F1world incontra … Alberto Naska (prima parte)

Alberto Naska 2020

Affermatosi come uno degli youtuber più seguiti in Italia, Alberto Naska ha realizzato il suo sogno di correre in pista. Il 29enne piemontese è noto per raccontare ogni sua esperienza in pista tramite la serie “Racing is life”, che ha conquistato appassionati di motori e non. La particolarità di Alberto Fontana (suo vero cognome) è quella aver raggiunto molte persone lontane dal mondo dei motori, grazie al racconto di una una storia genuina e senza filtri. In questo articolo vi proponiamo la prima parte di una lunga chiacchierata che abbiamo avuto con il nostro ospite.

Da dove nasce la tua passione?

“Solitamente chi fa questo di lavoro è stato ‘contagiato’ da qualcuno in famiglia, a me invece non è successo nulla di questo. E’ un qualcosa che ho sempre avuto dentro, mi è sempre piaciuto tutto quello che ha un motore, fa rumore e va forte.”

A quale età ti sei accorti della tua passione?

“Non saprei dirtelo. Giocavo fin da piccolo con le macchinine, successivamente alla play con Gran Turismo. Direi da sempre!”

Hai fatto un video intitolato ‘draw my life’ dove racconti che, a un certo punto della tua vita, hai cercato su Google: ‘come diventare un pilota’, ecco spiegaci cos’è successo subito dopo

“Avevo fatto questa ricerca su Google, ma non avevo trovato nulla. E’ un qualcosa talmente di nicchia che o sei del settore o non hai idea di come si faccia. Credo di aver trovato il sito dell’ACI e da lì chiamato il call center chiedendogli cosa avrei dovuto fare per diventare pilota. Il centralinista ha avuto un momento di silenzio prima di mettere giù. Da lì ho perseverato, cercando su un format. E’ in quel momento che ho conosciuto un mio amico storico, ex pilota di Formula 3000 e da lì è iniziata l’avventura.”

Tu nasci come montatore di contenuti online, ci puoi raccontare quali sono state le tue prime esperienze?

“Tutto questo cammino è iniziato stando dietro alle telecamere, non davanti. La creazione e il montaggio di video è iniziata quando avevo 16/17 anni. Non avendo i soldi per correre nella realtà, la persona che avevo conosciuto (si riferisce all’ex pilota nominato nella risposta precedente n.d.r.) mi ha invitato a correre ai simulatori con loro.”

“A un certo punto mi ha chiesto se sapevo montare video e pur non sapendolo fare ho iniziato a montare i primi video sulle gare che facevamo al simulatore. La mia carriera da videomaker è iniziata in quel momento. Il mio obiettivo restava comunque correre ed è così che ho deciso di trasferirmi a Milano e montare i video per le gare reali, per far sì che potesse diventare un vero e proprio lavoro.”

Hai partecipato al talent show organizzato da Sky in collaborazione con Abarth, cosa ci puoi dire a riguardo di quest’esperienza?

“Sono stato contattato da un amico che mi diceva di essersi iscritto a questo talent sohw e mi chiedeva di essere votato. Io sono andato su questa pagina e … mi sono iscritto anche io! Per farlo bisognava inviare un video; ha fatto moltissime visualizzazioni e continua a farle tutt’oggi. Mi ero travestito da mia madre che (nel personaggio n.d.r.) implorava l’Abarth di prendermi. Il video è piaciuto, così sono stato preso. Da lì è nata la mia esperienza nel talent show.”

Poco dopo crei race booking, quello che tu stesso hai definito il ‘social network dei piloti’, ci puoi dire com’è nato e com’è cresciuto il progetto?

“L’idea che stava alla base era iniziare a lavorare all’interno del mondo dei motori in modo da crearmi un budget per potermi pagare le gare. Anche se non avevo un’idea ben precisa ho deciso di iniziare. L’idea è nata a me e questo mio amico prima dell’inizio del talent show. Nel momento in cui ho avuto i soldi per trasferirmi a Milano ho deciso di realizzare quest’idea. Questo grazie al mio piccolo budget e un finanziatore che mi ha aiutato. Ho passato giorno e notte ad alternarmi tra la programmazione del social network e la vendita di video ai piloti realizzati in pista.”

Ci sono stati momenti nei quali hai pensato di mollare tutto?

“I momenti in cui si pensa di mollare ci sono sempre, indipendentemente da ciò che si fa. Il periodo più difficile è stato proprio l’inizio, non mi pagavo nemmeno i viaggi che facevo per andare a vendere i miei video. Quando uno arriva a quel punto deve imparare a capire che non sempre un’idea funziona al primo colpo. Magari stai proponendo quel prodotto alle pubblico sbagliato, nel momento sbagliato.”

“Quindi ho iniziato a provare un approccio diverso, strutturando il mio lavoro diversamente. Correggendo il tiro ho iniziato a creare servizi di qualità ed aumentare i miei clienti. Mi sono tolto soddisfazioni, anche se non tanto a livello economico. Solamente dal terzo anno mi sono riuscito a mantenere facendo questo lavoro, però lavoravo nel settore che mi piaceva.”

YouTube è stato il capitolo successivo del tuo percorso. Quando hai capito che, caricare contenuti online, sarebbe potuto essere qualcosa in più che un semplice divertimento?

“In realtà prima di YouTube è stato Facebook. Nell’autunno del 2016 avevo fatto un video a una manovra assurda compiuta da un pilota, Riccardo Russo. Sentivo la necessità di fare qualcosa di diverso, così quel giorno ho deciso di mettermi davanti alla telecamera per spiegare la dinamica dell’accaduto. Così ho fatto e quel video ha fatto un boom di visualizzazioni. Ho voluto riprovare che contenuti simili potessero piacere ed effettivamente il secondo video che ho caricato ha avuto numeri ancora migliori.”

“Ho notato che la mia popolarità e quella della pagina (si riferisce a race booking ndr.) erano cresciuti. Un giorno mi chiama un’agenzia offrendomi l’opportunità di fare riprese per un loro cliente che faceva viaggi in moto all’estero. Mi avevano anche offerto un compenso economico! Dopo quel primo lavoro ho capito che poteva essere non più solo un divertimento ma diventare un vero e proprio lavoro. Da quel momento è diventato il mio lavoro full-time. E’ in quel periodo che, anche visto il cambio dell’algoritmo di Facebook, mi sono spostato su YouTube. Questo è successo a luglio 2017.”

Con YouTube arriva anche la pista. Hai raccontato in diversi video di aver avuto paura ogni volta che dovevi salire in moto. Raccontaci qual era la tua sensazione sia prima che durante una gara.

“Dipendeva se si trattava di una gara ufficiale o di un test. Sulla moto, rispetto ad altri sport, hai paura che una caduta possa essere fatale. Questa paura era legata anche al fatto che io ho iniziato a gareggiare in moto a 26 anni e ho iniziato da un 1000 (di cilindrata ndr.). Cominciare da una moto con 200 cavalli risultava praticamente ingestibile.”

Come sei riuscito a superare la tua paura o quanto ci convivi ancora tutt’oggi?

“Ora ho molto più il controllo del mezzo. Un pizzico di paura resta però adesso riesco a divertirmi sulla moto avendo imparato a controllare il mezzo.”

Auto o moto?

“Due anni fa ti avrei detto auto, guidandola da anni. Fossi obbligato a scegliere in questo momento direi auto, perché nel lungo termine ti può dare l’opportunità di rimanere competitivo. In moto passata la soglia dei 40 (anni ndr.) è più difficile, anche perché in caso di caduta cambiano i tempi di recupero. Se faccio un discorso su ciò che oggi mi piace di più dico però moto. L’adrenalina che ti da la moto è godimento puro!”

(continua)