Magnussen fuori da Haas? Ecco cosa dovrebbe migliorare

Magnussen-Haas

© Haas F1 Press Area

La stagione 2024 è partita già difficile per Kevin Magnussen, che pur attuando una strategia di difesa voluta dal team Haas e finendo per essere la spalla del compagno, non riesce comunque a stare al suo ritmo

Non è stato solo un problema di gestione dei pneumatici né di strategia Haas a far scattare l’allarme rosso per Kevin Magnussen. Le ultime strategie del team hanno sicuramente evidenziato dei problemi e molto spesso si è puntato sulla fortuna, ma la vettura di quest’anno pare agire in maniera diversa. Durante i test del Bahrain il team americano avrebbe provato a testare i pneumatici Pirelli senza sforzare molto, proprio perché ci si sta concentrando sul piazzarsi nelle posizioni minori per guadagnare qualche punto.

Pertanto Hulkenberg pare si stia prendendo tutti gli applausi del caso e invece Magnussen solo fischi. La verità è che il danese ha faticato, non ha lo stesso ritmo del compagno e le sue gare se le auto-compromette pure. I suoi sforzi, seppur degni di lode, hanno offuscato reputazione e performance, perché se avesse portato a casa qualche risultato in più sicuramente sarebbe andata meglio. Rispetto agli anni precedenti, per il danese questo inizio di stagione è stato il più frustrante.

Le monoposto, che negli anni prima erano di gran lunga peggiori, oggi sono più competitive, eppure restano un motivo di lotta per il numero 20. “Probabilmente è stato l’inizio di stagione più frustrante che abbia mai avuto, sembra sempre una lotta in salita. Non sta ingranando niente. Speriamo di poter trasformare questa cosa. Abbiamo un pacchetto forte. Quindi dobbiamo usarlo”, ha affermato Kevin Magnussen. Perché incidente a Monaco a parte, il pilota si è dimostrato un ottimo aiuto per Hulkenberg. È infatti quello che sta facendo, un aiuto.

Ha accettato quel ruolo, non senza rischi

A Jeddah ha creato una finestra pit-stop per il team mate, pur con Tsunoda e Albon in mezzo e a Miami ha difeso per bene ed è ciò che ha definito le sue gare fin ora. Ha almeno un punto da mostrare per i suoi sforzi, segnato in Australia, importante per recuperare la sua situazione ferma dall’Austria 2022. Eppure viene eliminato nei Q1, cosa che invece a Hulkenberg non capita. Magnussen è consapevole che c’è qualcosa in lui che non va e sta provando a capire cosa.

Odio chiamarla sfortuna, piuttosto sento di avere qualcosa da dire e non riesco a dimostrarla. Allora dico che è colpa della sfortuna. Dobbiamo restare concentrati e rimanere positivi per quello che abbiamo in pista quest’anno”. Se la qualifica è il problema principale, allora diamo un’occhiata alle differenze tra i due piloti Haas. Cina e Miami sono i due esempi evidenti qui, poiché in entrambi è Hulkenberg a rientrare in Q3. Ci sono differenze di approccio evidenti.

In Cina, per esempio, è il tedesco a usare marce più basse, per prendere le curve 6 e 11 a bassa velocità per ottenere una migliore accelerazione dall’angolo, perdendo però nelle curve 7 e 8 per guadagnare altrove. Una strategia sicuramente più pensata, rispetto alla coerenza del danese, che invece trascorre il suo giro di Q1 sul delta del compagno e accelera proprio nella 6, 7 e 8, perdendo dopo. Pare quasi che Magnussen non metta tutto assieme, per questo non mantiene il ritmo del numero 27.

È più bravo a portare più velocità attraverso le curve, ma quell’impavidità torna a morderlo troppo spesso – e sono errori isolati che costano tempo, piuttosto che una vera e propria mancanza di ritmo. Eppure mentre Magnussen è lì a porsi domande su cosa gli succeda, subisce anche la pressione di poter essere fatto fuori da Haas, lasciando il posto a Ocon o Bearman, già lì a bazzicare fuori il box visto il sedile vuoto lasciato da Hulkenberg per il 2025.

Magnussen deve darsi una mossa

Questo significa che per il numero 20 c’è solo una cosa da fare: migliorarsi e giocarsi il tutto per tutto. Questo fine settimana vi sarà il Gran Premio del Canada e pare essere l’ultima opportunità per farlo, visto il rischio di squalifica dopo Monaco. Ricordiamo inoltre che nel 2014 riuscì a arrivare nono con McLaren. Risultato che pare da svecchiare, per il pilota.

Nel momento in cui inizierà a eguagliare Hulkenberg, allora quei 10 punti sulla sua licenza non tremeranno più e forse sarà considerato da qualche scuderia, qualora fosse messo alla porta. Al momento può esplorare solo due opzioni: evitare danni e manovre azzardate e rimanere in Formula 1 o iniziare a guardare le gare dal suo divano.

Francesca Luna Barone