Formula 1 | Il padre di Jules Bianchi si sente tradito: “Sono rimasto solo”
È trascorso oltre un anno dalla morte di Jules Bianchi, che morì dopo nove mesi di coma sovvenuto in conseguenza al tragico incidente che lo vide protagonista avvenuto nei giri finali del GP del Giappone del 2014. Nonostante siano passati già quattordici mesi dall’addio al pilota originario di Nizza, le polemiche sulle cause del suo incidente non si sono ancora placate. Questa volta è stato il padre di Jules Bianchi, Philippe, a tornare a parlare di quanto avvenuto al figlio.
Sicuramente la perdita di un figlio è un dolore immenso, che non dovrebbe affrontare nessun genitore. Un vero e proprio patimento che pesa ancora di più quando si ha la sensazione che la morte di Jules Bianchi avrebbe potuto essere evitata: “Ho detto e ripeto che degli errori sono stati fatti. L’incidente che ha visto protagonista Jules non possiamo dire fosse correlato ai rischi di questo sport. Se ripenso a tutti gli incidenti gravi che ho visto, anche quelli più terribili, sono sempre stati mandati in onda dei replay mentre questa volta non ci sono state immagini della FOM per mostrare cosa realmente è accaduto – ha commentato Philippe, intervenuto su Minute-Auto.fr – Non mi interessa se ci sono delle persone che mi attaccano perché vogliono mantenere i loro privilegi in Formula 1, per me sarebbe già un bel passo in avanti se si dicesse ‘sì, gli errori sono stati fatti ma non possiamo tornare indietro‘. Non posso immaginare nessun padre, compresi tutti quelli che ci criticano, che non farebbe ciò che ho fatto io se quanto accaduto a Jules fosse avvenuto a un loro figlio“.
Infatti proprio nel mese di marzo di quest’anno, Philippe Bianchi intentò un’azione legale nei confronti della FIA, della Formula 1 e della Marussia per la morte del figlio, nella speranza di avere delle risposte per individuare davvero chi ha sbagliato. Proprio per dare valore alle proprie convinzioni il padre di Jules Bianchi ha comparato l’incidente del figlio con quelli di Felipe Massa (Ungheria 2009 ndr) ed Henry Surtees, morto dopo essere stato colpito da uno pneumatico che si era staccato dalla monoposto di un rivale: “Se mio figlio fosse stato protagonista di un incidente tipo questi, non avrei detto nulla. Jules sapeva benissimo quanto rischiava. Ricordo un momento durante il suo ricovero. Un amico mi disse ‘Philippe ci sarà un momento in cui sarai solo‘. Ora mi sento proprio così“.
Proprio questa situazione sta incidendo anche su uno dei progetti nei quali la famiglia di Jules Bianchi si era buttata a capofitto a seguito della morte del transalpino, come ad esempio il programma per il supporto dei giovani piloti, visto che alcuni personaggi che si erano resi disponibili per portare in avanti l’iniziativa si sarebbero volatilizzati: “Il mio progetto si sta rivelando più difficile di quanto pensassi – ha proseguito – Ci sono delle persone che prima mi avevano assicurato di volersi impegnare ma ora sono irraggiungibili. Speriamo che non si siano dimenticate di quello che ci dissero all’inizio“.