Formula 1, Philippe Bianchi: «Situazione disperata ma non si arrende. So che mi sente»

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Sono quasi trascorse due settimane dal tremendo fine settimana di Suzuka. Dopo qualche giorno di silenzio, Philippe Bianchi, padre di Jules, è tornato a parlare dalle condizioni in cui staziona il figlio sulle colonne della Gazzetta dello Sport. I genitori del pilota transalpino della Marussia, sono arrivati il giorno seguente il tremendo impatto all’ospedale di Yokkaichi, dove il 25enne è ricoverato da quando è stato vittima del terribile incidente. «La situazione è disperata. Ogni volta che il telefono squilla può essere l’ospedale per dirci che Jules è morto – ha sottolineato Philippe drammaticamente sincero – Prima avevano detto che sarebbero state cruciali le prime 24 ore, poi sono diventate 72 e adesso siamo ancora qui, con Jules che sta continuando a lottare. Io ci credo, gli parlo, so che mi sente. I dottori ci hanno già detto che questo è un miracolo, nessuno è mai sopravvissuto ad un incidente così grave. Jules non si arrende, non mollerà. Andrea, il suo preparatore mi ha detto che se c’è uno che può farcela è lui, con la sua volontà».

Schietto, come forse pochi genitori sarebbero stati in grado di fare. Bianchi è ancora ricoverato in terapia intensiva nell’ospedale di Yokkaichi e sta affrontando una fase cruciale dove l’importante è non farsi illusioni: la lesione assonale diffusa è un danno molto grave. «Qui le persone sono davvero cortesi e disponibili, ma nessuno parla in inglese. Stiamo vivendo un incubo lontano da casa. Quando Jules starà meglio, proveremo a trasferirlo a Tokyo, li sarebbe tutto più facile. Chissà quando ciò avverrà e se accadrà, non ci resta che aspettare». La famiglia del 25enne è rimasta profondamente colpita dal sostegno ricevuto dal Motorsport e dagli appassionati: «Non ho mai visto niente di simile, ci ha toccato profondamente: ringraziamo tutti loro. Tanti sono in contatto con me: Alonso, Vergne, Massa. Hamilton mi ha scritto una bella mail in cui mi dice che se c’è qualcunque cosa che possa fare, la farà».

Un pensiero è rivolto anche a Michael Schumacher, nella speranza che Jules possa seguire l’esempio del sette volte campione del mondo di Formula 1: «Quando Michael si è fatto male, ero molto triste e come tutti mi chiedevo come mai non ci dicessero nulla. Ora che sono nella stessa situazione lo capisco: il problema è che non posso dare una risposta. È gravissimo, ma stabile. Un giorno sembra che le cose vadano un po’ meglio, uno altro un po’ peggio. I medici non si pronunciano. Anche con Schumacher ci sono voluti mesi per uscire dal coma e Jean Todt, recentemente, ha detto che spera che Michael possa avere un giorno una vita normale. Spero un giorno di poter dire la stessa cosa su Jules».