L’Analisi del GP della Malesia
A testa bassa. O come ha detto con voce pacata e tranquilla Adami (ingegnere di pista di Vettel) in cuffia al suo pupillo nelle ultimissime fasi del GP “Keep your head down“.
Come chi sa di essere tornato forte, di esserci davvero, ma conosce bene l’amaro in bocca del troppo tempo a digiuno, dei mondiali persi all’ultima gara, della frustrazione che si prova la domenica di gara alle 15 e 30 minuto più minuto meno quando si sente nel box accanto festeggiare e tu sei li a rifare i bagagli già da una buona mezzora.
In Ferrari lo sanno bene che vuol dire. Ma sanno anche che il lavoro paga e che oggi come non succedeva da parecchi anni hanno in mano elementi per rifondare un ciclo devastante.
In Malesia la aspettative erano forse piu alte e fondate visto che la prima si sa è per tutti il battesimo del fuoco e che tra la conformazione della pista, le temperature e i se pur minimi sviluppi si possono avere quei riscontri in termini di prestazioni assolute, affidabilità e distacco reale da chi è davanti.
Il week-end di Sepang dice una cosa fondamentale e che rimette il sale a questo campionato.
La Mercedes è battibile. Di più. L’unica in grado di far venire gli incubi alla casa di Stoccarda è la Ferrari, non solo la numero 5 di quel martello implacabile che è Seb Vettel, ma la Ferrari tutta.
Ci sono almeno tre elementi che hanno dimostrato questo in tutto il week-end e che fanno da cartina tornasole.
Il Motore.
La “defaillance” avuta dalla vettura di Hamilton nelle libere sta a dimostrare che davvero nessuno può scherzare con quese P.U. e che tutti i calcoli fatti nell’inverno sull’utilizzo dei gettoni-motore potranno rivelarsi cruciali.
I tre motoristi principali (Mercedes, Ferrari e Renault) hanno attuato le loro strategie puntando in maniera molto diversa sullo sviluppo pre omologazione(avvenuta per queste tre factory in occasione della prima uscita in Australia).
Mentre il gruppo capitanato da Aldo Costa (passato dalla Ferrari alla Mercedes nell Ottobre del 2011) ha pensato di spendere la maggior parte dei suoi gettoni (ricordiamo che ogni squadra ne aveva a disposizion e 32) nello sviluppo iniziale lasciandone solo 7 da utilizzare nel corso dell’anno e la Renault ha in modo diametralmente opposto ne spesi “appena” 20 (gliene rimangono 12) la scelta più oculata sembrerebbe quella Ferrari che nonostante avesse come target quello di colmare un gap evidente dalla Mercedes ha deciso di lasciarsi ben 10 gettoni-motore (spendendone quindi 22) e che visto il buono stato di salute e di prestazioni delle sue P.U. quest’anno ha un buon gruzzoletto da giocarsi.
Nemmeno a dirlo l’ultimo dei quattro motoristi, già cenerentola prima ancora di partire, è la Honda che da regolamento oltre a dover avuto omologare la sua unità abbondantemente prima delle altre potrà disporre di una quantità di gettoni per lo sviluppo pari a 9(calcolo ottenuto dalla media per difetto dei gettoni rimasti a disposizione delle altre case).
Le gomme.
Questa Ferrari tratta gli pneumatici meglio di tutti ed è evidente.
Lo si è capito da come si permettono ormai senza troppi pensieri di non utilizzare le mescole piu morbide nelle qualifiche per arrivare alla Q3.
E lo si è capito ancora meglio da come al muretto hanno potuto decidere di far rimanere Vettel in pista quanto bastava per costruire un vantaggio e andare a vincere.
Il consumo in se per se dice poco. Dice molto invece come questa vettura riesca a non magiarsi le gomme riuscendo comunque ad avere un ottima trazione in uscita dalle curve quando i cavalli di questi mostri ibridi mettono a terra tutta la potenza.
Gli uomini.
Quelli che si sono dimostrati fondamentali e fondamentalmente freddi, lucidi e implacabili in casa Ferrari e quelli che hanno un po perso la testa e dato la sensazione di soffrire quando non tutto fila liscio come l’olio in casa Mercedes.
Cosi mentre sentivamo le voci tranquille di Adami e Vettel, dall’altro lato le conversazioni via radio erano agitate, quasi al limite dell’isterismo quando Hamilton dopo un paio di scambi concitati in cui Paddy Lowe pigia pure il bottone sbagliato dando all’inglese un messaggio diretto a Rosberg sentenzia “Hey man don’t talk to me through the corners!” (“Ragazzi non parlatemi quando affronto le curve“).
I piloti nella scuderia tedesca sembrano un po imbambolati, non tanto Lewis ma piuttosto Nico che in questo fine settimana sembrava di un sommesso disarmante.
In rosso le cose invece sembrano concretizzarsi e così ci si rende conto che se pur con la faccia da ragazzino Seb è un manico implacabile che quando si mette il casco è capace di stampare giri fotocopia al limite o di fare a ruotate senza avere il minimo riguardo per nessuno fosse anche il suo compagno di squadra. E che quattro mondiali di fila non si vincono solo perchè si dispone di un mezzo eccellente. Kimi comincia a fare il suo anche se forse da uno come lui ci si aspetta sempre qualcosa di piu, ma la stagione è lunga.
James Allison è però il nome che sta venendo fuori da domenica.
Semplicemente perchè è l’uomo che ha firmato questa Ferrari e che ha portato in dote dalla Lotus quanto di meglio aveva permesso a Raikkonen di disputare un paio di campionati sorprendenti.
Non è in Ferrari da pochissimo, ma solo nella passata stagione ha potuto mettere mani in maniera concreta al progetto e a quanto pare le cose le ha fatte a dovere.
Che potesse andare cosi questa gara pochi lo credevano. Forse nemmeno in Ferrari pensavano di poter dominare Hamilton e Rosberg. Perchè di dominio si parla. Di prestazioni(anche se questo si può affermare per la gara, ma non per la qualifica che ancora manca alle rosse), di affidabilità e di strategia.
Fin da subito Vettel ha tenuto il passo di Hamilton non lasciandolo scappare, martellando come un fabbro fin dalla prima curva e creando un po di margine su Rosberg la dietro.
Ma è evidente che se mancano gli elementi tecnici e meccanici è difficile combattere e battere gli avversari.
E allora la sensazione che ci fosse qualcosa di concreto la si è percepita quando Seb ha deciso di non entrare ai box per cambiare le gomme con l’entrata della S.C. al giro numero quattro. Un azzardo in altri tempi, una scelta oculata e fondata sulle proprie capacità stavolta.
Cosi mentre Hamilton per cercare di recuperare e vincere fa tre soste, li davanti, Vettel ne fa solo due calibrate al millimetro una al giro 17 e una al giro 37.
Stavolta insomma il gruppetto di quelli che hanno fatto gara a se è salito da due a tre e col terzo incomodo che ha anche stravinto.
Il resto della compagnia la dietro si scazzotta fino all’ultimo con sorpassi, controsorpassi e battaglie anche per posti che non valgono nemmeno la zona punti(ma questo è solo che positivo e tiene vivo il senso delle corse almeno).
Malino la Williams che perde contatto dai primi e sembra essersi un po persa. Massa e Bottas alla fine sono si alle spalle dei quattro di Mercedes e Ferrari
ma con una gara praticamente anonima che ha avuto i momenti piu esaltanti solo nelle fasi in cui gli stessi piloti si sono presi un po a ruotate per una posizione.
Continua la fase oscura della RedBull che qui in Malesia forse rende davvero per quello che è il potenziale del team austriaco quest’anno.
Arrivare addirittura dietro alle Toro Rosso ed essere doppiati dalla Ferrari di Vettel è uno schiaffo di quelli che lasciano il segno. Speriamo sinceramente si riprendano presto perchè in ogni caso un protagonista che manca è una variabile in meno in questo campionato che ancora non si capisce se sia solo un affare Mercedes o no.
Proprio le ToroRosso sorprendono in vetture e piloti.
Stanno davanti alla casa madre permettendosi di fare una sola sosta mentre i due al volante danno prova di una solidità in termini di prestazioni che ha fatto ricredere i molti detrattori. Soprattuto per Verstappen, il piccolino del circus, che record a parte sembra avere un margine di crescita esagerato.
Rispetto al weekend Australiano le due Sauber che avevano fatto strabuzzare gli occhi e si danno una bella ridimensionata.
Si sa che se fai una gara d’esordio come quella a Melbourne diventi un fenomeno e se poi ti ritrovi nel gruppo come un semplice debuttante ti danno del brocco.
E’ la storia in due settimane di Felipe Nasr passato dalle corone di alloro alla doccia freddissima Malese e di Ericsson che si perde e sparisce.
La situazione a livello legale e gestionale è ancora piuttosto ingarbugliata e se forse la vicenda Van Der Garde sembra andare verso una conclusione con un probabile indennizzo al pilota rimane aperta la questione mala-gestione che invece non sembra avere una conclusione a breve termine.
La vicenda che ha visto protagonisti i tribunali sportivi e non tra la scuderia svizzera e il pilota olandese ha messo in evidenza infatti un managemente piuttosto scellerato da parte del CEO Monisha Kaltenborn e del suo staff.
La manager indo-austriaca in forza al team dal 2010 ha attuato in questi anni una politica all’apparenza bizzarra e che si è rivelata una bomba ad orologeria che ormai sta per esplodere.
La vicenda che sembrerebbe appena conclusa ha infatti evidenziato come il team abbia praticamente messo sotto contratto piloti prendendo soldi dagli sponsor per rimediare ai buchi di bilancio lasciando poi sistematicamente a piedi gli stessi driver.
A quanto pare infatti oltre a Van Der Garde i “rumors” danno per imminente un azione legale anche da parte di Adrian Sutil appiedato anche lui con stesse modalità.
Difficile pensare ad un cambio di vertice in Sauber che toglierebbe di mezzo la Kaltenborn visto che è anche azionista del team con un buon 33% e quindi se le modalità di amministrazione non dovessere cambiare in tempo i guai per la scuderia di Peter Sauber sembrano davvero lontani dal risolversi.
Lotus, Force India e McLaren da dimenticare anche stavolta.
Ovvio che gli occhi erano puntati sulla monoposto numero 14, quella di Fernando Alonso, ma non ci si poteva aspettare molto di piu di quanto visto.
Il pilota spagnolo è ancora in una fase di ripresa, più mentale che fisica sembrerebbe.
Continua a ripetere come un disco rotto che lui è nel team che ha sempre sognato dai tempi di Senna.
A molti pare piuttosto che si sia ritrovato nel team che nel 2007 gli aveva fatto venire un mezzo esaurimento nervoso e fatto perdere un mondiale all’ultima gara
,ma almeno in quell’occasione aveva un mezzo performante a disposizione e un compagno di squadra che lo stimolava (pure troppo).
Oggi si ritrova una bagnarola che fa acqua da tutte le parti e un Jenson Button che ormai fa il suo ma che se pure arriva ultimo è lo stesso, anzi esulta quasi.
Povero Fernando.