Fernando Alonso Collection: dall’Italia con passione

«Tutto è iniziato come un gioco. Suo padre, José Luis, sfruttando la propria passione per i go kart ne costruì uno a sua figlia Lorena. Però, con sorpresa, non fu lei, ma il fratello Fernando, di soli tre anni, che fin da subito mostrò vero interesse per il bolide. Raccontano che dovettero adattare i pedali per fare in modo che potesse gestirlo. Così iniziò la gara più lunga di quelle che ha corso Fernando Alonso. Una corsa che gli ha portato, in 24 anni di attività, a essere il pilota più vincente della Spagna diventando in Brasile, il più giovane campione del mondo di Formula 1, fino a quella data». Chi c’è stato e ha comprato il catalogo, a fine della visita, avrà iniziato la propria lettura con esattamente queste parole. Grazie all’impegno di Fernando, ma primariamente della sua famiglia che, è il caso di dirlo, fin dagli inizi ha tenuto da parte tutti quegli oggetti importanti nella carriera dell’asturiano, la mostra Fernando Alonso Collection riesce a trasmettere completamente e alla perfezione ad appassionati e tifosi quella che è stata la lunga storia sportiva del pilota spagnolo più vincente della Formula 1.

Più di 270 pezzi che contagiano chiunque decida di fare un salto al Centro Arte Canal di Madrid. Velocità, determinazione, capacità e lucidità. Sono le parole alle quali ti viene da pensare dopo aver assistito alla mostra che, tra le tante cose, conserva anche le vetture con quali Alonso è diventato due volte campione del mondo, nel 2005 e 2006 con la Renault.

Il KM 0, l’origine, l’inizio. Il suo primo kart era colorato come una McLaren, come la McLaren di Ayrton Senna, uno degli idoli del piccolo Fernando. È un po’ come entrare in una macchina del tempo dove poter vedere da vicino quelle che vogliamo definire come reliquie, quelle che rappresentano l’incipit, l’inizio di una lunga corsa che dopo 24 anni deve ancora concludersi. La prima tuta fu cucita dalla madre, il primo casco, il primo trofeo, la prima licenza da pilota rilasciata quando aveva appena tre anni. La parte meno conosciuta e più intima di un pilota del quale gli appassionati bramano di sapere tutto. Poi c’è quel kart col numero 14, il suo numero fortunato, quel mezzo a quattro ruote col quale vinse a 14 anni, numero col quale, a distanza di anni, ama ancora correre quando di diverte con gli amici.

Un viaggio alla scoperta delle monoposto che ha utilizzato tra il 1999 e il 2000. Agli ordini di Campos nell’Euro Open Movistar by Nissan, Alonso s’impossessò del posto lasciato vuoto da Marc Gené, assicurandosi la sua Coloni CN1/Nissan che lo ha accompagnato durante una stagione senza eguali, numeri da record nell’anno del debutto mentre nel 2000 approdò nella Formula 3000 con il Team Astromega guidando una Lola B99/50 che gli ha permesso di salire sul gradino più alto del podio di Spa Francorchamps. Poi il debutto in Formula 1, quel 4 marzo 2001 sulla Minardi, ma i piloti veri si fanno notare sulle vetture dalle limitate prestazioni.

Poi l’ascesa: la Renault del doppio mondiale, la McLaren e un matrimonio chiuso dopo appena un anno di contratto, più per questioni politiche che professionali, il ritorno in Renault, quella che per lui era una casa, un porto sicuro e poi la Ferrari. Oltre dieci anni di Formula 1, spiegata in modo didattico: dai materiali, all’aerodinamica della vettura. Dai regolamenti alle questioni gomme e motore.

Due le vetture che non riescono a lasciarti impassibile. Non è facile averle così vicino, la R25 e la R26, le monoposto con le quali vinse il campionato del mondo piloti, due volte di seguito, diventando, fino a secondo mondiale di Vettel, il più giovane bi-campione del mondo di Formula 1. Hanno un significato speciale, anche più delle Ferrari che distano poco più in la.

Ebbene si, le Ferrari. Siamo stati fortunati, inizialmente erano previste solo la F10, con la quale ha sfiorato il terzo mondiale, perso a causa di un clamoroso autogol del muretto, e la 150° Italia, con la quale colse soltanto un successo, a Silverstone. Proprio il giorno prima della nostra visita, la mostra si è arricchita di altri due gioielli di tecnologia, la F2012 e la F138, che inizialmente non erano previste per questioni di contratto.

Il Circuito Alo è sicuramente la parte maggiormente interattiva della mostra, dove gli appassionati hanno la possibilità di consultare non solo il palmarès sportivo dello spagnolo ma anche di interagire col lato più umano del pilota, attraverso una selezione di video e foto che ripercorrono la carriera e la vita personale di Fernando Alonso. L’area F1 Experiences è un’altra delle zone più battute dai fans che si chiude con un’emozionante dedica del suo ingegnere, Andrea Stella.
E non si sono fatti mancare niente: oltre al volante di Formula 1 composto da tutti i bottoni che potrebbero far uscire di testa un vero tifosi, nella nuova era dei motori V6 Turbo, gli aficionados dell’asturiano possono sperimentare, attraverso gli auricolari, l’ascolto del ruggito del V10 Renault della R25, a Monza, ammirando, sotto una copertura di vetro, il motore stesso, osservandone le caratteristiche e scoprendone i più piccoli elementi, che generalmente stanno sotto la carrozzeria.

Oltre a numerosi trofei che spiccano, dove ricordiamo quello a forma di pagoda del primo podio in Malesia nel 2003, quello di Montecarlo, nel 2006 e 2007, rispettivamente con Renault e McLaren, quello di Singapore 2008 che ha incoronato Fernando come il primo pilota che è riuscito a vincere una gara in notturna, la sezione che fa scintillare maggiormente gli occhi degli appassionati è quella dei caschi dei colleghi dello spagnolo.

Da Felipe Massa a Rubens Barrichello, senza dimenticare Lewis Hamilton, Sebastian Vettel, Kimi Raikkonen, Michael Schumacher, Jenson Button, Nico Rosberg, Giancarlo Fisichella e perfino Nelsinho Piquet. Tutti sono autografati, su alcuni è ben visibile la dedica, come su quelli di Hamilton, Vettel e Schumacher. «La Fernando Alonso Collection non si può descrivere bisogna viverla», si, viverla. Ogni parola non è abbastanza. Con questo nostro ricordo, abbiamo provato a portare a Madrid anche voi.