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Credits: Scuderia Ferrari Press Area

Il numero di vittorie (3) è solo la metà di quello del 2018 e il più basso delle ultime tre stagioni

Diciamoci la verità, i test invernali avevano illuso. Mentre la Mercedes celava il proprio potenziale, le Rosse di Vettel e Leclerc macinavano tempi a sensazione. Ma quando è cominciato il campionato, sono emersi tutti i limiti della SF90: Melbourne, in questo senso, è stata la cartina di tornasole. Il primo Gran Premio stagionale ha smascherato le carenze della monoposto, che mancava di carico aerodinamico.

Proprio il deficit di downforce si è rivelato il tallone d’Achille della SF90, veloce in rettilineo ma poco efficiente nel misto, col risultato di incassare, in alcune corse, distacchi abissali (addirittura attorno al minuto in Australia e Ungheria). Questi limiti sono stati parzialmente mitigati in qualifica, dove la Ferrari ha siglato ben 9 pole position. Ma il fatto che solo tre volte la partenza al palo si sia tradotta in un successo testimonia le carenze della SF90 in configurazione gara.

È anche vero che il poco downforce (che ha come conseguenza un’alta velocità di punta) non risulta sempre compromettente. Su percorsi veloci quali Spa e Monza, la Rossa è stata il riferimento, anche se non va trascurato l’apporto di Leclerc (abile a rintuzzare gli attacchi delle Mercedes) nelle due vittorie di fine estate. Il ‘magic moment’ della Ferrari ha abbracciato anche Singapore (teatro dell’unica doppietta) e Russia, dove solo la sfortuna ha negato il quarto successo consecutivo.

Nell’ultima parte di campionato, la Rossa ha subito una nuova flessione. L’ultima “vera” pole risale al Giappone, l’ultima gara convincente al Messico (secondo Vettel, quarto Leclerc). Le ultime tre tappe sono state da dimenticare. I rivali hanno malignato che la perdita di performance sia correlata all’inasprirsi dei controlli tecnici della FIA. In realtà, è plausibile che l’accerchiamento di Mercedes e Red Bull alla Rossa, accusata di avere barato, abbia radici politiche. In altre parole, sarebbe una ripicca dei rivali per il mancato veto (il cui diritto spetta solo al team di Maranello) posto dalla Ferrari lo scorso ottobre sulle regole del 2021.

AFFIDABILITÀ E STRATEGIE DA RIVEDERE

Nella diagnosi dei mali della SF90, rientra anche la mancanza di affidabilità: in Bahrain è andata in fumo una vittoria; in Germania, al sabato, ambedue le macchine sono finite KO; in Russia e negli Stati Uniti, la monoposto di Vettel ha alzato bandiera bianca. In Brasile, poi, Leclerc ha dovuto sostituire la power unit. Troppe “crepe” in rapporto alle granitiche Mercedes e Red Bull.

Anche le strategie adottate, in certi casi, hanno lasciato a desiderare. Il pasticcio più recente ad Abu Dhabi, dove Leclerc non è transitato in tempo per effettuare il secondo giro lanciato in Q3. Lo stesso pilota monegasco, a Montecarlo, è rimasto tagliato fuori in Q1, e anche in Azerbaijan gli è stata assegnata una strategia svantaggiosa.

Tutti errori determinanti nel solcare l’enorme fossa che separa la Ferrari dalla Mercedes: ben 235 punti. Così il secondo posto nel campionato Costruttori non può avere lo stesso sapore dell’anno scorso. Nel 2018, almeno fino a settembre, la Rossa aveva combattuto contro l’invincibile armata Hamilton-Mercedes. Quest’anno non c’è mai stata storia. Inoltre, nessuno dei due piloti ha visto la top 3 in classifica generale (come nel 2011, 2014 e 2016).

LECLERC OK, VETTEL… RIMANDATO

Parlando dei due alfieri, la vera sorpresa è stata Leclerc. Il monegasco, al debutto in rosso, ha registrato numeri di rilievo: 2 vittorie, 7 pole e 10 podi. Cifre che stridono con la quarta piazza nella generale (avrebbe meritato di più). Non lo stesso si può dire per Vettel, che ha chiuso dietro al compagno e con numeri più modesti: una vittoria, 9 podi e 2 sole pole, nonostante una SF90 competitiva sul giro secco. Il tedesco è anche parso troppo altalenante: se in Canada, Germania e Singapore ha corso come un quattro volte iridato, i suoi errori in Bahrain, Inghilterra e Italia sono sembrati un sequel del capitolo triste scritto a fine 2018.

COPPIA ESPLOSIVA

Ma c’è un altro fantasma che incombe ora a Maranello, ossia la gestione problematica dei piloti. Quest’anno la Ferrari è tornata a investire su un giovane, peccato che così ci siano due galli nello stesso pollaio. Fino a metà campionato, il muretto ha saputo contenere l’irruenza di Leclerc, ma da quando il monegasco ha gonfiato il petto, la situazione spesso è sfuggita di mano. A Monza è andata all’aria una doppietta per lo sgarbo di Charles a Vettel in qualifica; il tedesco, avvelenato, si è vendicato in Russia, mantenendo la leadership nel primo stint davanti al compagno. A Interlagos, i malumori sono sfociati in un contatto di gara

Anche dalla capacità di gestione dei piloti dipenderà il futuro della Rossa, in una Formula 1 talmente frenetica da essersi già proiettata al 2021, quando sarà scaduto il contratto di Vettel e bisognerà decidere chi affiancare a Leclerc. Quella di Hamilton è forse più di una suggestione, ma bisogna che il muretto sappia gestire la convivenza del britannico con Leclerc. Perché una coppia formata da Lewis e Charles è potenzialmente ben più esplosiva di quella attuale.

Voto alla stagione: 6,5. Non basta il secondo posto quando sei la Ferrari.