Domenicali paga le carenze non sue in puro stile italiano!
Quando in tempi meno recenti mi ero trovata a scrivere che una Ferrari allo sbando stava ricercando la propria identità, sembra quasi che abbia avuto le lunghe vedute. Nonostante siano passate oltre 24 ore dall’annuncio delle dimissioni volontarie di Stefano Domenicali da team principal della Ferrari, il tema continua a essere caldo e attuale. Il manager italiano è sempre stato descritto come uno troppo buono e troppo amico di tutti per essere un dirigente. Perché, dove sta scritto che uno buono, non può essere un leader? È stato crudelmente attaccato in questi anni alla corte del Cavallino Rampante, non gli sono stati perdonati i mondiali persi, i risultati mancati. Eppure, nonostante tutto, non mi trovo molto d’accordo con la decisione che è stata presa, forse più dall’Alto di Maranello che da Domenicali in prima persona.
L’imolese lascia il posto, non è attaccato al proprio careghino, afferma di agire in questo modo per il bene della Ferrari. Da il buon esempio di assumersi le responsabilità di chi si trova in un posto di comando, paga colpe che non possiamo definire sue, che sono di natura strutturale, l’ennesimo capro espiatorio da sacrificare dopo le defezioni che si sono susseguite in questi ultimi anni di Mazzola, Baldisserri, Dyer, Costa, colpevoli di errori irrimediabili. Quello che forse, in pochi ci fanno caso, è che non è Domenicali a decidere gli acquisti della Ferrari, è semplicemente relegato a gestire un gruppo che gli è stato messo nelle mani. Il problema principale ne deriva dal progetto tecnico. Non è questione di singolo o lavoro di squadra (guardate un po’ Costa). Prendiamoci la libertà di prendere esempio dal mondo del calcio: se il Sassuolo di Di Francesco, sta perdendo 5-0 contro la Juventus di Conte, l’allenatore può metterci il cuore, incitare i suoi ma per diversi fattori, se la differenza tecnica è troppo grossa tra le due fazioni, puoi spingere finché hai fiato il gruppo, è triste a dirsi, ma non servirà a niente.
Non è qualcosa che può cambiare in una partita, in 10 minuti di gioco o in un tempo. Sono piani lunghi e complicati ma in un mondo veloce come la Formula 1, i risultati devono arrivare, velocemente, cosa che accade in minor percentuale.
La verità è che la Ferrari, o forse Montezemolo, doveva imputare a qualcuno l’ennesimo insuccesso. La colpa, volenti o nolenti, la si doveva dare a qualcuno ed ecco sobbalzare il nome di Domenicali. In puro stile italiano, l’ennesimo capro espiatorio da sacrificare, come se l’allontamento dell’italiano bastasse alla Ferrari per tornare a vincere. Domenicali ha lasciato il posto a un uomo ben voluto, più a Torino che a Maranello, a un manager di caratura internazionale che fin dal suo arrivo in Ferrari, ha preso parte al mondo delle corse come uomo immagine del Cavallino negli States. Ma non si diceva che vale più la pratica della grammatica? Vediamo…