Formula 1, l’età della restaurazione
Il gran premio del Canada di domenica scorsa non ha avuto certo un esito prevedibile. Dopo i primi secondi di corsa Sebastian Vettel dalla terza posizione sulla griglia si portava in testa al gruppo. E’ seguita una gara basata sulle strategie e sul degrado degli pneumatici Pirelli, che però alla fine non c’è stato, su nessun tipo di mescola, a svantaggio della strategia Ferrari. Alla fine, calata la bandiera a scacchi, la corsa di Montreal ha riconfermato i classici rapporti di forza, che le prime sei gare del campionato 2016 avevano in parte nascosto, rivoluzionando le classifiche iridate.
Per esempio Nico Rosberg dopo aver centrato 4 vittorie nelle prime 4 gare, conducendole in un modo sorprendentemente autorevole, ha raccolto pochi punti nelle due gare successive. L’incidente in Spagna e i problemi tecnici a Montecarlo lo hanno penalizzato in modo eccessivo. In Canada, invece, alla prima curva Nico è tornato a subire l’aggressività del compagno di squadra Lewis Hamilton, in un confronto ravvicinato poco dopo il via. Lo ha ammesso lo stesso pilota tedesco nel dopo gara, dichiarando quanto Lewis sia stato duro, ma non scorretto; anzi, la prossima volta dovrà essere l’inglese ad avere la peggio… Nico questi propositi bellicosi a parole li ha sempre manifestati, ma solo nelle prime gare 2016 li ha rispettati in pista.
Poi la gara di Nico, in modo circolare, si è chiusa come si era aperta. Alla staccata da brividi dell’ultima rapida chicane il pilota della Mercedes è di nuovo volato fuori pista, dopo che Max Verstappen gli aveva chiuso la porta in modo ineccepibile e grintoso. Già, Verstappen: un pilota da combattimento, è risaputo sin dal suo esordio nel 2015. Quest’anno l’olandese ha vinto in Spagna impressionando con una corsa ragionata, da passista, mentre a Montecarlo, due settimane dopo, ha tradito le aspettative finendo a muro più volte. In Canada è invece tornato il solito Verstappen: funambolico, applaudito sulle tribune e temuto sulla griglia.
La sua Red Bull, però, dopo due gare da outsider, su una pista di motore come quella canadese, è tornata nei ranghi, mostrando i suoi storici limiti sulle piste da basso carico. Ferrari e persino Williams le sono state agevolmente davanti.
A proposito di Williams: Valtteri Bottas, come nel 2015, a Montreal è risalito sul terzo gradino del podio, mentre il suo compagno di squadra, Felipe Massa, ha dovuto ritirarsi per un guasto alla power-unit. Felipe, prima della restaurazione di questo GP, aveva “osato” stare davanti in classifica al più apprezzato compagno di scuderia finlandese.
Il capitolo Ferrari è piuttosto ampio.
Kimi Raikkonen, a dir la verità più per le sfortune di Vettel che per meriti suoi, si è ritrovato nel 2016 davanti al compagno di squadra in campionato, almeno sino al GP di domenica scorsa. Grazie al secondo posto Sebastian ha riportato l’ordine tradizionale al cavallino. Ora Kimi, dopo una corsa scialba, a oltre un minuto dal leader, superato troppo facilmente da Rosberg, è alle spalle del compagno tedesco di 9 lunghezze.
Sebastian Vettel, invece, come ci si attendeva, è a caccia delle Frecce d’argento. Il 4 volte campione del mondo ferrarista nelle prime 6 corse di questo insolito inizio di campionato, è stato messo in difficoltà, più che dal compagno, dalla sua monoposto: sembrava essere smentita la proverbiale affidabilità delle vetture di Maranello. A Montreal invece le rosse non si sono piegate nemmeno al “muro dei campioni”, urtato leggermente durante le qualifiche dallo stesso Vettel.
Il GP del Canada ha ribadito una cosa: le strategie sono un punto debole della Ferrari. Una volta Michael Schumacher dominava i gran premi grazie agli strateghi, ora gli sforzi dei ferraristi vengono spesso vanificati dagli errori del muretto. Questo non avviene solo in gara, ma anche in qualifica.
Per esempio Vettel quest’anno ha perso un’ottima opportunità di vittoria al debutto, per un errore nella scelta degli pneumatici da montare durante la bandiera rossa; in Cina il tedesco si è dovuto accontentare di un 4° posto in griglia, perché durante la Q3 ha risparmiato un treno di gomme restando ai box; in Spagna la Ferrari ha copiato la strategia di Ricciardo a due pit stops regalando la vittoria a Verstappen; ancora, a Montecarlo Vettel si è ritrovato negli scarichi di Massa appena messo il muso in pista dopo l’ennesimo svantaggioso pit; domenica scorsa la Ferrari ha optato per due pit stops, regalando questa volta la vittoria all’avversario peggiore.
Infine anche la McLaren, dopo aver portato entrambi i piloti a punti nel Principato, non è riuscita a replicare. Anzi, Jenson Button è stato il primo a ritirarsi col motore in fiamme. A Fernando Alonso è andata di poco meglio: come nelle sue prime uscite con la McLaren motorizzata Honda, lo spagnolo, con una monoposto danneggiata, è stato convinto via radio dal suo ingegnere a non concludere la gara quando ormai mancavano pochi chilometri alla bandiera a scacchi. In Canada però Alonso ha raggiunto la Q3 per la terza volta consecutiva quest’anno: se si pensa alla stagione passata si tratta di una conferma rivoluzionaria, una delle poche non abbattuta dalla restaurazione canadese.