GP USA Vettel

GP USA F1/2019 - SABATO 02/11/2019 © FOTO COLOMBO IMAGES SRL

Troppo tempo è trascorso dall’ultimo Mondiale portato a Maranello. Cos’è successo in questi undici anni e da cosa bisogna ripartire?

Due novembre 2008, circuito di Interlagos, Gran Premio del Brasile: Felipe Massa vince la gara da campione del mondo, ma grazie a quel sorpasso all’ultima curva su Timo Glock, il Mondiale va a Lewis Hamilton. Rabbia, delusione e sconforto avvolgono il box della Ferrari, comunque campione del mondo nei costruttori. Eppure dopo undici anni, risale a quel triste giorno di novembre l’ultimo trionfo iridato del Cavallino.

In undici anni sono cambiati i piloti, i team principal, i direttori tecnici. Sono cambiati i regolamenti, è stato introdotto l’ibrido, aboliti i rifornimenti. Soltanto una cosa è rimasta invariata in questi undici, lunghissimi anni: la bacheca di Maranello. Trentuno campionati, tra costruttori e piloti, c’erano allora, trentuno ce ne sono oggi. Cos’è mancato in queste stagioni ad uno dei team che ha fatto la storia della Formula 1?

La F2008, l’ultima Ferrari in grado di vincere un Mondiale, è stata anche l’ultima vettura progettata sotto la gestione Todt. Un aspetto che ha spinto molti a vedere nell’uscita del francese, la causa di questi tanti anni di buio. Si sono succedute annate completamente fallimentari (il 2009, il 2014 e il 2016) e annate competitive (2010, 2012, 2107, e 2018) che però hanno visto trionfare sempre qualcun altro.

I cambi regolamentari, poi, hanno sempre messo lo sgambetto alle Rosse. E’ successo nel 2009, con la riduzione dell’aerodinamica e l’introduzione del kers, ed è riaccaduto nel 2014, con l’introduzione dell’ibrido. Sembra che a Maranello facciano fatica a digerire da subito le nuove direttive. L’avvento dell’era turbo-ibrida lo ha dimostrato. Mentre la Mercedes si è dimostrata la più sveglia nel capire come sfruttare al meglio l’elettrico, in Ferrari hanno pensato bene di licenziare ben cinquanta tecnici addetti a quel settore. Due modi diversi di porsi di fronte ad una rivoluzione epocale, con risultati ovviamente opposti. Poi nella fretta di recuperare il terreno perduto, la ricerca spasmodica della prestazione comporta delle imperfezioni per esempio l’affidabilità, come visto quest’anno.

Anche la gestione degli uomini negli anni non è stata perfetta. Costruire un team attorno a Fernando Alonso, per esempio, si è dimostrato un grave errore. Seppur Fernando sia stato senza dubbio uno dei piloti più forti di sempre, lo spagnolo ha condizionato eccessivamente le scelte della squadra propiziando nel 2011 l’uscita di un certo Aldo Costa, che poi da direttore tecnico è andato a vincere di tutto in Mercedes. Prendere Marco Mattiacci come team principal al posto di Domenicali nel 2014, è stato un altro grosso errore. Il presidente della divisione Nord America della Ferrari, semplicemente, non era l’uomo adatto a quell’incarico, non in quel momento quantomeno. C’è lui tra i principali artefici dell’uscita di Alonso da Maranello, non solo i tanti milioni offerti dalla McLaren come molti vogliono credere.

Tutto questo è quello che la Ferrari si lascerà alle spalle al termine di questa stagione. Scelte sbagliate, stagioni da dimenticare e cosi via. Da cosa si deve ripartire per aggiungere un trofeo ad una bacheca rimasta chiusa da troppo tempo? Indubbiamente dalla stabilità, che è la base su cui poggia un team vincente. Mattia Binotto ha ricevuto la fiducia da parte della nuova dirigenza, ha regalato allo stesso tempo grinta e serenità ai suoi ragazzi e ora dovrà ricondurli sulla strada del successo.

Capitolo piloti, da chi ripartire? Charles Leclerc è l’astro nascente della Formula 1 e non si tocca. Discorso diverso per Sebastian Vettel, col contratto in scadenza l’anno prossimo e tanti dubbi sulla sua permanenza. Il noto giornalista Nestore Morosini a noi di F1World, ha confidato che se Sebastian vorrà rimanere dovrà accontentarsi da contratto a fare da gregario di Charles. Ma il tedesco accetterà questa condizione? Sarà difficile, molto più probabile che decida di tornare in Red Bull con cui i rapporti sono ancora ottimi.

Se quindi ce ne fosse bisogno chi potrebbe rimpiazzare Seb? Le ipotesi più accreditate sono tre. La prima si chiama Lewis Hamilton: il pluricampione inglese non ha mai nascosto il suo amore per la Rossa e sicuramente sarebbe tentato dall’idea di chiudere la carriera a Maranello. La seconda prende il nome di Daniel Ricciardo: con Daniel la Ferrari si garantirebbe non solo il suo talento, ma anche la capacità di fare squadra, una dote non poi cosi comune. Ed infine la terza, forse meno plausibile, cioè Valtteri Bottas. Il finlandese è cresciuto tantissimo in questa stagione, nel caso ce ne fosse bisogno potrebbe anche fare da secondo a Charles Leclerc, portando in dote l’esperienza acquisita nel box Mercedes. Sarebbe una mossa tattica da non sottovalutare. Anche nel lontano 1995, pur di battere la concorrenza, la Ferrari ingaggiò l’asso della Benetton, Michael Schumacher, ed insieme a lui anche mezza Benetton e sappiamo tutti com’è finita.

Sono passati ben undici anni dall’ultimo trionfo. Ora è il momento della svolta. Il finale di campionato ha dimostrato che le basi da cui ripartire ci sono e sono valide. A questo punto, sarà fondamentale azzeccare le scelte, non commettere passi falsi, ma piuttosto sfruttare quelli altrui. La Formula 1 è uno sport che va veloce ed è un nulla che da quel due novembre 2008, trascorrano altri 21 anni…