Komatsu avverte

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L’avvertimento di Ayao Komatsu

Negli ultimi mesi si è acceso un intenso dibattito sul futuro della Formula 1 e sul formato dei weekend di gara. Stefano Domenicali, CEO del campionato, ha più volte dichiarato di essere aperto a cambiamenti radicali per rendere lo sport più spettacolare e appetibile anche alle nuove generazioni. Tra le proposte più discusse figurano l’introduzione della griglia invertita in alcune gare e la possibilità di ridurre la distanza complessiva delle corse domenicali.

Queste idee, sebbene pensate per aumentare l’imprevedibilità e accorciare i tempi di attenzione richiesti al pubblico, non trovano tutti d’accordo. Uno dei più critici è Ayao Komatsu, team principal della Haas, che ha espresso la sua netta contrarietà, avvertendo che simili rivoluzioni potrebbero compromettere l’essenza stessa della Formula 1.

La griglia invertita: spettacolo artificiale o rischio reale?

La proposta di una griglia invertita – ossia la partenza con l’ordine dei piloti ribaltato in base ai risultati precedenti – non è nuova, ma continua a dividere. Secondo i sostenitori, introdurrebbe più azione e sorpassi; secondo gli scettici, rappresenterebbe un artificio poco coerente con la filosofia della massima categoria del motorsport.

Komatsu non ha usato mezzi termini

«Personalmente non sono un fan delle griglie invertite. Non penso che faccia parte del DNA della F1. Una volta che la F1 va in quella direzione, credo possa diventare piuttosto pericolosa. Ma questa è solo la mia opinione personale.»

Il manager giapponese sottolinea come la Formula 1 debba rimanere una competizione di eccellenza tecnica e sportiva, in cui i migliori partono davanti perché hanno guadagnato quella posizione con talento, macchina e strategia. Alterare artificialmente quest’ordine, sostiene, significherebbe snaturare il senso stesso delle corse.

Le gare più brevi: il rischio di ridurre la strategia

Un’altra ipotesi avanzata da Domenicali riguarda la riduzione della distanza delle gare principali, oggi fissata a circa 300 km o due ore di durata massima. L’obiettivo sarebbe rendere le corse più compatte e dinamiche, adattandosi ai tempi di attenzione di un pubblico più giovane e abituato a consumi rapidi di intrattenimento.

Komatsu, però, invita alla cautela. Secondo lui, il formato attuale rappresenta un equilibrio ideale che permette alla strategia di giocare un ruolo fondamentale.

«Credo che i 300 km facciano parte del DNA della F1. Abbiamo già le sprint da 100 km, che vanno bene. Ma la gara della domenica, se la strategia sugli pneumatici è corretta, il mio ideale è qualcosa come due contro tre soste, e poi il circuito—purché ci sia differenza di pneumatici che permetta sorpassi.»
Per Komatsu, infatti, la varietà strategica è ciò che mantiene vivo l’interesse fino alla bandiera a scacchi.

Un esempio concreto: il Bahrain

A sostegno della sua tesi, Komatsu ha citato il Gran Premio del Bahrain, noto per offrire gare intense grazie al degrado degli pneumatici e alle numerose linee di sorpasso:
«Guardate il Bahrain: quando una tre soste affronta una due soste, succede di tutto, per tutti i 300 km. È davvero molto interessante. Ma ovviamente, se si finisce con una gara noiosa a una sola sosta – tutti si fermano al giro 15 e poi non succede più nulla. Per me, finché si gestisce bene la questione degli pneumatici, il DNA della F1 sono i 300 km di gara.»

Il punto centrale è che la durata attuale consente di mettere in gioco variabili come la gestione delle gomme, la scelta della strategia e la capacità di adattarsi all’evoluzione della pista e della competizione. Accorciare la distanza, invece, rischierebbe di ridurre la gara a una semplice sprint senza troppe alternative tattiche.
In sintesi, le preoccupazioni di Komatsu non riguardano solo l’aspetto tecnico ma anche quello culturale e identitario della Formula 1. La categoria, a suo avviso, deve preservare ciò che la distingue da altre discipline motoristiche: corse lunghe, complesse, in cui si combinano velocità, tecnologia, strategia e resistenza.

Se la Formula 1 diventasse troppo simile a una serie di gare sprint o introducesse regole artificiali come la griglia invertita, rischierebbe di alienarsi i tifosi storici senza necessariamente conquistare i nuovi.

Per Komatsu bisogna innovare senza stravolgere

Il dibattito resta aperto: la Formula 1 deve trovare il giusto equilibrio tra innovazione e tradizione. Le sprint race introdotte negli ultimi anni hanno già rappresentato un compromesso interessante, ma ulteriori cambiamenti potrebbero avere conseguenze impreviste. Komatsu invita dunque a non lasciarsi sedurre troppo facilmente dall’idea di “spettacolo immediato”, ricordando che il fascino della Formula 1 risiede proprio nella sua complessità.