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Credits: Scuderia Ferrari Twitter

A Maranello è tornato a splendere il sole. Nonostante i problemi del #55, i ferraristi lasciano Melbourne con diverse sicurezze in più

Aveva ancora fame, Charles Leclerc. Giro dopo giro, nonostante la sua Ferrari F1-75 avesse ormai seminato gli avversari per la vittoria, i settori tinti di fucsia si inanellavano. Una guida perfetta, una power unit molto affidabile e una gestione gomme magistrale hanno permesso al monegasco di ottenere il suo primo Grand Chelem. Nonostante uno sfortunato ingresso della safety car che, dopo aver polverizzato il vantaggio acquisito, avrebbe potuto riaprire i giochi.

Simbolo della situazione in casa Ferrari è il team radio registrato verso la fine della gara, quando il monegasco ha chiesto al box se potesse provare a raggiungere il giro veloce. L’appetito vien mangiando, mi viene da dire, dato che il tempo record era già nelle sue mani. La richiesta è stata comunicata ai box più volte, fino a quando dal muretto hanno risposto perentoriamente: “Abbiamo già il giro veloce e pensiamo che nessuno possa batterlo”. La reazione delusa del #16, “Ok, but, ok”, dice tutto sulla situazione in casa Ferrari, desiderosa di imporre un nuovo dominio.

Leclerc e la fame di vittorie con la Ferrari F1-75

Risultato? Il monegasco non ha smesso di cercare il giro fucsia, seminando la concorrenza fino all’ultimo giro, dove il tempo registrato di 1:20.260 ha permesso alla sua Rossa di allungare ulteriormente sull’inseguitore più vicino, Sergio Perez, che ha chiuso il Gran Premio con addirittura 20.524 secondi di ritardo.

Il carattere maturo e affamato di Leclerc avrà sicuramente convinto tutti tifosi del Cavallino, anche quelli che l’anno scorso lo davano per spacciato nei confronti del compagno di squadra, Carlos Sainz. I campioni vanno giudicati quando sono in grado di lottare per la vittoria. Una “misera” lotta per il terzo posto costruttori può eclissare anche il più pregevole dei talenti.

La Ferrari è tornata grande?

Senza alcun dubbio, la Scuderia più vincente della storia sarà in grado di lottare per il primo titolo iridato dell’era ibrida a effetto suolo. Al netto di quanto visto fino a ora, la Ferrari potrebbe assaltare il campionato da una posizione di vantaggio. La RB18 motorizzata RBPT non sembrerebbe essere la monoposto più affidabile mentre, dall’altro lato, la W13 dovrebbe lottare soltanto per il gradino più basso del podio, nel caso gli uomini di Brackley non sistemassero questo progetto nato male.

Onore al merito

Un plauso per questa situazione finalmente positiva va a Mattia Binotto, capitano di un gruppo uscito con le ossa rotte dal terribile biennio 2020-2021, biennio che avrebbe potuto far perdere la bussola a chiunque. Invece, gli uomini in rosso hanno continuato a lavorare in silenzio ma senza sosta, disegnando su quel foglio bianco rappresentato dalla rivoluzione regolamentare un capolavoro d’ingegneria, capace di far dimenticare in appena 165 giri gli incubi causati dalla SF1000. Ciononostante, il campionato è ancora lungo. Gli intoppi possono trovarsi dietro ogni angolo. Non resta che aspettare i prossimi appuntamenti, tappe di un mondiale che si annuncia più intenso che mai.