
E’ notizia di una settimana fa il passaggio ai motori Honda da parte del team Red Bull a partire dal 2019. Un rischio, quello preso dalla scuderia bibitara, dopo quattro difficili anni vissuti dal motorista nipponico. A far optare Red Bull per la scelta Honda le buone migliorie apportate in questa stagione sulla Toro Rosso, vettura con la quale la casa madre può condividere dati.
Se nelle ultime stagione il motore Renault montato sulla Red Bull è stato ri-brandizzato TAG Heuer, la stessa cosa sembra non accadrà con i propulsori Honda, anche secondo i vertici del fornitore giapponese, che per bocca di Masahi Yamamoto hanno tenuto sottolineare come né il marchio TAG né la partnership con Aston Martin arrecheranno alcun conflitto:
“Aston Martin è sinonimo di auto sportive – ha detto il boss Honda a Speed Week – che si sovrappongono solo con il nostro modello NSX. Ne abbiamo discusso a livello di consiglio di amministrazione e pensiamo che non ci siano problemi, anzi, è piuttosto divertente: a Tokyo, di fronte al nostro quartier generale, è stato recentemente allestito un nuovo concessionario.”
Sulla stessa linea il CEO di Aston Martin, Andy Palmer: “Molto chiaramente, il nome della squadra è Aston Martin Red Bull Racing e poi, naturalmente, la FIA aggiunge il nome del fornitore – ha detto Palmer a Motorsport.com.”
“Ma siamo totalmente onesti. Mentre si chiamava TAG, tutti sapevano che si trattava di un Renault. E quale potrebbe essere la differenza tra un Renault o un Honda? Aston Martin ha zero acquisti incrociati con entrambi i marchi, quindi siamo completamente indifferenti al nome.”
“Noi non abbiamo posto alcun veto, ma fosse stato un motore Ferrari ci sarebbe stato un problema! Ma che i nostri clienti siano Renault oppure Honda non è un grosso cambiamento e fondamentalmente possiamo affermare che la Honda è più un problema di Renault coperto con il nome del TAG? Onestamente non la penso così.”
“Ne abbiamo sentito parlare per un po’ e siamo fondamentalmente d’accordo su dove la Red Bull voleva andare. Diciamolo chiaramente: non abbiamo posto veti, siamo stati semplicemente parte del processo di consultazione e questo fa parte della filosofia con cui siamo in Formula 1.”

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