Formula 1, insulti e polemiche

Motor Racing - Formula One World Championship - Chinese Grand Prix - Race Day - Shanghai, China

 
Lo si sapeva, i nuovi motori della Formula 1 ibrida non sono particolarmente ruggenti. Anzi, a differenza di una volta, oggi i bassi decibel in circuito permettono tranquillamente di poter parlare sulle tribune o al muretto dei box. In Cina, durante il terzo Gran Premio della stagione, però, alcune parole hanno addirittura sovrastato l’eco dei motori in pista.

L’intero weekend, dal punto di vista sportivo, infatti non è stato eccitante. I valori in campo sono stati ben definiti sin dal sabato: Mercedes, Ferrari e Williams a occupare saldamente le prime 6 posizioni; in fondo invece Mclaren, in leggera crescita, e Manor-Marussia, mai inquadrata dalle telecamere. In mezzo tutti gli altri, tra luci ed ombre.

In particolare, dopo le prime gare, Valtteri Bottas, Daniel Ricciardo e Daniil Kvyat sembrano uscire ridimensionati rispetto alle loro scintillanti performance 2014. Viceversa il giovanissimo debuttante Max Verstappen e vecchie glorie del Circus come Felipe Massa o il team Sauber, mostrano incredibilmente di valere la Formula 1.

Eppure tutte queste considerazioni non scaldano più di tanto gli animi degli appassionati. Per ridestarsi è necessario concentrarsi su alcune dichiarazioni che hanno fatto da contorno al GP cinese…

Formula One World Championship

 
Le parole più inaspettate sono state quelle di Nico Rosberg rivolte, durante la conferenza stampa post GP, a Lewis Hamilton. Il tedesco della Mercedes, mai fuori dalle righe nelle dichiarazioni, si è lasciato andare a frasi polemiche, forse dovute alla frustrazione per il terzo KO consecutivo subito dal compagno.

Secondo Rosberg, Lewis avrebbe volutamente alzato il piede durante alcune delicate fasi di corsa, impedendo a lui che seguiva da vicino di mantenere il ritmo ideale, previsto dalla strategia per preservare le gomme.
Pare paradossale: se il pilota che segue è più veloce dovrebbe attaccare, “farsi vedere” negli specchietti dell’avversario, cose che Rosberg non ha mai fatto durante la corsa. Eppure in una F.1 fatta di sofisticate strategie con le quali gestire gli aspetti spesso decisivi dei consumi, le sue lamentele possono anche essere logiche.

La sarcastica reazione di Hamilton, però, denota come in un contesto agonistico siano un po’ troppo pretestuose le accuse di Nico. Anzi sorprende pensare che lo stesso Rosberg, seppur sempre sportivo, a volte al limite della remissività, a parti invertite non avrebbe fatto lo stesso.
E’ impossibile dirimere la questione poiché trattandosi di compagni di squadra è probabile che ci fossero accordi interni, imperscrutabili dall’esterno; intanto cresce l’attesa per il prossimo confronto tra i due, già domenica prossima in Bahrain.

Il secondo caso ci riguarda più da vicino e si riferisci alle parole, scritte in questo caso, della giornalista di Sky, Paola Saluzzi.

Se qualche stagione fa abitudine di diversi tifosi ferraristi era quella di sminuire le qualità di Sebastian Vettel, perché “vinceva solo per la macchina”, oggi è in voga un altro ritornello: “Alonso non è un uomo squadra”.

Fernando Alonso è stato al volante della Ferrari dal 2010 al 2014, collezionando sconfitte ma regalando sporadicamente qualche vittoria nonostante la rossa fosse platealmente inferiore. Comprensibilmente nella parte finale della permanenza a Maranello, lo spagnolo non ha lesinato qualche critica al Cavallino, reo di non avergli saputo offrire un mezzo vincente in 4 anni. Così, da qualche tempo, viene messa in discussione la professionalità dello spagnolo, tant’è che Niki Lauda, in un’intervista uscita proprio sabato scorso, ha dipinto Alonso come un tipo “egocentrico cupo e torvo, con un tocco negativo”.

Sempre alla vigilia della corsa cinese, dopo l’ennesima domanda, di per sé provocatoria, sugli attuali brillanti risultati della Ferrari, Alonso ha risposto per le rime: “Con la Ferrari sono arrivato secondo nel Mondiale tre volte e non avevo molta voglia di arrivare secondo una quarta volta. Forse, se vincono il Mondiale alla fine di quest’anno, avrò un parere diverso. Ma se arriveranno secondi o terzi allora sarò felice della mia decisione”.

Queste parole hanno scatenato la Saluzzi, che nei panni della tifosa da curva, sabato pomeriggio ha commentato su Twitter: “Alonso: gli è tornata la memoria e si è ricordato di quanto sia #arrogante e #invidioso #pezzodiimbecille”.

La retromarcia con tanto di scuse è prontamente arrivata, ma la figuraccia globale era ormai stata fatta. Risultato: Alonso in Cina ha evitato i microfoni di Sky, la giornalista è stata sospesa.

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Nel paddock risuonano infine anche le parole di Niki Lauda.
Oltre alle critiche su Alonso, l’ex pilota Ferrari, attualmente consulente Mercedes, si è detto contrariato per le corse di oggi: “Guidare deve tornare a essere difficile, complicato. Una cosa dura, sporca. Non come adesso. Oggi tutti sono piloti, tutti possono, è semplice. […] Voglio che la F1 sia per pochi, per gli eletti, deve mettere paura“.

E’ il desiderio di tutti gli appassionati, da anni se ne parla ed è diventato un altro dei tanti luoghi comuni. Ma come conciliare tutto questo con il fattore sicurezza? Gli standard attuali non permettono piste da brivido, e gli aiuti elettronici non possono essere relegati fuori dai circuiti, quando ormai pervadono la vita di tutti i giorni. Che sia il continuo sviluppo calcolato ad allontanare qualsiasi dimensione eroica? Una “twittata” maldestra o le lamentele per una strategia svanita, per ora, rimandano qualsiasi risposta.

 
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