Formula 1 | Gli attivisti chiedono aiuto a Ecclestone contro la repressione in Azerbaijan

C’è chi l’ha già definita come la repressione invisibile che, un po’ come è successo in Bahrain, ora chiede aiuto alla Formula 1 per denunciare il mancato rispetto dei diritti di libertà di espressione in Azerbaijan. Un’associazione di attivisti per i diritti umani avrebbe inoltrato a Bernie Ecclestone una lettera firmata per chiedere che il mondo della Formula 1 possa prendere una netta e chiara posizione a riguardo della situazione in Azerbaijan dove il Presidente avrebbe dato il via libera per arrestare attivisti, giornalisti e blogger rei di aver criticato il governo.

Esattamente tra due settimane la capitale Baku ospiterà il Gran Premio d’Europa. Non è la prima volta che la classe Regina del Motorsport si trova a disputare una gara in una Nazionale di dubbia democrazia: tralasciando la Cina, sicuramente i casi che maggiormente hanno ottenuto attenzione mediatica sfruttando la gara di Formula 1 sono Bahrain e Abu Dhabi, due nazioni contro le quali Amnesty International si è schierata in più di un’occasione rilasciato diversi rapporti per denunciare le pratiche delle autorità.

L’associazione Sport for Rights ha scritto direttamente a Bernie Ecclestone una lettera nella quale è stato chiesto appoggio al Patron del Circus per chiedere la liberazione dei prigionieri politici, missiva alla quale il magnate inglese non ha ancora risposto: «Abbiamo scritto una lettera a Bernie ma non abbiamo ancora ricevuto una risposta. Ieri ci siamo incontrati con numerosi funzionari della Formula 1 per chiedere formalmente di pronunciarsi su questo delicato tema – ha dichiarato un portavoce dell’associazione – Abbiamo anche chiesto le celebrità che si esibiranno durante il Gran Premio di annullare i loro concerti in segno di protesta perché verranno utilizzati come propaganda da parte del Regime, di fatto limitando la nostra libertà. Nessuno ha risposto».

Anche se non è attinente alla Formula 1, non possiamo dimenticare come lo scorso anno, in occasione dei Giochi europei di giugno venne impedito ad Amnesty International di raggiungere l’Azerbaijan a causa di un rapporto non gradito sulla repressione della famiglia al potere mentre Emma Hughes, attivista della ONG inglese Platform, una volta atterrata in terra azera venne subito arrestata e rispedita in Inghilterra.