ESCLUSIVO-Giorgio Terruzzi difende Alonso: «Un ferrarista nei suoi confronti dovrebbe avere solo gratitudine»

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«La Formula 1 non sarà più la stessa dopo questo fine settimana»

Con questa breve frase stiamo riportando le parole di Ayrton Senna, a sua volta citato dal giornalista Giorgio Terruzzi nel suo libro Suite 200. Poche parole, molto significative. Talmente significative e malleabili che hanno ancora senso, se le adattiamo ai giorni nostri. Le possiamo contestualizzare nel week-end di Interlagos 2013, evento in cui abbiamo dovuto lasciare i V8 per abbracciare il culto del V6 turbo insieme a tutte le sue incognite, sulle quali ogni tifoso ha fantasticato per un intero inverno. Iniziamo da qui, passando attraverso le tematiche più discusse, a compiere un viaggio nel tempo dal 2014 al 2015 con colui che ha citato le parole di Ayrton Senna: Giorgio Terruzzi, il volto e la voce  di una Formula 1 raccontata con uno stile vivace e inconfondibile.

Partiamo dal 2014 con le sue aspettative prima dell’inizio della stagione 2014 di Formula 1.  Con la speranza che fosse la volta buona per la Ferrari e per Alonso.

Quali invece erano le sue considerazioni sulla spettacolarità delle gare dopo l’avvio della stagione? Se parliamo del 2014, pensavo che la situazione fosse critica. Di fatto è accaduto così. Ho impiegato settimane per capire come funziona una power unit, accorgendomi di quanto sia impossibile descriverla in un articolo o tantomeno in un pezzo per la tv. In aggiunta pochi personaggi, poche storie, troppo controllo sulla comunicazione da parte dei team.

Facciamo una pausa. E’ il periodo dell’uscita del suo libro Suite 200 in occasione dei 20 anni dalla morte di Ayrton Senna. Quanto tempo ha impiegato a decidere di contattare l’Hotel Castello per trascorrere la notte nella Suite 200? Quando ho deciso di scrivere il libro, ho pensato di trascorrere una notte nella suite. Quindi ho chiamato la signora Tosoni. Diciamo che la decisione di scrivere e la chiamata all’hotel sono state conseguenti.

Ayrton ha avuto un enorme impatto sulla Formula 1 sia con le sue gesta in pista sia con il suo incidente. Nel suo libro ha citato la frase di Lucio Dalla “Dov’eri quando è morto Ayrton Senna? Prova a fare questa domanda a chiunque. Ciascuno ti risponderà descrivendoti un luogo, un momento preciso”, ci descriverebbe il suo momento preciso? Ero a Imola, in pista, come raccontato nel libro. Mi trovavo in sala stampa.

In quella gara Ayrton si fece inquadrare nel cockpit  senza casco. Ogni pilota ha la propria routine pre-gara, che include gesti da evitare o necessari in quanto apotropaici. Quali gesti ha avuto modo di notare nei piloti prima di salire in macchina? E’ cambiato negli anni il modo di prepararsi prima dei Gran premi?Ayrton faceva spesso così. Ogni pilota ha una propria procedura che serve per smaltire la tensione, trovare concentrazione e seguire alcuni piccolo riti scaramantici. Molti tornano nel box dopo aver sistemato la macchina sulla griglia, fanno pipì, camminano per macinare un po’ di stress e rientrano in pista ad un’ora precisa. Alonso, ad esempio alle 13,48 se la gara parte alle 14. I metodi non cambiano negli anni. Cambiano a seconda delle persone.

Williams, l’ultima squadra di Ayrton, nel 2014 è totalmente diversa, a partire dal cuore pulsante che è Mercedes. Grazie alla power unit è riuscita a salire sul podio molto spesso. Secondo Lei è stata la vera outsider dell’anno?  Certo, per molti versi. Era un team in grave affanno tecnico ed economico, ha trovato alcune soluzioni tecniche semplici ma efficaci e il motore più competitivo in circolazione. Cosa che ha dato la svolta. La controprova la si osserva oggi. Miglioramento del motore Ferrari, ad esempio, e qualche difficoltà a reggere il passo.

Una curiosità: Le è piaciuto il duello tra Vettel e Alonso, due tra gli “umani” della stagione, a Silverstone?  Sì, ogni duello è interessante. In quel caso le implicazioni umane dei protagonisti  hanno offerto più pepe.  Alonso e Vettel sono stati duellanti per anni. Il problema è che per anni hanno combattuto in condizioni molto diverse.

Sul fronte dei non-umani, invece, si parla di dominio assoluto, salvo Ricciardo. Secondo Lei il dominio Mercedes ha ucciso la spettacolarità della Formula 1 2014?  In parte sì. Succede sempre così quando un team è nettamente superiore. Per fortuna i due piloti hanno mantenuto un incertezza sino a fine stagione. Comunque non è un demerito da attribuire a chi vince ma a chi perde, sempre. In aggiunta abbiamo avuto nel 2014 una rivoluzione regolamentare indigesta. Un eccesso di tecnologia che rende le macchine poco comprensibili, facili da guidare, molto penalizzate o premiate da elementi che tagliano un po’ fuori il valore dei piloti.

La folla è mutevole. Ora che Alonso è in McLaren-honda, sono sorte alcune polemiche. Nel mese di febbraio il pubblico si era accanito contro il team per aver nascosto  le vere cause dell’incidente. Ora in molti sono accaniti con il pilota ed esternano il loro odio, specialmente sui social network. Perché tanto accanimento?  I social network sono il nido di chi applica gli estremismi da tifo ovunque. Roba che non ha nulla a che fare con lo sport. E non capisco alcun accanimento nei confronti di Alonso. Ha cambiato squadra, dopo 5 anni di prestazioni superlative. Ha sbagliato mossa. Paga il conto. Beh? Che c’è da dire? E poi un tifoso Ferrari nei confronti di Alonso dovrebbe avere solo gratitudine.

Alonso è anche un utente attivo dei Social network, non apprezzati invece da Bernie Ecclestone che ritiene inutili e non redditizi. Lei è d’accordo? Non mi importa nulla dei social network. Sono sistemi per buttare lì di tutto senza dialogare, soprattutto da parte dei piloti. Con la gente, con le persone si parla, non si twitta.

Un dibattito molto social del 2015 riguarda le donne in F1. Da anni tra le donne e un sedile da titolare c’è un avvicinamento asintotico. Come mai non riescono ad arrivare a un ruolo attivo in F1? Perché non mostrano di avere talento sufficiente. Per lo meno ora. Sono pochissime le ragazze che si dedicano al motorismo e quindi la base è ridotta. Con la conseguenza di non avere a che fare con veri talenti emergenti. E’ un problema di qualità, che non ha nulla a che vedere con ogni genere di discriminazione. Un campionato per sole donne, quello sì, sarebbe discriminatorio. Sarebbe una ammissione di inferiorità. Di fatto, la nostra cultura, porta poche femmine a praticare questo sport.

 Un campionato tutto al femminile, secondo Lei, sarebbe una valida alternativa? A cosa? Non so. Sarebbe una curiosità. Magari anche un affare commerciale.

Infine, se nelle sue pagelline ci fossero i  primi Gran Premi del 2015 da valutare, quale sarebbe il suo giudizio? Beh, ci sono le pagelline. Le pagelline per quanto mi riguarda sono un gioco. Non capiamo nulla di piloti, veramente. E’ difficilissimo valutare una prestazione in questo sport. Così non resta che giocare. Il fatto è che molti prendono il gioco sul serio o non sanno applicare un po’ di ironia alle corse.

 

Beatrice Zamuner 

@BeatriceAlonsa