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© Mercedes Press Area

Pagelle qualifiche da Le Castellet. Il ritorno della Mercedes con una prima fila sontuosa, coccolata da una pista adombrata da nuvolone minacciose, da una nuova power unit, dalle Pirelli “ribassate”. La Ferrari dietro, di un bel po’, alla rincorsa di una domenica che in questa Francia sembrerebbe poter non ricordare quella di dieci anni fa di Magny-Cours.

Piloti

Kimi Raikkonen – 4

Kimi Raikkonen la fa, grossa. Grossissima. Un trend in caduta libera, a giusta prosecuzione di quanto fatto in Canada. Da poleman ultimo di Francia, dieci anni addietro, ad ultimo dei sei piloti dei tre top team. Un errore nel T1 nel primo tentativo della Q3, stavolta, un guaio data la presenza degli altri nove in giro di lancio. Massacrato da un esaurimento di “birra”, quella imbarcata in serbatoio dalla sua SF71H #7. In una giornata un po’ più complicata comunque anche per tutta la Ferrari. Forse, afflitto anche da quella variabile molesta, le enigmatiche “ribassate” di colore nero. Pasticcione.

Daniel Ricciardo – 6

Naviga il buon Daniel Ricciardo sempre dietro allo scomodo olandese volante, a relativa distanza cronometrica. In un momento cruciale per il suo futuro, su di una Paul Ricard che doveva svantaggiare per caratteristiche la sua vettura blue matta col toro rosso sul cofano. Tranquillo ed efficace, come suo solito, a guadagnarsi una piccola finestrina quale unica via di accesso alla festa giusta della domenica. Un uomo da gara, un tantino più da serbatoio pieno, pronto ad aggredire con eleganza e granitica calma il #33, quantomeno. Metodico.

Max Verstappen – 7

Max Verstappen esordisce con una bella prestazione sullo storico, rimodernatissimo circuito di Le Castellet. Bello preciso, a caccia perenne di fucsia beffardi e sfuggenti non’appena agguantati. Rapido solo in riferimento al compagno d’armi, di quasi due decimini. Un bel colpo per il cagnaccio dei Paesi Bassi, uno che ha sempre in mente idee strane, imprevedibili. Uno che quando usa la testa di debolezze ne dimostra pressoché alcuna. Ed il grosso in qualifica è normale sua di prerogativa, in gara dovrà proseguire il percorso iniziato, all’apparenza, in Montréal. Certezza.

Sebastian Vettel – 8

Sebastian Vettel fa quel che può, cerca l’oltre il limite, ultimo, massimo già finalizzato con il primo tentativo della Q3. Non era una giornata rossa. Lo si era capito dopo l’impossibilità di svolgere l’importantissimo lavoro di avvicinamento alla qualifica di Ferrari nelle libere del sabato. Un tedesco che ci mette una pezza, viaggiando comunque vicino al poleman di giornata, quando alla guida di una SF71H non fatta per le Pirelli 2.0. Un pilota che ama ugualmente la qualifica, il giro secco, dove si esalta e trova tanto del buono del suo talento di guida. Nonostante simpaticamente confuso dalle strisce delle vie di fuga. Scivoloso.

Valtteri Bottas – 9

Il finlandese che di cognome fa Bottas va veramente molto forte. Di sti tempi, in un paragone a tratti impietoso col suo unico connazionale, quello di rosso vestito. Un cattivone che stava facendo lo scherzetto al Re delle pole di Stevenage. In quel giro secondo della Q3 un po’ loffio, per nulla condito da quel colore un po’ femminile che tanto entusiasma, impaurisce, distintivo dei settori record di sessione. Un fucsia arrivato in extremis, nell’ultimo pezzo di pista a fare da contro altare al conquistatore designato della prima casella di partenza di Francia. Solo per pochi secondi, purtroppo. Sornione.

Lewis Hamilton – 10

E rieccolo, quello che tutti si aspettano partente ad ogni gara dalla prima posizione della griglia, anche solo per essere giunto alla numero 75 della carriera. Una questione di numeri che significano tantissimo, che ugualmente non sono garanzia di glorie in qualifica senza lo sgobbo. Quello che un grande campione deve sempre esacerbare, un lavoro incessante, stancante, l’unica via per trovarsi lì davanti ad uno scomodo compagno. Soprattutto quando siede nella miglior vettura di giornata. Lavoratore.

Team

Red Bull – 8

Red Bull soffre i lunghi rettilinei, c’è poco da fare in questo periodo, su una pista meno ostile per quella chicane in mezzo al Mistral. Per delle pieghe da telaio ed aerodinamica di un livello abbastanza critico, sebbene poco entusiasmante alla vista da TV. Una scuderia che riesce a tenere, ribattere i colpi in sviluppo assestati da Ferrari e Mercedes, paradossalmente assistiti in tali intenti dalla regola delle tre power unit a stagione. Gli arbitri di questo mondiale 2018, scesi in campo già dalle primissime battute d’annata, supportati da idee più concrete di vincere qualcosina in più rispetto ai cupi anni andati in archivio. Stabile.

Ferrari – 9

La SF71H ha perso una buona occasione per stare ancor più vicina di quanto abbia fatto alla fine delle qualifiche. Nonostante le varie modifiche necessarie e specifiche per provare il miglior sfruttamento delle famigerate nere Pirelli da -0.4mm di battistrada. Poco, male, si resta a galla, in scia alle argentee, nella peggiore delle ipotesi, con elevate probabilità di contenere eventuali danni domenicali. Forse, correttamente in partenza con le ultrasoft, visti i dati delle FP3 mancanti, per puntare alla strategia più conservativa e produttiva per questa domenica di Francia non semplice dal principio. Date le condizioni al contorno singolari. Guardinga.

Mercedes – 10

Puntualmente risorge la W09, per la seconda volta quando certe cose cambiano. Ebbene, anche grazie ad una nuova di zecca power unit denominata Phase 2.1, dopo l’elevato rischio di pasticcio scansato nel gran premio scorso in terra canadese. Ottima cavalleria fresca, anche se a guardare il settore di motore puro di indizi a riguardo ne emergono ben pochi. Uno step più da qualità in gara, si presume. Una sfidante sempre solida, alla continua ricerca, più che dell’incremento delle prestazioni, della tenuta mentale. Un obiettivo confortante in tal senso con la doppietta sentenziata sull’asfalto nuovo del Paul Ricard. Nelle pieghe psichedeliche di un tracciato cult del passato. Ritrovata.