Jules Bianchi: il suo malvagio destino ci fa ancora piangere
Sono già trascorsi quattro anni senza Jules Bianchi, senza il suo sorriso angelico e la sua voglia di dimostrare che il posto avuto in Formula 1, lo meritava per davvero. Il tempo passa inesorabilmente, ma ci sono cose che non si potranno mai dimenticare, emozioni e stati d’animo che faranno sempre parte di noi, domande a cui non sapremo mai dare una risposta ed in giornate come queste fanno ancora più male, risuonando in testa più forti che mai. Credo che la domanda più ricorrente dinnanzi a tutto questo, sia: “Perché?”
Seppur per esperienza personale ho imparato che una risposta netta che possa dar pace e placare tutti gli interrogativi posti a riguardo, non potrà mai esserci. Ciò che invece non ho imparato è a non provare rabbia e sgomento, sentimenti del genere in giornate come queste purtroppo restano sempre i medesimi, e mi sfiancano e sfiniscono, ed anche se ogni volta prometto di provare a lasciarli da parte, sono più impetuosi che mai. Il mio rapporto di amore e odio con la Formula 1 si risveglia in occasioni del genere, per quanto la ami, io per il suo “non prevenire anziché curare”, non posso fare altrimenti che odiarla.
La rabbia prende il sopravvento ed a nulla serve il sentirmi dire, che la percentuale di rischio in questo sport ci sarà sempre e che le cose poi sono cambiate in meglio, perché per quanto lo spettacolo la renda estremamente irresistibile è inaccettabile che si preferisca alla vita degli stessi piloti. Vorrei parlare di Formula 1, senza dover parlare di morte. Vorrei parlarne senza avere il magone e sentirmi impotente dinnanzi a tragedie del genere. Vorrei descrivere solo ciò che di magnifico sa suscitare, quanta meraviglia sa regalare, ma oggi proprio non lo so fare.
Chi mi legge da tempo sa, che le statistiche ed i numeri sono ciò che meno amo, perché i nostri Campioni li scegliamo innanzitutto grazie alle emozioni che riescono a donarci, a quanto sanno tenerci incollati allo schermo, a come sanno essere affini con i nostri ideali, passioni e stili di vita. Jules Bianchi aveva un animo nobile e sensibile, animo che non era cambiato nonostante il suo approdo in Formula 1, anzi lavorava duramente per migliorarsi continuamente e per poter approdare nel team che più amava: la Ferrari.
Questo sogno gli è stato negato da una vita che per certi versi è ingiusta e dannata, da un destino malvagio che però non ha il potere di far dimenticare, perché rimarranno eterni i suoi insegnamenti, il suo splendido sorriso, che era talmente bello che riscaldava l’anima solo a guardarlo ed il suo lavorare duramente per raggiungere gli obiettivi prefissati. Nessuno l’ha dimenticato ed anche se silenziosamente, continua ad essere tra noi ad ogni gara e su quella Ferrari che tanto amava.
Taken too soon, but not forgotten.
Forever in our hearts, Jules ❤️#JB17 pic.twitter.com/uFlNZ64Ejz— Scuderia Ferrari (@ScuderiaFerrari) July 17, 2019
Charles Leclerc ad esempio, non perde occasione per citarlo, omaggiarlo e parlare di lui, dell’amicizia che li legava e di come è stato un punto di riferimento per la sua carriera. Sicuramente Jules Bianchi sarebbe stato orgoglioso di vederlo gareggiare con la Ferrari. Fonte d’ispirazione, sguardo di chi è sempre stato limpido e puro dentro, Jules Bianchi era questo e molto altro e proprio per questo ha un posto speciale nel cuore di tutti gli appassionati. La sua carriera breve ma intensa ci ha donato la possibilità di poterlo apprezzare e di poter conoscere il suo infinito amore per la Formula 1.
Forse proprio questo grande amore, può in parte placare la rabbia sopra citata, oggi. Lui amava questo sport sopra ogni cosa e non perdeva occasione per manifestarlo. Perciò anche se a fatica, anche se oggi è difficile, anzi sembra quasi impossibile manifestarlo, credo che il modo migliore per omaggiarlo è ricordarci di questo amore quasi viscerale che, nonostante tutto proviamo per la Formula 1. Lui ne sarebbe sicuramente felice e da qualche parte lassù, con un casco in mano, sorridendo ci starà guardando. #CiaoJules