Il test della Toro Rosso è legale: ecco il perché

Sono passate appena 48 ore dalle prime indiscrezioni che hanno iniziato a circolare a riguardo di un test segreto che la Red Bull avrebbe svolto a Graz, in Austria, per poi scoprire, secondo i colleghi di Autosprint, che il team in questione non era quello di Milton Keynes, ma l’italianissima Toro Rosso. I rumors iniziali erano stati diramati dalla Bild secondo i quali, si sarebbero svolti sei giorni di prove presso la sede della AVL per aiutare la Renault ad ottimizzare prestazione e affidabilità della sua power unit, in vista del debutto stagionale in Australia. Sempre secondo quanto riportato dal giornale tedesco tutto si sarebbe svolto su un banco prova a rulli, però utilizzando una Toro Rosso priva delle appendici alari all’anteriore e al posteriore. Questo perché risulta conforme alla richiesta dell’articolo 5.2, appendice 8 del regolamento sportivo della Fia che consente di effettuare un test su una struttura come ad esempio un banco dove il movimento è determinato solo dall’azione dei rulli.

Il test è avvenuto perché le prove invernali dei motori Renualt, soprattutto nel caso della Red Bull, si sono rivelati una vera e propria debacle, tanto che il test di Graz, spiegherebbe infatti la ritrovata performanca vista in Australia. La situazione, davvero delicata, avrebbe convinto il grande capo della Red Bull, Dietrich Mateschitz a riunire gli uomini di Milton Keynes e di Faenza, oltre all’equipe Renualt, per portarli a Graz, dove ha sede la AVL, una delle più grandi società per la simulazione e lo sviluppo delle powertrain. Eppure vietato pensare male per il silenzio a riguardo di questo test: Red Bull e Toro Rosso hanno voluto agire nell’ombra (nonostante la legalità) per paura di essere copiate da altre squadre e non per paura di essere scoperti.