Masi, un 2021 pieno di errori (II parte)

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Dopo Jeddah e Abu Dhabi, è il momento di passare agli altri episodi controversi in cui Michael Masi è stato protagonista nel 2021. Da Baku a Spa, fino alla mancanza di coerenza messa in evidenza durante la stagione

Ci eravamo lasciati parlando delle decisioni prese dal collegio dei commissari capitanati da Michael Masi nelle ultime due gare del 2021. È il momento ora di guardare un po’ più indietro tentando d’individuare in quali altre occasioni le scelte della Direzione Gara hanno generato grosse polemiche. Perché durante la stagione se ne trovano, e il caso di Spa è solo la regina di tutte le controversie.

Come già visto a Jeddah e ad Abu Dhabi all’australiano è mancato probabilmente polso. E in una lotta così agguerrita come quella di quest’anno quando l’arbitro cede un dito, è possibile che l’altra parte si prenda tutto il braccio. Hanno fatto clamore i provvedimenti che hanno avuto ripercussioni sull’uno o sull’altro dei protagonisti; ma ad Imola avevamo già avuto un piccolo assaggio di quello che sarebbe stato un annus horribilis per la FIA.

UNA FALLA NELLA SICUREZZA

In Azerbaijan le discussioni avevano come tema quello della sicurezza. Legate al circuito sì, ma soprattutto legate alle tempistiche – considerate all’unanime troppo lente – della Race Direction dopo l’incidente di Max Verstappen. Al 47° giro l’olandese si è ritrovato a terminare anzitempo un Gran Premio che stava dominando per via del cedimento della sua posteriore sinistra (vedendolo schiantarsi contro le barriere lungo il rettilineo di partenza).

Da lì a poco sarebbe stata esposta la doppia bandiera gialla, e poi la rossa. Un episodio di quel tipo non lasciava spazio a pensieri, eppure non si è stati così tempestivi. Perché nel frattempo che qualcuno stava lì a rimuginare sul da farsi, diversi piloti si sono trovati a transitare di lì senza che gli fosse segnalata la situazione. Charles Leclerc si era addirittura aperto via radio dicendo: È uno scherzo, cosa stanno aspettando?!.

LA FARSA DI SPA

In quel di Spa-Francorchamps alla fine di agosto è andato in scena un altro capitolo assurdo. Con la domenica che ha visto tifosi e addetti ai lavori interdetti davanti a una vera e propria gara farsa coronata dall’assegnazione di metà del punteggio. È così che si devono chiamare quei due giri e mezzo dietro alla safety car imposti da Michael Masi prima che la corsa fosse arrestata definitivamente.

Che la giornata prevedesse della pioggia abbondante era un fatto accertato. Perché allora non modificare l’agenda? Perché aspettare le 15.00? La gara della Formula 3 d’altronde si era disputata, quindi perché non spostare quella della competizione madre alla mattina? E se questo fosse stato comunque impossibile si potevano prediligere altre opzioni, come il rinvio a lunedì e in extremis anche la cancellazione. Non ci sarebbe stato nulla di male a livello sportivo, sono prevalse però le ragioni economiche.

INCONGRUENZE

Nell’arco della stagione ciò che è risaltato agli occhi di tutti è una mancanza generale di coerenza. Stesse manovre che prima vengono penalizzate, poi no, e poi ancora sì; o che vengono penalizzate in modo differente. Eppure un regolamento (anche se mal scritto) c’è. Qualcuno addita queste differenze alla presenza di commissari diversi a ogni tappa, ma nel momento in cui c’è un precedente che importanza ha?

È una delle cose che ha lasciato più perplessi. Sbagliare si può, ma è accettabile anche quando accade quattro o cinque volte (se non di più) all’anno? La verità è che la Formula 1 merita di non ritrovarsi sotto una valanga di attacchi, e che la FIA faccia qualcosa per porre rimedio a questa situazione. La Formula “spettacolo a tutti costi” non piace perché non è Formula 1. E questo Liberty Media se lo dovrebbe mettere testa, rischia altrimenti di far disinnamorare il suo pubblico – quello che la Formula 1 la ama davvero.