Le ONG scrivono alla Fia: «Sospendete il GP del Bahrain!»

Ogni anno è sempre la stessa storia e la Formula 1, continua a essere sorda nei confronti delle richieste della popolazione bahrenita. Nonostante Sakhir abbia già ospitato ben due sessioni delle tre totali, la tensione in Bahrain non si allenta. Poco prima dei test, ventisei persone sono state arrestate: le violenze e le manifestazioni di dissenso non si sono mai fermate. In occasione delle celebrazioni per il terzo anniversario della rivolta del 2011 sono divampati scontri a fuoco tra civili e forze di polizia con un gendarme rimasto ucciso dopo un’esplosione di una bomba nel villaggio di Dair, a circa 30 chilometri dal Bahrain International Circuit.

La situazione dei diritti umani e civili in Bahrain non è cambiata e rimane critica tanto che lo scorso 14 gennaio diverse ONG come il Bahrain Center for Human Rights, l’Americans for Democracy and Human Rights in Bahrain e il Bahrain Institutes for Rights and Democracy hanno scritto una lettera a Jean Todt, presidente della Fia, per chiedere che il Gran Premio del Bahrain fosse annullato. Da quel poco che è trapelato, il piccolo Emirato è letteralmente tenuto in scacco con la Formula 1 a Sakhir: villaggi cintati da filo spinato, posti di blocco della polizia, uso spropositato di gas lacrimogeni e arresti di massa.

L’edizione 2011 del Gran Premio non venne disputata proprio a causa dei violenti tumulti, mentre nel 2012, la Force India aveva deciso che non avrebbe preso parte alle prove libere del venerdì per permettere ai propri dipendenti di rientrare anticipatamente in albergo.