VIDEO Formula 1 | James Hunt 40 anni dopo: il tributo della McLaren

1974: JAMES HUNT WITH HIS WIFE SUZI DURING THE BRITISH GRAND PRIX AT BRANDS HATCH. Mandatory Credit: Allsport UK/ALLSPORT

James Hunt, il rivale di Niki Lauda.
Quell’inglese dai capelli biondi fuori come una campana in pista tanto da meritarsi il soprannome di “Hunt The Shunt”, cioè “Hunt lo schianto” per via dei suoi frequentissimi incidenti alla guida della McLaren M23.
Ma anche quell’uomo dagli occhi azzurri e dall’aria da playboy senza rivali con le donne, sia nel paddock che nella vita reale.
Nel 1976 riuscì a conquistare il suo unico titolo mondiale in quella gara giapponese sul circuito di Fuji terminata al terzo posto sotto un acqua torrenziale che aveva fatto alzare bandiera bianca all’austriaco della Ferrari senza nemmeno terminare un giro.

La fama del pilota londinese è tornata alla ribalta internazionale qualche anno fa con il film Rush, diretto da Ron Howard in onore dell’eterna lotta con il ferrarista tre volte Campione del Mondo.
Oggi, a quarant’anni di distanza, il team McLaren ha deciso di rendergli omaggio in due modi differenti: innanzitutto con una nuova biografia che ha riunito le tre figure chiave di quel 1976, ovvero Ray Grant (ingegnere di produzione), Roy Reader (l’autista del camion del reparto corse britannico) e Dave Ryan, quest’ultimo attuale racing director della Manor che partecipò come meccanico in quella famosa gara nel Sol Levante.

Tutti sanno cosa successe sulla pista di Fuji, ma in pochi conoscono due particolari aneddoti che hanno determinato la vittoria del pilota inglese: il primo accadde poco prima della gara, ritardata per una pioggia talmente forte che avrebbe potuto mettere a rischio la sicurezza dei piloti ma anche degli addetti ai lavori.
Uno scenario del genere avrebbe sicuramente favorito la Ferrari, perchè Niki Lauda in quel momento era in testa alla classifica e questo gli avrebbe permesso di bissare il titolo mondiale conquistato l’anno precedente, nonostante lo spaventoso incidente patito al Nurburgring che lo tenne lontano dalle piste per soli 42 giorni di ospedale.
Si stava facendo buio e tutti noi pensavamo che se non si correva il prima possibile sarebbe saltato tutto, si stava mettendo veramente male – richiama alla memoria Roy Reader, mentre Dave Ryan aggiunge il momento cruciale che permise al gran premio di prendere vita.

La Ferrari non voleva far cominciare la gara – prosegue l’allora meccanico della McLaren – Noi invece volevamo correre così un membro del nostro staff, Lance Gibbs, provò ad incitare la folla: uscì sulla pit-lane e cominciò a soffiare nel suo fischietto Acme Thunder, in men che non si dica la gente andò in delirio”.

Il secondo episodio determinante per la vittoria del titolo mondiale 1976 da parte di James Hunt fu il ritiro quasi immediato di Niki Lauda a causa delle condizioni della pista, a suo modo di vedere, troppo pericolose.
Il pilota inglese, al contrario, rimase in gara su un asfalto che si andava asciugando fintanto che non rimediò una foratura: ecco che qua ritorna sotto i riflettori il nostro Dave Ryan, responsabile del cambio gomme proprio sul lato incriminato.
C’è stata un’accesa discussione tra di noi perchè nessuno voleva prendersi la responsabilità di far tornare James ai box – ammette l’attuale racing director della Manor – Lasciammo decidere a lui, così continuò a girare ancora per un po’ ma era evidente che stesse perdendo posizioni a vista d’occhio”.
Alla fine rientrò ma avevamo a disposizione pochissime prese per alzare la monoposto: c’era un’idea alternativa ma non l’avevamo mai provata con una gomma a terra; alla fine grazie ad uno sforzo unanime siamo riusciti a sollevare la M23, a cambiare il pneumatico ed a far ritornare James in pista per andare a prendersi ciò che gli spettava”.

Terminati i ricordi nostalgici di quella Fuji 1976, i tre uomini hanno dichiarato di essere d’accordo sul fatto che l’addio di James Hunt dalla Formula 1 fu il termine di un capitolo importante per il circus iridato: “Fu come la fine di un’era – commenta Dave Ryan – Era fantastico sulla nostra vettura, si è divertito molto e faceva esattamente ciò che gli si chiedeva – cosa che oggi non è più possibile fare”.
Roy Reader ha poi voluto aggiungere qualcosa di più profondo: “Il suo modo di fare che aveva con i ragazzi della Hesketh lo ha poi trasmesso anche a noi ed a tutto il paddock; un sacco di team erano invidiosi nei nostri confronti perchè James è stato particolarmente apprezzato sotto certi aspetti ma anche scandaloso per alcune cose che ha fatto”.
Dopo il suo ritiro non abbiamo più provato con altri le stesse emozioni che avevamo con lui, è stata una triste perdita: ha vissuto appieno la vita, sicuramente più di chiunque altro; i piloti di oggi non farebbero mai le cose che ha fatto lui… a parte forse Kimi Raikkonen”.

Ed eccoci arrivati al secondo tributo dedicato al pilota londinese da parte del team McLaren: un simpatico video in stile cartoon che racconta la storia di James Hunt coinvolgendo anche Fernando Alonso e Jenson Button, attuali piloti della scuderia inglese.
Buona visione!