Il circuito di Imola è davvero adatto alla Formula 1?

Circuito Imola

© Red Bull Press Area

All’Autodromo Enzo e Dino Ferrari si è svolto, lo scorso weekend, il primo GP italiano del Campionato: altra vittoria per “Super Max”, ma aumentano le domande sull’adattabilità del circuito di Imola alla Formula 1

Cala ufficialmente il sipario sul GP dell’Emilia Romagna, ma le opinioni a riguardo non sembrano intenzionate a fermarsi. Tanti sono sempre stati i dubbi suscitati dal circuito di Imola, soprattutto relativi alla sua idoneità a ospitare le gare del Circus. Ma dopo lo scorso weekend, molti si chiedono se la pista italiana non possa essere più adatta a categorie quali la Formula 3 o Formula E. Entrambe disputate con vetture di dimensioni minori rispetto a quelle di Formula 1.

L’obiettivo di questa stagione era quello di ottenere una statistica finale interessante dopo ogni Gran Premio. O, almeno, delle statistiche meno ovvie rispetto a quelle degli ultimi anni. Certo, la supremazia della Red Bull è ancora piuttosto costante ma dei cambiamenti ci sono stati, e ben evidenti. Ma nessuna di queste modifiche è dovuta a particolari alterazioni nel calendario di quest’anno.

Una stagione “scontata”?

Il Campionato 2024 ha già regalato numerose, e contrastanti, emozioni. Basti pensare ai recenti tre podi consecutivi di Lando Norris, o al fatto che quella di Imola sia stata la prima gara fuori dai punti per Fernando Alonso dallo scorso GP del Messico. Ma tutto questo non sorprende, considerando di chi stiamo parlando. Per questi motivi, in numerosi puntano il dito direttamente all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari. Un circuito di vecchia scuola, protagonista di gare indimenticabili e di lotte che rimarranno per sempre impresse nella memoria degli appassionati.

Una pista, però, ormai considerata obsoleta dai più. Opinione condivisa anche da diversi piloti: tra questi spicca particolarmente il nome di Sergio Perez, soprattutto in seguito alle sue dichiarazioni post-gara a Imola. Con un rettilineo principale non troppo lungo e la larghezza delle monoposto, unita alla difficoltà di uscire “incollati” alla vettura precedente dall’ultima curva, la pista italiana sembra una versione di Monaco senza muri. Soprannome già affibbiato al circuito dell’Ungheria, ma sembra che quello dell’Emilia Romagna si adatti meglio a questa descrizione.