Formula 1 | Ferrari: da nome in codice 669 a SF71H. La tradizione continua!

F1 Ferrari SF71H

© Scuderia Ferrari, Press Area

Signore e signori, nientepopodimeno Ferrari SF71H!

Ecco consegnata agli occhi del mondo la nuova monoposto di Maranello per la stagione di F1. In primis, agli sguardi diretti di numero 15 meritevoli, persone normali, semplici appassionati, vincitori del concorso “Bring your passion to Maranello”. Un magico evento, come sempre, quando trattasi di inerente al Cavallino Rampante. Un unveiling modernizzato, trasportato per consuetudine recente in diretta streaming, stavolta finanche passante per un link comunicato a mezzo social, twitter nella fattispecie. Una scelta a passo coi tempi, solo laboriosa per quegli amanti fedeli al “social” da strada, quello faccia a faccia, o a mezzo telefonata canonica. Per questo, momentaneamente tenuti a battesimo da qualche figliol prodigo per l’occorrenza.

Tant’è, la SF71H esce dal guscio. Si proclama realtà, dopo aver vissuto per lunghissimo tempo su schizzi a matita, su software di progettazione, prototipata per la galleria del vento, in attesa dell’assemblaggio ultimo, con livrea rosso fiammante e stickers sponsor 2018. “Una gran bella vettura!”. La prima serie di termini costituenti la più classica delle frasi coniabili profanamente a primo impatto. Un gingillo di tecnologia, ingegneria, meccanica ed aerodinamica, destinato a ridare, comunque, quella primordiale, ufficiale, emozione nata nel lontano 1950. Una macchina che eredita una grande scomoda dote, quella di una mamma efficiente, relativamente matura, sicuramente visionaria quale è stata l’amata SF70H.

Bella, bellissima la nuova livrea, in accordo cromatico predominante con le ultime antenate vincenti, la F2007 e la F2008, quando il rosso totale abbracciava forme rimaste nella gloriosa storia recente. Ingrigita da qualche “stripes”, un prodotto grafico dei nuovi colori del main sponsor tabaccaio storico. Una tonalità poco invadente. Funzionale a rispettare l’idea di monocromia del rosso Ferrari, il solo vero emblema a colori della passione delle corse. Una scelta che immancabilmente dividerà gli appassionati, i fans, destinata a diventare abitudine visiva in brevissimo tempo. Prima o poi, comunque una gran bella colorazione, ai posteri l’ardua sentenza.

Poche, o tante le novità, l’oltre le questioni estetiche. Un gioco di parole riferente ai discorsi di tecnica più pura, interpretabili dai comuni mortali via personalissime competenze in materia di ingegneria dell’autoveicolo. Un viaggio profondo o rapido nelle soluzioni tecniche visibili a primo acchito, contemplante quelle componenti un po’ posticce, parzialmente provvisorie, buone per definire la SF71H da presentazione. Si parte, soffermandosi al puro comparto visivo, affidandosi ad una sorta di vena poetica, nei limiti di rispondenza ed applicabilità di cotanta nobilissima arte di espressione letteraria.

Muso, simil SF70H, ascendente come da regolamento, più sinuoso e sofisticato nelle forme, profilato lateralmente in una elegante, impercettibile, concavità verso l’alto. L’involucro, e non solo, del nuovo sistema di sospensione anteriore, concepito per piacere a Kimi, per sublimare le doti di Sebastian, per riconquistare quell’inserimento a lama di coltello nelle curve veloci. Una dinamica inedita, in complementare sincronia con quella del comparto sospensivo posteriore, parimenti ritoccato nella geometria, nel cinematismo, un connubio d’amore incondizionato per quelle spose di nero vestite intrattabili per natura.

Ormai è scuola a vedere le altre monoposto 2018 esibite. Lì nelle zone speculari lato abitacolo, etichettabili, nuovamente, con le famose parole da Adrian Newey proferite, “inutilmente complicate”. Tanto quanto, in proporzione, di simile apparso proprio sulla sua nuova RB14.
Pance, sexy, più delle, sulla, vettura 2017, avveniristiche nel comparto prese d’aria radiatori, a giusta prosecuzione di una strada tecnica intrapresa nella passata stagione. Rastrematissime verso il retro vettura, a lasciare nudo il blocco cambio terminale. Lì dove, al cospetto dell’ala posteriore, il famoso monkey seat, in tutte le sue forme, sapientemente esplorate e plasmate dagli aerodinamici del cavallino sulla dettagliatissima SF70H, scompare a regolamento da destinarsi.

Un fondo vettura con un profilo collinoso. Bello ampio in apparenza, profondo, ordito artificialmente, costituente un simmetrico tappeto aerodinamico volto alla conquista di quell’instabile, umidiccio, fluido gassoso di nome aria. La base di appoggio, chiusura, di un sinuoso cofano motore, da ambo i fianchi discendente a mo’ di tegumento, una complessa, avvolgente, teca in fibra di carbonio. Sfumante longitudinalmente in una, fu, alabarda ridotta a semplice pinna stabilizzatrice dal taglio avvincente. Frontalmente dotato di un air-scoop a tripla apertura, le bocche dei condotti di raffreddamento e aspirazione dell’inedito cuore pulsante. La power unit. Quel concentrato di tradizione motoristica moderna ed ibrido, terreno arduo di conquista, prerogativa assoluta degli sfidanti della stella a tre punte dal principio.

Non ingannano le ali provvisorie, quelle del debutto in pista, al momento, custodite nelle segrete di Maranello, com’anche la prima vera specifica di diffusore. Componenti pronte, destinate al vaglio nei test, per divenire gli ultimi tasselli di questa affascinante scultura avente il nome di SF71H.
Contano le parole, si, degli ideatori, dei diretti interessati. Valevoli per partito preso, seppur insoddisfacenti, di circostanza, a chi fa della fame di informazione un interesse prioritario a riguardo.

Team Principal Scuderia Ferrari, Maurizio Arrivabene: “Quando si vede una nuova Ferrari è sempre un giorno speciale. Oggi è il giorno della nuova Ferrari di Formula 1. Penso alle persone qui a Maranello che hanno lavorato nella nostra azienda. Un’auto che è un prodotto made in Italy, fatta da italiani. Si è lavorato sul concept molto prima della fine della stagione, e questo che potete vedere è il risultato, in attesa che vada in pista.

Direttore Tecnico Scuderia Ferrari, Matti Binotto: “La nuova auto è una evoluzione di un ottimo progetto, si è cercato di esaltare i punti di forza della vettura 2017, mantenendone la capacità di generazione del carico aerodinamico. Ovviamente si è cercato di migliorare la vettura sui circuiti veloci, allungando il passo, per aumentare le prestazioni. Con un grande occhio all’affidabilità, visto il nuovo contingentamento piu stringente sulle power unit utilizzabili a stagione. Si è svolto un gran lavoro sulle pance, nella zona delle bocche di raffreddamento dei radiatori, ed un enorme lavoro per rastremare il retrotreno a vantaggio di una migliore capacità di sviluppo durante l’anno.

Sebastian Vettel: “Sulla nuova vettura è un po’ cambiata la posizione di seduta, da studiare per una posizione confortevole, anche per la visuale, vista la presenza dell’Halo. Tutto l’anno i nostri uomini hanno lavorato sulla vettura, e tutte queste persone aspettano di sentirla e vederla in pista. Mi è stato chiesto un gran lavoro di affinamento, di dettaglio, le evoluzioni vengono da dentro, e questa vettura rappresenta un passo avanti secondo me.

Kimi Raikkonen: “È una nuova bella Ferrari, avente un punto di forza nella bellezza, da confermare nei prossimi test. C’è tanto lavoro, di pianificazione, fino all’ultimo minuto, una forte eccitazione al momento della presentazione.

Sarà brutta, la nuova Ferrari, può darsi. Non una eventualità inammissibile, ci mancherebbe. Sempre sacrosanto il dettoBello è ciò che piace.”

E allora, “importante che vada forte”, assolutamente.

Meglio aggiungere, “fondamentale sia nata bene”. L’unica prerogativa utile per la buona riuscita delle linee di indirizzo pianificate di sviluppo.

“Sempreché sia border-line.”

Per causa di forza maggiore, quella coabitante della scena di questo 22 Febbraio 2018, dominatrice indiscussa dell’era turbo-ibrida della Formula 1. Quella Mercedes che affida alla W09 EQ-Power+ il compito di sbaragliare, tutte, le velleità iridate altrui 2018. Di dettare ancora legge, grazie a quello status di perenne, stabile, equilibrio a cavallo di una sottilissima linea di separazione. Il confine immaginario tra le due macroregioni definite dal regolamento tecnico. Legalità ed illegalità.