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Buon compleanno Michael! Io lo so, ci rivedremo ancora

Impossibile essere lasciati impassibili da una storia come quella che sta circolando sui giornali e telegiornali, diciamocelo, da troppi giorni. Doveva essere una caduta insulsa, un controllo in ospedale, 24 ore di riposo, proprio a dirla larga, e poi nuovamente sulle piste da sci per festeggiare il Capodanno e poi il 45esimo compleanno in compagnia della famiglia e degli amici. La sua unica colpa, se così vogliamo definirla, è di essere andato in soccorso di una bambina che è cascata con gli sci. Ecco, chi di voi è stato sulla neve, almeno una volta, sicuramente è un gesto che ha visto milioni di volte. Gli adulti aiutano i bimbi e i ragazzini a rialzarsi. Un gesto paterno che Michael ha riservato per la figlia di un amico e che, per un beffardo gioco del destino, ha messo in pericolo la sua vita stessa. Sono passati la bellezza di cinque giorni da quando Michael è entrato all’Ospedale di Grenoble. Cinque lunghi giorni che si trasformano, sempre più, in un film drammatico. Non ci sono garanzie sul futuro, i medici non si sbilanciano, tutto è nebuloso e non prevedibile.

Oggi è il tuo 45esimo compleanno, e nemmeno lo sai! Sicuramente ti saranno vicino Corinna e i ragazzi. Chissà se riusciranno a raccontarti quello che in questi giorni è accaduto sotto le finestre della tua stanza, davanti all’entrata dell’Ospedale Universitario di Grenoble. Un pellegrinaggio di tifosi, appassionati, amatori o semplici persone, che nemmeno guardavano la Formula 1, che non si sono godute i tuoi successi, che non tifano Ferrari, ma che volevano esserci, esserci per provare a esserti vicini. Io, io sono un’italiana atipica. Non tifo una scuderia, ma un pilota, non è tedesco, non sei tu! Eppure in un certo senso, mi hai cambiato la vita: mi hai fatto avvicinare alla Formula 1, ormai più di dieci anni fa. Ho iniziato a capirla, guardando te sulla Ferrari, mi hai fatto arrivare qualche anno prima, in tempo per assistere a tutta la carriera di Fernando. Se non fosse stato per te, forse non esisterebbe nemmeno questo sito, forse saremmo delle bocche cucite. Tu, Michael, sei il pilota al quale devo la maggior parte di quello che ora mi fa stare bene, che mi ha iniziato verso la retta via.

Hai sempre avuto tutto il mio rispetto, ho anche criticato alcune tue scelte, ma non mi sono mai permessa di mettere in dubbio i tuoi risultati o prestazioni. Con la tuta blu, rossa o grigia, sette mondiali non si vincono a caso, o solo per fortuna, o solo per mancanza di avversari, come in tanti continuano ad insinuare a distanza di anni. Quando ho sentito cosa ti era accaduto, ho pensato alle mille cadute che ho fatto, tra sci e cavallo, mi sono sempre rialzata e ho pensato che tu avresti fatto lo stesso e invece sei legato in una stanza di un ospedale, spettatore passivo di una commozione mondiale che non ti saresti mai aspettato.

Non ti conosco, non ho avuto questa fortuna ma ti ho incontrato in svariate occasioni sui circuiti. Gentile, disponibile, carino. Se voglio pensare a un momento indimenticabile, ripenso al 2010, Monza. Non ero sola, ero con altri due compagni di viaggio. Un autografo e una foto. In quel momento ci sembrava di trovarci sulla cima dell’Everest, di aver scalato il K2, di aver attraversato a nuoto l’Antartide, di aver vinto la corsa Iditarod, che unisce Anchorage a Nome. Mi sentivo, o meglio, ci sentivamo come se avessimo vinto un Oscar, un Grammy, un premio Nobel. Non c’era niente di più bello di quel momento. Cosa mi è rimasto nello sguardo di quei pochi minuti trascorsi fuori dall’Hotel con te? Il tuo sguardo paterno che ci hai lanciato, abbozzando un sorriso. Come se l’abbraccio dei compagni di avventura, a fine missione, dopo il successo, ti avesse scaldato il cuore. E non immagini, quanto tu hai scaldato il nostro. Quegli attimi si sono moltiplicati, triplicati. Fino al 2012. Stesso posto, stesso giorno, tutti gli anni. Eppure, chi ha avuto il piacere di incontrarti sa, che per quello che ti è successo, forse non potrai più essere la persona di prima. Ci sarà qualche cambiamento magari esterno, ma l’importante è che tu possa non cambiare nel cuore. Domenica e ogni volta che a qualche telegiornale ci sono notizie sulla tua salute, mi viene solo da pensare a una cosa, a quello sguardo che ci hai lanciato. Mi piace pensare che ti abbiamo fatto sorridere, nella nostra semplicità e probabilmente è veramente quello che è successo.

C’è una canzone perfetta per questo momento, una frase. Il testo appartiene a Always N°1, è di Alistair Griffin. «I know we’ll meet again ‘cos I’ve seen in your eyes the spark that lights the dreams of rocket men» Lo so, ci incontreremo ancora perché nei tuoi occhi ho visto la scintilla che accende i sogni degli uomini razzo! E questa te la dedico, in un giorno così importante. Sai quale sarebbe il meraviglioso regalo che potresti farci e farti? Svegliati e non mollare. Mai! Buon compleanno Michael!

Eleonora Ottonello

Mi chiamo Eleonora e sono di Genova. Scrivo per passione, nella vita di tutti i giorni sono un'educatrice cinofila. Non ho paura di dire (forse è meglio dire scrivere) quello che penso. Per me la sincerità e la franchezza sono alla base di ogni rapporto umano. Sono pignola e puntigliosa ma disordinata e pasticciona allo stesso tempo.

Un commento

  1. Eleonora, non ho ancora scritto niente su Michael dopo quello che gli è successo, perchè non ce l’ho fatta: ogni volta che ci provavo mi venivano un peso allo stomaco e un groppo in gola. Ma ora ho letto questo tuo bell’articolo e voglio rispondere. Michael per me è stato, è e sempre sarà la Formula Uno. Ossia quella Formula Uno che ho vissuto tanto intensamente, da adolescente, tra il 1999 e il 2006, che mi ha regalato emozioni vere, irripetibili. Che mi ha fatto soffrire, ridere, piangere, sognare sulla Ferrari. Io, in fondo, ancora oggi fatico a credere che non ci sia più lui a guidare la Rossa, che non scenda più dalla monoposto con il suo radioso sorriso e il pugno alzato in segno di vittoria, che non faccia più il suo proverbiale salto sul podio. Anche se sono passati 7 anni, per me Ferrari ha sempre significato Schumi e viceversa, anche se è passato alla Mercedes. Ho visto le foto delle sue 72 vittorie con la Ferrari stamattina: ebbene, alcune me le ricordo tanto distintamente che il tempo sembra non essere trascorso. E le emozioni si rinnovano, con solo un pizzico di amaro in bocca per il rimpianto di un’epoca della nostra storia e della mia vita che non potrà più tornare. Per me, Michael è stato IL Pilota, quello con la “P” maiuscola, un mito, un idolo, una persona a cui volere davvero bene pur non avendolo mai incontrato di persona. E, ora più che mai, lo sento dannatamente vicino. Vorrei che gli arrivasse davvero il mio, il nostro augurio: “Michael, non mollare! Sappiamo che ce la puoi fare. Hai vinto gare impossibili, vinci anche questa, ti prego! Grazie di tutto. E buon compleanno, campione!” Sì, lo rivedrai. Ne sono certa. Devi rivederlo.

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