Formula 1 | GP Singapore 2017 – Vettel, Hamilton, questione di buon senso

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© Mercedes F1 press area

Marina Bay Circuit. Nella notte del GP di Singapore 2017 è andato in onda l’inferno Ferrari. Una fiammata sotto la pioggia, un riflesso tetro per la classifica mondiale di Sebastian Vettel. Un bagliore aureo per la Mercedes ed il suo condottiero, Lewis Hamilton. Un bel sonno, tranquillo, lungo due ore, avente tutti i connotati di un buon investimento nella realizzazione del sogno iridato.

“La Ferrari sbagliata è partita a fionda. Quella giusta così così e si doveva difendere. In mezzo un Ragazzo… È andata. Sono le Corse.” [cit. @lesmo27, un nuovo amico].

Una estrema sintesi, la definizione perfetta per eleganza e signorilità di pensiero del misfatto che ha segnato le sorti della gara di Singapore 2017. Parole sagge che evidenziano il buon senso di chi le ha meditate e dei protagonisti della controversa vicenda. Parimenti suggerisce la più relativa pertinenza del crash-gate di Marina Bay in questa sede, pur offrendo, semplicemente, un sentito ambito di riflessione di carattere generale.

Una attesa domenicale incupita da un cattivo presagio, arrivato dal cielo sotto forma di milioni di goccioline d’acqua. Una variabile imprevista atta a scombinare le certezze costruite da una strabiliante pole position.

Due possibili fastidi per Sebastian Vettel, la pioggia indesiderata e quella spina nel fianco di nome Max Verstappen.
Un ragazzo, appunto, da tenere sott’occhio, che sull’asfalto bagnato si esalta, più di tutto, da trattare con una certa decisione senza dimenticare i guanti di velluto. Un pilota comunque imprevedibile nei movimenti in pista, sovente intenzionato a fare la grande mossa in partenza, a risolvere tutto alla prima curva, a quella più in là. Un superbo talento di guida che, comunque, sembra mancare di un qualcosa in questa stagione di Formula 1 2017.  L’olandese volante di frequente ha trovato sfogo in azioni in pista esasperate, una predilezione naturale, romantica, per quella linea immaginaria che demarca il genio dalla follia. Un atteggiamento umano ricorrente, caratteristico di un giovane agli albori sfrontato, smanioso di fama e successo.

Nulla di male, ci mancherebbe, a patto di non oltrepassare, come in Ungheria, quel limite che salvaguarda l’incommensurabile lavoro di chi lo mette in pista. Di chi mette in pista Daniel Ricciardo e poi tutti gli altri. Un vero campione non può prescindere dal mettere da parte gli isterismi personali, se necessario, dinanzi il rispetto dovuto alla realtà lavorativa di cui è parte integrante. Nella vita esiste sempre qualcuno più bravo, più forte, anche se solo per una volta in una data circostanza.
Entrano in cattedra l’umiltà, il giudizio, i pilastri della maturità intellettuale, perché finire dietro alla prima curva, se non alla seconda, è una eventualità imprescindibile anche per il più grande dei campioni. Il buon senso la vince su tutto, un nobile sentimento che semmai aggiunge valore alla classe ed al letale talento di un pilota quale è Verstappen. Quale è Sebastian Vettel.

Il tedesco ha scelto di lottare con lo sfidante sbagliato, quello relativamente innocuo per i destini iridati, se non nella parziale sfida di Marina Bay.
Si è portato volontariamente in zona rischio, involontariamente nel posto sbagliato nel momento peggiore. Una difesa inappuntabile, di diritto, del suo capolavoro in qualifica. Un leggero errore di valutazione sulla consistenza della minaccia portata dal “bibitaro” d’Olanda. Un peccato veniale dalle conseguenze disastrose, una scelta illogica solo a fronte della prudenza centellinata in partenza da un Lewis Hamilton reputato, prematuramente, battuto dal sabato.

Un dramma rosso che si contrappone alla freddissima e lucida sagacia messa in pista dal blocco Mercedes. L’inglese argentato va lì, lontano da tutto, spaiato, alla massima distanza di sicurezza offerta dalla carreggiata. Lontano da probabili ammucchiate di monoposto, tutte, prevedibilmente lanciate a coprire l’interno di quella beffarda prima curva ad uncino. Una mossa geniale, fredda, banale, di chi, pur nutrendo dubbi sulle possibilità di successo causa una domenica difficile, sceglie di preservare la sua incolumità in pista, innanzitutto. Una sacrosanta cautela da poter eventualmente sfruttare in maniera anche vincente.

Per questo, a Singapore l’inglese della stella a tre punte è stato il più bravo di tutti, ancora una volta dopo SPA e Monza, anche in una sfera psicologica dove non ha sempre brillato. Una vittoria meritata, indiscutibile, contornata da un grande passo gara della sua W08. Tanto per mandare un chiaro messaggio, giusto per insinuare il dubbio che, tra le pieghe di Marina Bay, quanto fatto in qualifica non fosse altro che un bluff.

I punti si fanno la Domenica, diceva “Sua Maesta”. Un editto, una direttiva da mettere in cima alla lista per Sebastian Vettel e la Ferrari tra tutte le cose da fare nei weekend rimanenti.

Il mondiale è nelle mani della casa di Stoccarda. Di Lewis Hamilton. Un vantaggio che pone la Ferrari nella posizione di chi ha solo da guadagnare. Un risvolto mentale che potrebbe invertire questo netto trend pro Mercedes d’autunno.

Gianluca Langella.