Alle volte ritornano: «Felipe, Bottas is faster than you!»

Era andato via dalla Ferrari sostenendo come i tempi da schiavo fossero finiti e forse sono bastate appena due gare per iniziare a incrinare i rapporti tra Felipe Massa e la Williams. Quello della Malesia è stato senza dubbio un altro Gran Premio incolore per il team di Grove che, nelle qualifiche ha visto entrambi i piloti fuori dalla Q3, mentre in gara, Massa e Bottas, che hanno viaggiato uno in scia all’altro per quasi tutta la durata della corsa, hanno acceso in mondovisione il primo scontro tra teammate. Il brasiliano, sul finire della scorsa stagione ha scelto la Williams per la rinascita, una rinascita lontana dai giochi di scuderia che a suo dire, in Ferrari, gli hanno rovinato la carriera.

«Felipe, Bottas is faster than you, do not hold him up». Poche parole che potrebbero far andare in crisi anche il più caratteriale dei piloti, soprattutto se arrivano nel finale di gara e al secondo appuntamento mondiale della stagione. Massa è arrivato in Williams con la certezza di essere il pilota leader, il punto di riferimento per gli uomini di Grove e per Bottas stesso. Poche parole, arrivate dal muretto tra il 54esimo e il 55esimo giro, che in un certo senso hanno riportato Felipe al Gran Premio di Germania del 2010 quando fu Rob Smedley, a riportargli via radio un messaggio analogo, ma questa volta nei confronti di Alonso. Se quattro anni fa il brasiliano, anche se con un po’ di insistenza, diede strada allo spagnolo, in Malesia, a Felipe non deve essere nemmeno passato per l’anticamera del cervello di far passare il finlandese. Che sia sbagliato o meno, che si tratti dell’essere a inizio stagione o alla fine, il team ha un suo obiettivo e l’azione di Massa potrebbe portare pesanti ripercussioni nell’ambiente della Williams.

Per la sopravvivenza delle piccole squadre, anche 1 punto può fare la differenza a fine anno e l’obiettivo della scuderia britannica era chiaro: sfruttare lo stato migliore di forma delle gomme di Bottas per andare a prendere Button, guadagnando 2 punti in classifica. La volontà del brasiliano, allo stesso modo, è chiara: non intende farsi mettere i piedi in testa appena al secondo Gran Premio, e se si fosse piegato al volere del muretto, suo malgrado, sarebbe stato obbligato a rifarlo nel momento in cui si presenti l’occasione. Ignorare le indicazioni del box era la cosa giusta da fare secondo Felipe.

Ma andiamo a ripercorrere quanto accaduto tra i due: nelle fasi iniziali della corsa, il brasiliano e il finlandese si trovano dietro a Kevin Magnussen. Con Bottas, che prova più volte a passare il teammate, è il muretto a intervenire, dando ascolto alle proteste di Massa mentre a fine gara, nella speranza di sfruttare gli pneumatici più freschi di Valtteri che, effettuata la sua ultima sosta al 44esimo giro (Massa al 42esimo invece), poteva avere il giusto ritmo per andare a prendere Button. Quella del muretto era una mossa dettata dalla volontà di provare a guadagnare quei due punti in più, il team non voleva privilegiare nessuno dei due piloti, come ha confermato lo stesso Rod Nelson, responsabile delle operazioni di pista: «Abbiamo due piloti numero 1, non è come negli altri team. Se Valtteri non fosse riuscito a sorpassare Button, avremmo di nuovo invertito le posizioni».

Chi ha ragione o torto? Difficile dirlo ma prendendo spunto dalla vita reale, se il tuo capo, colui che ogni mese ti paga la mensilità, ti chiede di fare una cosa e tu non la fai, può passare una, forse anche due, ma alla terza ti ritrovi sul ciglio della strada. Felipe deve stare ben attento a non fare la medesima fine.