Formula 1: 1 Maggio 1994. Senna Sempre
Centinaia sono stati i piloti che si sono alternati sui sedili delle monoposto di Formula 1, di questa lista sconfinata sono pochi quelli le cui gesta sono rimaste incise nella memoria di tutti: uomini eccezionali tra comuni mortali.
Ayrton Senna è uno di questi, il destino ha deciso che doveva portarselo via con sé in una domenica soleggiata di Maggio. Quel weekend di gara sfortunato è già stato raccontato troppe volte, cercando una spiegazione che non c’è. Quello che sappiamo è che la figura di Ayrton vive ancora e se ventidue anni dopo siamo ancora qua a parlare di lui, bhé, questo un significato ce l’ha.
Allora perché non parlare di quello che Senna ci ha lasciato?
Rimangono i numeri, i record battuti, i limiti superati di uno dei più grandi di tutti i tempi a cui ogni pilota aspira: 3 mondiali e 41 volte sul gradino più alto del podio.
Rimangono i colori verde-oro del suo casco, quelli del suo Brasile che brillano sugli spalti dei circuiti. Ma sono soprattutto i pensieri e le azioni dell’uomo che ogni tifoso custodisce nel proprio cuore e che fa sì che sia ancora oggi qui con noi, la vera eredità di Senna.
Nel bellissimo libro “Suite 200. Ultima notte di Ayrton Senna”, Giorgio Terruzzi cerca di immedesimarsi nel campione: quello che ne viene fuori è il ritratto di un uomo con le sue paure e le sue gioie, con l’intento di riordinare la sua vita.
Quello che ha sempre colpito di Ayrton era la sua semplicità, i suoi sentimenti genuini in un mondo che è famoso per tutto tranne che per essere normale.
Ci sono le emozioni forti, quelle delle sue vittorie leggendarie: “La cosa importante è la gioia che mi da ogni vittoria, il piacere che offre, al pari di una grande conquista, un’enorme sfida, come combattere e vincere una battaglia. Senza queste emozioni, tutte queste emozioni, correre non avrebbe senso.” diceva Ayrton.
Poi c’è l’amore per la Formula 1, per la sua famiglia, per le donne, per Dio e per il suo paese; circa 4 milioni di brasiliani si riversarono sulle strade di San Paolo ad accompagnare il feretro del loro idolo nel suo ultimo viaggio: “Era l’unica cosa di cui noi brasiliani potevamo andare fieri” disse una signora in lacrime.
Delle sue gesta in pista si sono spese tante parole e non saranno mai abbastanza per descrivere la grandezza del mito: lo sforzo immane di San Paolo nel ’91, il primo giro a Donington nel ’93 o come dimenticare le immagini di quel GP del ‘92 a Spa, dove Ayrton corre in mezzo alla pista per prestare soccorso al povero Eric Comas.
E’ proprio questo che rende grande Ayrton: i piccoli grandi gesti con cui si è impresso nella memoria di tutti noi, che rimarranno lì per sempre e che continueremo a ricordare, ma non sarà mai abbastanza.
Alle 14 in punto i semafori di Sochi si spegneranno proprio come quelli di Imola il 1 Maggio di ventidue anni fa, oggi come allora Ayrton è qui: nelle tensione delle visiere abbassate dei piloti, tra i meccanici nei box e soprattutto nel ricordo commosso dei suoi tifosi.
#SennaSempre