Formula 1: Ferrari e Vettel, entusiasmo travolgente

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E’ il periodo di Pasqua, tra resurrezioni sacre e celebrazioni profane il trofeo che segna la rinascita della Ferrari e di Sebastian Vettel finisce guarda caso in una teca al ristorante Ferrari di Maranello…

Dopo una settimana il vincitore del Gran Premio della Malesia 2015 non si è risparmiato e ha personalmente ringraziato tutti i dipendenti in sede, dopo aver fatto lo stesso rivolgendosi ai meccanici nell’emozionante team radio, che passerà alla storia della Formula 1.

Festeggiamenti forse eccessivi per chi è abituato a vincere titoli mondiali, ma significativi per capire quanta attesa ci fosse in seno alla Scuderia e quanta voglia di rivalsa ci fosse dopo amare sconfitte e snervanti tensioni interne.

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Sergio Marchionne, Maurizio Arrivabene, James Allison e Sebastian Vettel sono i protagonisti: dopo una girandola di uomini che nelle ultime stagioni si sono susseguiti nel box del cavallino, questi sono i quattro nomi su cui poggia la nuova Ferrari, che stanno portando la giusta stabilità e armonia nel team.

Archiviate le esperienze tecniche passate, deterioratesi non solo per mancanza di risultati ma anche per lo scarso feeling con i piloti, a fine 2014 era arrivata l’ora di sostituire una pagina con troppe cancellature e correzioni con una bianca.

Bianca come il casco di Vettel, che oggi sembra essere uscito dalla Ferrari Driver Academy anziché dalla scuola Red Bull.

Il ventisettenne di Heppenheim, 4 volte campione del mondo, infatti sin dal primo giorno si è dimostrato rispettoso e disponibile nei rapporti con l’equipe, ambientandosi con successo nella nuova realtà: doti che quelli della Red Bull ricordano bene, in particolare i meccanici con i quali Sebastian era solito cenare durante i week-end di gara, proprio per creare una maggiore coesione.

Il casco con la scritta “29.11.14 Il mio Primo giorno in Ferrari“, indossato al primo test in rosso sulla pista di Fiorano, non fu la solita bizza creativa, ma un segnale di volersi sentire ferrarista fin da subito.
Sebastian si è dimostrato attento alla storia del team per cui corre, visitando il museo e leggendo libri sull’epopea di Maranello. Intelligenza e curiosità insoliti nel Paddock, che possono anche aiutare nella ricerca della prestazione. Perché come molti campioni del passato spiegano, in F.1 non basta il piede: la testa e i rapporti umani all’interno della squadra giocano un ruolo altrettanto decisivo.

E in Ferrari sotto questo delicato profilo il lavoro è stato ottimo; merito in primis di Sergio Marchionne per aver piazzato le persone giuste al posto giusto, mantenendo il corretto equilibrio tra tecnici del muretto e piloti, senza che quest’ultimi, intoccabili, si intromettessero nelle scelte tecniche, come nel recente passato era capitato.

A proposto di storia: prima di quello di domenica scorsa, l’ultimo trionfo della Scuderia di Maranello risaliva al GP di Barcellona 2013, quando al volante c’era Fernando Alonso. Da quel giorno erano passati quasi due anni e 9 podi.

Ci ha pensato Vettel alla seconda corsa della stagione a spezzare il digiuno, nonostante nei test invernali Kimi Raikkonen sia stato più in palla del neo acquisto, e nonostante il finlandese abbia alle spalle 214 GP contro i 141 del tedesco. Anche all’esordio di Melbourne Seb era stato autore di un terzo posto promettente, chiudendo alla prima curva proprio Raikkonen, che dopo 2 GP non ha espresso, o meglio concretizzato, ancora tutto il suo potenziale.

Il fine settimana Malese del neo ferrarista è stato perfetto sin dalle qualifiche, sotto la pioggia. La partenza è stata decisa quanto quella dell’Australia. Anche all’uscita dal secondo pit stop è emersa la classe di Vettel, quando ha chiuso Nico Rosberg e si è lanciato all’inseguimento di un Lewis Hamilton da tempo mai così in confusione.

In una domenica fatta di grinta e strategia è emersa anche la tecnica, e in particolare la mano del direttore tecnico James Allison: come le sue Lotus di due anni fa, anche la SF15-T si dimostra efficace nel gestire le gomme Pirelli, soprattutto nelle situazioni più critiche presenti per la prima volta quest’anno in Malesia.

Da notare come l’ingegnere inglese era stato voluto da Flavio Briatore sia nel 1994 che nel 2005, all’epoca della Benetton di Michael Schumacher e della Renault di Fernando Alonso, entrambe mondiali.

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Ora Vettel con la 41^ vittoria in carriera allontana le batoste 2014 di Daniel Ricciardo e si ritrova a una sola distanza da Ayrton Senna nella classifica dei piloti pluri vincitori. Ancora un successo e poi ci saranno solo Alain Prost (51) e Michael Schumacher (91) davanti al tedesco. Proprio Michael Schumacher, l’idolo di infanzia di Vettel, non riuscì ad essere così tanto precoce a trionfare con la rossa: centrò l’obiettivo alla sua 5^ uscita.

E così anche i tifosi della Ferrari più scettici del valore di Sebastian Vettel dovranno ricredersi, finalmente.
Probabilmente erano in tanti a pensarla come Alonso, quando da ferrarista dopo le sconfitte dichiarava che il suo vero rivale fosse Adrian Newey, che progettava le Red Bull, e non il baby prodigio tedesco che le pilotava, il quale però vinse proprio di fronte al pubblico italiano nel 2008 con la Toro Rosso

In vista del Gran Premio di Cina, domenica prossima, Helmut Marko, ex pilota e consulente di primo ordine Red Bull, ha sentenziato:”Dalle informazioni in mio possesso, Ferrari sta lavorando ad un grosso step evolutivo per Montreal. Con gli aggiornamenti in arrivo e i passi avanti fatti durante l’inverno sulla power unit, loro dovrebbero agganciare le due Mercedes in occasione del GP del Canada“.

Insomma, come sanno benissimo dalle parti di Maranello l’appetito vien mangiando, e il campionato 2015 pare esser più aperto di quello che si potesse pensare alla vigilia. Certo, a Sepang ha aiutato anche una Safety Car, ma le ricette di Maurizio Arrivabene sembrano funzionare.

 
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