Formula 1, Emerson Fittipaldi: «I piloti? Ora non possono esprimersi!»

Credits: formula1.com

Continua l’analisi su questa Formula 1, che è il prodotto risultante da anni di evoluzione e degenerazione. Numerosi ex piloti continuano a pescare dal calderone i punti dolenti della categoria e, come Niki Lauda, esprimono il proprio disappunto senza peli sulla lingua. Oggi la riflessione proviene dal campione Emerson Fittipaldi. Il paulista ha ripreso una tematica emersa in precedenza con Lauda: le personalità dei piloti. Effettivamente l’ambiente della Formula 1 da alcuni anni è costellato di diplomazia, e di conseguenza i piloti sono sempre alla ricerca del discorso politically correct. La situazione però è sfuggita di mano, poiché le interviste e le dichiarazioni tendono ad essere tutte simili, vaghe e persino noiose per giornalisti e fans. Ma perché è dilagato il timore generale dei discorsi indiscreti? In fondo,  delle dichiarazioni scomode e talvolta offensive hanno davvero danneggiato questo sport? Una categoria così ben radicata non dovrebbe essere scalfita dalle parole che attirano l’attenzione della gente, anzi dovrebbe trarne forza! A tal proposito Fittipaldi ha dichiarato a Motorsport.com: «Ritengo che la comunicazione sia parte integrante della Formula 1. Se c’è una parola che dovrebbe essere loro concessa, è “libertà”. Negli Stati Uniti tutti parlano di libertà di parola. Se guidi per la Ferrari, però, prima della conferenza stampa ti diranno “non puoi dire questo, non dovresti dire così”. Fa schifo!»

Mancano le personalità, mancano elementi caratterizzanti, sembra tutto in serie. «Sono un robot? O sono un personaggio? E’ questo che manca. Secondo me ci dovrebbe essere una migliore interazione tra il pubblico e i piloti.» A confermare la tesi di Emerson Fittipaldi giungono i risultati del recente GPDA Fan Survey. L’86% dei tifosi sostiene infatti che i piloti debbano assolutamente essere più aperti e onesti con loro.

«Comunque sia, è una mancanza che non sorge dai piloti. Rosberg dovrebbe avere il permesso di dire “Oh, la Mercedes mi ha rovinato la gara con le sue decisioni, questi dannati ragazzi!” Invece si siedono e quando chiedono loro “Com’è andata la gara?”, rispondono “Bene”. Ugh, devono avere personalità! Ma è il sistema che è sbagliato, non loro. Non è colpa loro. »

«In F1 –ha aggiunto– gli addetti alle pubbliche relazioni dovrebbero consentire ai piloti di dire di più. Ai miei tempi, ho avuto una relazione commerciale lunga 20 anni con Philip Morris, e sapevo esattamente cosa dire, anche se avrei potuto dire qualsiasi cosa. Ha comunque permesso alla mia personalità di emergere. Avevo libertà di parola, e questo vuol dire che avevo tutto. Non date la colpa ai piloti, perché sono in un ambiente diverso dal mio, però dovrebbero cambiare le cose. Ora non possono esprimersi.»

«Questo è lo sport, e l’atmosfera dello sport non dovrebbe essere mai danneggiata da ciò che possono dire i piloti»– ha concluso.