Non solo Senna: Mosley, Herbert e Hill ricordano Ratzenberger

Anche nel momento della morte è stato Senna a prendersi tutta la scena, eppure sempre troppi pochi dimenticano che quello di Imola fu un fine settimana funesto fin dalle prime battute. Il Gran Premio di San Marino del 1994 è iniziato sotto una cattiva stella, fin dal venerdì, quando un giovanissimo Rubens Barrichello, autore di un pauroso incidente che poteva avere risvolti drammatici, se la cavò con appena un braccio rotto. Il sabato, si spense la vita di Roland Ratzenberger, pilota austriaco che debutto in Formula 1 proprio quell’anno, sulla Simtek. La morte faceva il suo rientro in pista dopo la drammatica stagione del 1982 e Max Mosley, ex presidente della Fia, lo ricorda bene: «Roland non ha avuto quello che ha avuto Ayrton, Ratzenberger è stato pianto solo dalla sua famiglia – ha sottolineato l’ex numero uno della Federazione alla Reuters – Non aveva soldi, si era fatto da solo ed era davvero una brava persone. Personalmente sono andato al funerale di Ratzenberger anziché a quello di Senna perché sentivo che qualcuno doveva sostenere lui e la sua famiglia».

Tra gli ex piloti, sicuramente Damon Hill è quello più vicino all’austriaco, agonisticamente parlando: «Aveva seguito una strada simile alla mia. Era arrivato in Formula 1 a 31 anni, abbastanza tardi nella sua carriera, chiaramente aveva talento, ma non ha brillato come un Senna o un Hamilton». E anche se non sono mai arrivati grandi successi, anche Johnny Herbert è dello stesso parere del britannico: «Ha vinto una delle gare più importanti nella carriera di un giovane pilota, il Formula Ford Festival, ma purtroppo non abbiamo mai visto il meglio di Roland, aveva un gran talento».

L’esordio in monoposto di Ratzenberg avvenne nel 1983 quando si districò tra Formula Ford tedesca, Formula 3 britannica e il campionato turismo. «Roland è quasi dimenticato. Ogni volta che parlo con le persone non dico mai il fine settimana di Ayrton, è sempre quello di Ayrton e Roland. E questo non lo dimenticherò mai e non voglio nemmeno che le altre persone lo dimentichino. Con Roland abbiamo perso un bravo ragazzo, che lavorava molto duramente per poter essere un pilota di Formula 1», ha concluso Herbert.