ogni modo non so se utilizzando questa soluzione quanto successo a Bianchi domenica sarebbe cambiato. Molto dipende dalla robustezza dell’auto», ha concluso Smedley.