analisi gp bahrain

Credits: Twitter

Tra certezze, dubbi e sorprese il Gran Premio appena disputato ha sicuramente lasciato parecchi spunti intriganti, sia positivi che negativi. Se la cartolina del fine settimana ci regala il duo Verstappen-Red Bull più in forma che mai, sullo sfondo si alternano parecchie situazioni che vale la pena approfondire. Di seguito l’analisi della tre giorni del Bahrain.

Red Bull: se la perfezione non esiste, allora questa cos’è?

Il primo round a Sakhir ci ha regalato un Max Verstappen che pare proprio non aver cambiato registro rispetto allo scorso anno, però è doveroso menzionare anche il compagno Sergio Perez. Sì, perché il messicano sembra essersi avvicinato ulteriormente al pilota olandese, a confermare la linea tracciata dal team anglo-austriaco: far performare entrambi al meglio, in modo tale da avere due piloti competitivi. Dopo un inizio di 2022 scoppiettante per Perez e una seconda parte di stagione in cui Super Max, una volta trovata la quadra, ha messo la freccia e si è diretto verso il suo secondo titolo.

Diversamente quest’anno, come rivelato da Helmut Marko, Red Bull è riuscita a trovare un compromesso per quel che concerne il concept della RB19, in modo da far sentire entrambi i piloti a proprio agio. Un’altra chiave di lettura interessante la troviamo nel differente approccio che la squadra ha adottato con Perez. L’ultima giornata di test, infatti, è stata interamente dedicata al messicano, il quale si è reso protagonista di parecchie simulazioni di long run e, soprattutto, di qualifica e i risultati sono ora sotto gli occhi di tutti. Basti pensare che all’inizio dei suoi primi due anni in Red Bull, il pilota numero 11 aveva collezionato un’eliminazione in Q2 e un quarto posto (a tre decimi da Max). Al contrario, sabato Checo ha conquistato la prima fila a poco più di un decimo dal poleman.

E se lo scorso hanno faticava a tenere il ritmo in gara, ieri (salvo partenza faticosa) sarebbe potuto arrivare molto più vicino a Verstappen, magari giocandosi anche la vittoria. A Milton Keynes sembrano aver appreso che, oltre ad una macchina stellare, ci sia realmente bisogno di entrambi i piloti se l’ambizione è quella di lottare per ambedue i titoli.

Ferrari: fare affidamento solo sul talento di Leclerc non basta più

Il primo weekend targato Frederic Vasseur si è sviluppato sulla falsa riga del 2022: vettura molto veloce e competitiva al sabato, terribilmente lontana dal vertice in gara. Per ora la SF23 possiede le stesse identiche problematiche della F1-75: degrado gomme e affidabilità. Tuttavia, va anche detto che questa è una monoposto che porta ancora la firma del gruppo di lavoro che gestiva Mattia Binotto. Perciò per trarre le prime conclusioni occorrerà attendere quantomeno gli sviluppi.

Uno dei pochi, se non l’unico, segno di stabilità porta il nome di Charles Leclerc. Il monegasco ha saputo tenere a galla il team in anni complicati, spesso portando la vettura a occupare posizioni che non meritava realmente. Che Ferrari debba puntare su di lui se vuole tenere accesi i sogni iridati è pressochè evidente, anche se solamente il tempo potrà dirlo con certezza. A suggerirlo sono anche le differenze a livello prestazionale che Charles crea, era così con Vettel e lo è ora (anche se in modo meno accentuato) con Sainz. Se in qualifica lo spagnolo riesce più o meno a tenere il passo, spesso in gara la storia è ben diversa. L’ultima dimostrazione il distacco di ieri tra i due prima del ritiro della monoposto numero 16.

Alla vigilia del fine settimana non era poi così scontato, dal momento che ci eravamo lasciati ai test con un Sainz molto più a suo agio rispetto al nativo di Montecarlo. Oltre tutto ciò, resta corposo il lavoro da svolgere anche sul fronte affidabilità che ha compromesso la gara di Leclerc, costretto a dire addio al podio. Certo, è solo la prima gara, ma avere già 25 punti di distacco dal rivale per il titolo che viaggia forte non è il massimo. Soprattutto se Red Bull dovesse continuare a mostrare quest’incredibile performance per l’intera stagione.

Mercedes: giusto dare continuità al progetto zero-pod?

Questo è sicuramente uno dei periodi più complicati della carriera di Lewis Hamilton. La sua W14 non è andata oltre il settimo posto in qualifica, con un distacco dalla pole di ben sei decimi, esattamente come nel 2022. Un progresso che tarda ad arrivare, nonostante la conclusione della scorsa stagione avesse fatto ben sperare gli uomini di Brackley. L’inglese, successivamente ai test post-season di Abu Dhabi, aveva sottolineato come non volesse mai più vedere quella monoposto, concetto ribadito anche nel corso del weekend appena trascorso. Un concept che sembra non convincere più nemmeno Toto Wolff al contrario degli ingegneri Mercedes, i quali credono che ci sia ancora del potenziale da estrarre.

A questo punto, la domanda che tutti si fanno nel paddock è lecita: Lewis, in scadenza a fine stagione, accetterà un altro anno senza poter lottare per le posizioni di vertice? A ogni modo, lo stesso Hamilton ha dichiarato che resterà in Formula 1 finchè non riuscirà a conquistare “l’ottavo titolo che mi è stato tolto”. Eppure, complice una Red Bull stellare, un compagno di squadra come George Russell che scalpita per emergere e una macchina tutt’altro che competitiva, non è da escludere che il sette volte iridato decida di appendere casco e tuta al chiodo. Perchè, per quanto sia determinato, al momento pare proprio che le sue ambizioni siano destinate a scontrarsi con la dura realtà che sta affrontando il team anglo-tedesco.

McLaren: due ottimi piloti su una vettura, per ora, non all’altezza

La sorpresa in negativo, contro ogni pronostico, finora è sicuramente il team di Woking. Superfluo dire che ci si aspettava ben altro avvio da parte della squadra inglese, soprattutto la falsa partenza già nel 2022. Notte fonda in Bahrain per la squadra color papaya, con Oscar Piastri ritirato dopo soli 13 giri per un problema elettrico. Non è andata certo meglio a Lando Norris, 17esimo (e doppiato) al traguardo e spesso obbligato a sostare ai box per immettere aria nel motore a causa di una perdita di pressione pneumatica della Power Unit della sua MCL60.

Tutto questo, in parte, potrebbe essere ricondotto anche a strutture in fabbrica ormai obsolete. Riguardo ciò, ricordiamo che verso metà 2023 dovrebbero essere completati i lavori per la nuova galleria del vento e simulatore. Non è da escludere che possano dare una mano già nella seconda parte di stagione. Tuttavia, per trarne i massimi benefici occorrerà aspettare il 2025, come affermato dal CEO Zak Brown. La priorità al momento resta quella di trovare al più presto la quadra per permettere a due piloti eccellenti come Piastri e Norris di performare al meglio delle proprie possibilità.

Non è stato un inverno semplice nemmeno a livello dirigenziale, con la squadra rimasta orfana di Andreas Seidl (passato in Alfa Romeo in attesa dell’ingresso di Audi nel 2026) e la conseguente promozione a Team Principal del capo degli ingegneri Andrea Stella. La linea è stata chiara sin da subito: dare continuità al progetto evitando stravolgimenti. Anche in questo caso è ancora troppo presto per fornire un giudizio, seppur non è sempre detto che un ingegnere sia la persone più indicata per guidare un intero team, per il semplice motivo che oggi il ruolo del TP è sempre più complesso. L’ultimo esempio in ordine cronologico è il binomio Binotto-Ferrari, con conseguenti dimissioni dell’italo-svizzero.

Aston Martin: un’ascesa che spaventa gli avversari e allarma i top team

Il duro lavoro paga sempre. Ne è un esempio il team di Lawrence Stroll che rilevò l’allora Force India (poi diventata Racing Point e dal 2021 Aston Martin). Da lì in poi è stato un continuo upgrade a livello di personale, con i migliori tecnici che si sono affacciati a questa nuova realtà. Uno di questi è Dan Fallows, ex Red Bull, uno dei progettisti che può essere considerato “responsabile” del fatto che le forme dell’AMR23 siano simili alla vettura di Milton Keynes. A sorprendere gli addetti ai lavori è stata la crescita esponenziale avuta dalla squadra, a dimostrazione di quanto il progetto sia valido.

Il tutto va sommato all’ingaggio di un pilota come Fernando Alonso, avente un enorme esperienza alle spalle ma nonostante ciò ancora affamato di vittorie. Va ricordato, inoltre, che presto la squadra di Silverstone potrà finalmente usufruire della nuova e rivoluzionaria fabbrica che garantirà ancor più stabilità a quello che è un programma che sembra avere tutto per diventare vincente. Quando, come tutti si augurano, un podio come quello ottenuto ieri non basterà più a soddisfare le ambizioni di una squadra che punterà a ben altri obbiettivi.