Formula 1 | Grazie Fernando.
Eccoci qui. Ci siamo arrivati per davvero ai titoli di coda. Sapevo che questo momento sarebbe arrivato. Però sono fatta così, alle cose non ci penso fino a quando non me le trovo a sovrastarmi, fino a diventare pesanti e pressanti come i fantasmi del nostro passato. E così è stato, anche ora. Mi sono detta “è il ciclo della vita, non puoi farci nulla“. Ma il problema è che non riesco a non farci nulla, non riesco a vederti passare così, senza dire nulla. E ad essere sincera, un po’ me l’aspettavo che questo momento avesse potuto materializzarsi proprio alla fine di questa stagione.
Ad ogni chiusura del campionato, la sensazione è sempre la stessa di quando si finisce di leggere un bel libro. Con un po’ di nostalgia lo archivi nella libreria, conscia del fatto che tra non troppo tempo inizierai a calarti in una nuova lettura, in una nuova avventura. Oggi è tutto diverso. Sì, perché questi ultimi mesi hanno rappresentato per me una sfida impegnativa. Dalla negazione non so quanto tempo mi ci vorrà per arrivare all’accettazione del fatto che dal prossimo anno non correrai più in Formula 1. L’ho detto, l’ho pensato e l’ho scritto. E ho dovuto rileggerlo più volte per rendermene davvero conto. A farmici sbattere la faccia davanti a questo fatto mi è stato necessario vederti a Silverstone, per il WEC. Li ho realizzato.
Bhè, è da agosto che cerco di fare di tutto per tenermi impegnata, per non pensare a cosa sarebbe avvenuto dopo, anche se per me, sembra quasi che non ci sia un dopo. Ho riempito le mie giornate, ho lavorato duramente, spesso anche nei weekend per non dare possibilità al cervello di elaborare. C’è chi penserà che io stia quasi vivendo un lutto, sminuendo così il dolore che si prova effettivamente in occasione della perdita di un familiare o di un amico. Per me la tua sarà una mancanza e non nascondo che ho sofferto e tanto per il fatto che dal prossimo anno ti vedrò più in Formula 1. Non mi vergogno a dirlo: ho pianto. Sì, pianto, tanto. Alle volte così all’improvviso, alle volte guardando una foto, alle volte è bastato un ricordo.
Ho 31 anni, ho sempre tifato i piloti, sostenere la squadra avveniva per consecutio temporum, seguo la Formula 1 dal 1998 e negli ultimi 18 anni sei stato il mio punto fermo, sportivamente parlando. È stato bello di aver iniziato a seguire la Formula 1 pochi anni prima del tuo arrivo. Ho avuto l’opportunità di conoscere meglio questo sport, di iniziare ad affezionarmi ai piloti, di capire cosa vuol dire tifare un pilota. È stato un po’ come se avessero voluto prepararmi per il tuo arrivo.
Mi hai messo in crisi. Immediatamente. Decisi di seguirti, tifarti, per un motivo apparentemente sciocco: eravamo nati lo stesso giorno. All’epoca tifavo, Schumacher, o per lo meno, lo credevo.
I Gran Premi passavano e più mi sentivo attratta da te, dal tuo carisma, dalla tua determinazione, dalla tua decisione ogni volta che ti buttavi in curva, ogni volta che azzardavi un sorpasso. È stato bello Fernando, che quasi sembrerebbe tu avessi voluto attendere il 2001 per debuttare in Formula 1. Da lì a poco, avrei potuto seguirti anche in pista.
Sono una smemorata cronica, non ricordo tra un po’ nemmeno quello che ho mangiato per pranzo il giorno prima, eppure quello che riguarda te, e indirettamente me, lo ricordo eccome anche se sono passati più di dieci anni.
La prima volta che ebbi effettivamente l’occasione di avvicinarmi a te era il 2007, Monaco. Mi ricordo che ti osservavo, con gli stessi occhi di un bambino che sta iniziando a esplorare il mondo. Ti chiesi l’autografo ma ero talmente bloccata, cercando di scrutare ogni tua minima espressione, che fosti tu a prendere dalle mie mani la foto, me la autografasti e me la riconsegnasti.
Sono passati oltre dieci anni da quel primo e surreale incontro. E il bello è che ricordo ogni singolo istante, ogni parola, la tua gentilezza e disponibilità nei miei confronti. La verità è che ricordo ogni singolo momento e povero Fernando, quante te ne ho fatte: gli agguati sotto l’hotel a Monza; le lunghe attese all’uscita dai paddock; i pedinamenti, nemmeno troppo silenziosi, al povero Borra, a Bendinelli o a Garcia, perché ero sicura che ogni loro movimento avrebbe nascosto il tuo arrivo; i vari attacchi scoccati con precisione millimetrica che ti ho fatto tra Monza, Barcellona, Monaco; la creazione del Popolo Alonsista e la fatica disarmante che mi costò riuscire a strappare alla Ferrari un incontro tra te e i nostri soci, al Mugello nel 2012; le miriadi di pretese tra autografi e dediche e berrettini regalati che hai sempre assecondato; l’averti incontrato, in maniera del tutto inattesa e insperata, in occasione della mia visita alla Fernando Alonso Collection a Madrid; il viaggio a Silverstone per assistere a una tua gara nel mondiale Endurance e la nostra ultima foto. Mi ritengo una persona fortunata, ho avuto l’opportunità di avvicinarti sebbene facendo tanti sacrifici in più di un’occasione, probabilmente molto di più di tanti altri appassionati. Eppure ho un peso sul cuore: non essere mai riuscita a dirti grazie, un grazie serio non facendo la “cazzara” come al mio solito mi ritrovo a fare in tua presenza, più per combattere e tenere a bada l’adrenalina e la tensione che per quella che poteva essere scambiata per strafottenza.
In dieci righe ho ripercorso mentalmente dieci anni. Dieci fantastici anni in cui posso dire di aver fatto le “peggio” cose per te Fernando, cose che non ho fatto e mai farò per nessun altro pilota. C’è chi mi dice che dietro a tutte le pazzie che ho fatto per te si nascondeva la follia dei miei vent’anni. Forse ma non si è trattato solo di follia. Questo ci tengo a dirlo, anche perché posso affermarlo, ancora, con grande concretezza che tutto quello che ho combinato l’ho fatto con grande lucidità. Fernando, mi hai permesso di levarmi grandi soddisfazioni e nonostante le gioie e i dolori sportivi non cambierei nulla di questi ultimi diciotto anni. E ora ho deciso. Mi ritaglio quel momento di serietà, di serietà mancata per alcuni in questi ultimi 18 anni per dirti Grazie Fernando!
Grazie Fernando per ogni singolo momento sportivo, per ogni momento di gioia, di emozione pura, per ogni momento di dolore.
Grazie Fernando per essere riuscito a farmi piangere, in positivo o in negativo, per aver tirato fuori le mie emozioni. Per avermi fatto sfogare, per avermi dato la forza di dire le cose come stanno senza avere paura.
Grazie Fernando per la tua determinazione, per il tuo talento cristallino, per aver regalato il tuo talento alla Formula 1. Per il tuo carisma, la tua grinta, la tua voglia di vincere.
Grazie Fernando perché non c’è mai stata una volta in cui tu ti sia mai perso d’animo, hai lottato, sempre, e fino all’ultimo.
Grazie Fernando per aver fatto capire a tutti cosa vuol dire quando il cuore vince sulla testa perché come pochi altri sei riuscito a spingere le tue monoposto ben oltre i loro limiti naturali, oltre i confini della logica.
Grazie Fernando per avermi insegnato a non mollare, anche quando sembra che il mondo intero ti remi contro, per non esserti mai risparmiato, per esserti buttato dentro a ogni progetto a capofitto.
Grazie Fernando perché mi hai fatto aprire finestre su altre categorie del Motorsport che, sinceramente, se non fosse stato per te alle quali mai avrei assistito.
Grazie Fernando per ogni momento, per ogni ricordo che custodisco, per la disponibilità, per la gentilezza, per aver assecondato ogni richiesta, per la tua pazienza.
Grazie Fernando perché sei riuscito a tirare fuori da me il meglio (e alle volte anche il peggio), perché grazie a te ho conosciuto persone meravigliose, fatto nuove conoscenze, rispolverato vecchie amicizie, trovato i migliori compagni di viaggio che si potessero desiderare.
Grazie di tutto Fernando, mio CAMPIONE vero.